Continua a non piovere, di vento neanche un refolo e così l’Italia si ritrova di nuovo avvolta dallo smog. I sindaci dei grossi centri sono sempre più preoccupati per la salute dei cittadini. Ieri, Napoli ha deciso di inasprire i limiti per i veicoli più inquinanti: dal primo al 6 febbraio non potranno circolare dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.30.
Via libera ai mezzi Euro 4, elettrici o Gpl, a quelli del trasporto pubblico e delle forze dell’ordine e di soccorso, a chi trasporta disabili, ai taxi e a chi non risiede in Campania e viaggia su un’auto immatricolata fuori regione. A Roma, è stato prorogato il blocco del traffico anche per oggi nella fascia verde mentre a Milano, per l’Agenzia regionale protezione dell’ambiente (Arpa), nel 2016, si è superato per il dodicesimo giorno il limite di legge per il Pm10 di 50 microgrammi per metro cubo.
L’emergenza sta diventando cronica in molti centri urbani, secondo il rapporto scientifico «Mal’Aria 2016» sull’inquinamento atmosferico di Legambiente che il Corriere ha visionato prima della sua pubblicazione. Il dossier curato dall’ufficio scientifico si basa sui dati ufficiali dei Comuni e delle Arpa.
Nel 2015 sono stati 48 i capoluoghi di provincia che hanno superato il limite consentito dalla legge di 35 giorni di sforamento del Pm10.
La sorpresa di Napoli
Nella poco invidiabile classifica delle città più inquinate, la «maglia nera» è indossata da Frosinone dove i superamenti sono stati 115; seguita da Pavia con 114 giorni, Vicenza con 110, Milano con 101 e Torino con 99. Un elenco che riserva sorprese per alcune delle città più grandi d’Italia. Ad esempio, Napoli è «solo» diciottesima (75), Palermo ventunesima (69) e Roma venticinquesima (65).
A livello regionale la situazione non migliora. In Veneto il 92% delle centraline urbane ha superato il limite dei 35 giorni consentiti (in particolare quelle di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza), in Lombardia l’84% (Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Como e Monza), in Piemonte l’82% (Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli) e il 75% sia in Emilia-Romagna (Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Ravenna e Rimini) sia in Campania (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno).
Confrontando la classifica del 2015 con quelle degli ultimi anni, emerge che le città «fuorilegge» degli ultimi sette anni sono più o meno le stesse: 68 compaiono almeno una volta e 27 di queste (il 40%) sono presenti sette anni su sette.
Nel rapporto «Mal’Aria 2016» sono riportate anche le classifiche, riferite al 2014, di altri inquinanti come il Pm2.5. Prima è Monza, seguita da Milano e Cremona. Tutte hanno superato il valore obiettivo annuale di 25 microgrammi per metro cubo (erano 11 le città nel 2013 e 15 nel 2012).
I problemi per la salute
Questi dati, per Legambiente, hanno conseguenze rilevanti. In Italia, solo nel 2012, si sono avuti 59.500 decessi prematuri per il Pm2.5; 3.300 per l’ozono e 21.600 per gli NOx. «L’allarme smog difficilmente si potrà risolvere con interventi d’emergenza come le targhe alterne, i blocchi del traffico o i mezzi pubblici gratis — spiega Rossella Muroni, presidente di Legambiente — perché ci vogliono politiche lungimiranti». L’associazione ambientalista lancia un appello. «L’esecutivo deve assumere un ruolo guida mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile, impegnandosi ad approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze antismog virtuose messe già in atto in molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano».
Il governo lo scorso 30 dicembre ha firmato un protocollo d’intesa con i rappresentanti di Comuni e Regioni con misure urgenti (in caso di sette giorni consecutivi di sforamento delle Pm10) e un piano triennale dove si incoraggia il passaggio a un trasporto pubblico a basse emissioni disincentivando i mezzi privati e favorendo l’efficienza energetica degli edifici. «Per noi non è all’altezza, perché è urgente adottare un piano nazionale per la mobilità urbana — conclude Muroni — dotato di risorse economiche. La priorità dev’essere la realizzazione di nuove linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città».
Alessio Ribaudo – Il Corriere della sra – 29 gennaio 2016