Nel primo trimestre dell’anno le vendite all’estero di agroalimentari sono state pari a 7,1 mld Applicare la legge nazionale sull’obbligo di indicare la provenienza in etichetta su tutti gli alimenti
ROMA – «Il futuro deve riaffermare il primato rispetto all’oggi e la strategia deve prevalere sulla tattica di corto respiro». Questo il messaggio che il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, ha lanciato a chiare lettere dal palco dell’Assemblea annuale della sua Confederazione, dal Palalottomatica di Roma. E proprio in occasione dell’assemblea che ha chiamato a raccolta oltre quindicimila coltivatori di tutte le regioni italiane, Coldiretti ha colorato di giallo tutta la via Cristoforo Colombo realizzando un grande canale diretto al Palalottomatica dove, tra un tripudio di palloncini e striscioni, la manifestazione ha preso il via. Così, davanti a una vastissima platea di coltivatori, parlamentari, membri del Governo e rappresentanti del mondo economico e sociale, Marini ha suonato la carica: «Se il tema della manovra è pagare più o meno tasse, avere più o meno incentivi, fare più o meno tagli – ha detto guardando in faccia i rappresentanti dell’esecutivo seduti in prima fila – non c’è dubbio che la risposta è scontata. Se invece traguardiamo il futuro e il tema diventa se accettiamo che il nostro destino sia quello della Grecia oppure se accettiamo che i nostri figli debbano andare in giro per il mondo a cercare lavoro e vergognarsi di provenire da un Paese in cui i genitori ingordi li hanno caricati di debiti, allora sono sicuro che la gente – ha continuato Marini – sarà disponibile a fare sacrifici». «Il punto – ha spiegato il numero uno della Coldiretti -, è però un altro e riguarda la capacità della Politica di proporre soluzioni eque che non generano sospetti e soprattutto di avere il coraggio di prendere provvedimenti che nel breve periodo sono impopolari. La Politica è disposta a fare questa scommessa?». Poi uno sprone al Parlamento: «La decisione del Parlamento europeo di consentire agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati per motivi ambientali, rafforza la decisione dell’Italia di chiedere l’a pp li ca zi one della clausola di salvaguardia a livello comunitario. Ora è necessario sostenere il voto del Parlamento europeo in plenaria dove una maggioranza schiacciante si è espressa a favore del diritto degli Stati membri di vietare la coltivazione nel loro territorio di Ogm, anche se sono autorizzati a livello comunitario». «L’Italia – ha poi tuonato Marini – deve avere il coraggio di applicare la legge nazionale sull’obbligo di indicare la provenienza in etichetta su tutti gli alimenti. Non possiamo attendere ancora due o tre anni come prevede l’Ue per vedere etichettate con l’origine anche le carni e il latte utilizzati in alimenti trasformati, come prosciutti, salami e formaggi in una situazione in cui ha denunciato Marini – la metà delle mozzarelle e tre prosciutti su quattro sono ottenuti da latte e carne di animali allevati all’es tero senza alcuna informazione per il consumatore». P r o p r i o g u a r d a n d o all’Ue, Marini ha voluto sottolineare senza esitazione il «peso» del Made in Italy: all’estero nel 2011, ha spiegato, sono stati venduti più cibo e vini che auto, moto e altre vetture realizzate in Italia a conferma del prim a t o c o n q u i s t a t o dal l’agroalimentare nazionale che ha visto crescere il valore delle esportazioni dell’11% nel corso del primo trimestre. N e l p r i m o t r i m e s t r e dell’anno, secondo i dati diffusi dalla Confederazione degli agricoltori, infatti, le esportazioni di cibo e bevande sono state pari a 7,1 miliardi di euro mentre quelle di automobili, motocicli, trattori e altri veicoli si sono fermate a 6,6 miliardi di euro. Un risultato non occasionale che parte da lontano poiché negli ultimi cinque anni – precisa la Coldiretti – il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy è aumentato del 23% a fronte di una riduzione dell’11% di quello dei veicoli. Cifre importanti non solo perché sottolineano l’eccellente lavoro fatto dal sistema primario, ma perché contribuiscono a rilanciare il Paese fuori dalla Crisi. «Il Made in Italy alimentare ha affermato Marini – è una leva competitiva in Italia e nel mondo che offre un contributo insostituibile all’economia, all’occupazione e alla sicurezza alimentare dei cittadini». Non a caso, ha spiegato Coldiretti, è boom di assunzioni in agricoltura con un aumento del 6% del numero di lavoratori dipendenti impegnati in campagna a fronte di una sostanziale stagnazione dell’intero sistema economico, dove gli occupati crescono solo dello 0,4%. «L’agricoltura- ha ripreso Marini- fa segnare di gran lunga la migliore performance occupazionale tra i diversi settori economici che sono stagnanti (+0,5% per i servizi), in calo (-0,3% per l’industria) o addirittura evidenziano un crollo (8,1% per le costruzioni)». «Il nostro – ha concluso Marini – è l’unico settore che non ha visto diminuire la presenza percentuale di giovani imprenditori agricoli under 30 negli ultimi quindici anni. Il fatto che da decenni si parla di imprese agricole condotte da anziani non solo non è vero ma, laddove accade, rappresenta un fatto fisiologico in quanto i non più giovani nelle campagne rimangono in famiglia a dare una mano fino alla fine, magari anche come titolari di azienda. Non c’è dunque una contrapposizione generazionale frutto di un arretramento culturale ma semplicemente una modernità sociale di cui siamo ben orgogliosi».
fonte: La Padania 8/07/2011