Giovanni Serpelloni e gli altri due medici licenziati dal Sert non pagano con il posto di lavoro «per aver proposto ricorsi o esposti nei confronti dell’azienda e del proprio direttore generale». Lo ha precisato ieri l’Usl 20 di Verona in una nota. «A tutt’oggi evidenti ragioni di riservatezza non consentono all’ Azienda di entrare nel merito e di divulgare i fatti specificamente contestati che hanno portato ai licenziamenti», si precisa poi.
Insomma, il nodo non sono tanto le azioni giudiziarie in se, quanto piuttosto il loro contenuto. Nello specifico, i tre medici hanno fatto ricorso al Tar contro un provvedimento dell’Usl 20 che concede il riuso di un software clinico alla Regione Friuli Venezia Giulia, da loro sviluppato. Il punto è che i tre ne rivendicano i diritti intellettuali, che per altro hanno ceduto al Codacons (che ha assunto la loro tutela), e ne hanno depositato i manuali alla Siae. È questo il nodo del contendere: per l’Usl 20, proprietaria del software, i tre si sarebbero appropriati di qualcosa che loro non è. L’Usl tiene comunque a rassicurare i cittadini «che sta mantenendo e perseguendo l’obiettivo fondamentale di dare pieno e totale sostegno a tutti i dipendenti che operano quotidianamente nel Dipartimento Dipendenze».
Sul tema dei licenziamenti è intervenuto anche l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto. «Ci sono verifiche in corso da parte della procura – ha detto – e adesso, da parte nostra, valuteremo l’opportunità di una verifica amministrativa sull’iter seguito dalla direzione generale che, ricordo, è come un amministratore delegato di una azienda». Nessun commento sulle ragioni del provvedimento, ma solo la chiosa che «una ulteriore verifica sarebbe positiva per dare ulteriore riscontro alla correttezza dell’azione decisa». (a.c.)
Il Corriere Veneto – 3 febbraio 2015