È anche una battaglia sulle cifre, quella relativa alla gestione dell’emergenza-lupi.
L’assessore regionale Federico Caner contesta i numeri dell’Ispra, che stima meno di mille esemplari sulle Alpi: «I numeri sono completamente fuori controllo, anche da parte dell’Ispra», sostiene Caner.
Solo fra Veneto e Trentino sarebbero circa un migliaio. E se sulla montagna bellunese sono stati certificati almeno 18 branchi, forse addirittura 20, questi potrebbero risultare non meno di 25 considerando l’altopiano di Asiago e laLessinia veronese.
Ed è notizia recente dell’avvistamento ripetuto di un branco di almeno cinque esemplari anche in Polesine, area in cui la razza non era mai stata avvistata in precedenza.
La presenza del lupo, diffusa nel 20 per cento del territorio, si fa dunque decisamente sentire, basti pensare che le predazioni nel 2021 ha informato in un recente convegno a Longarone Emanuele Pernechele dell’Ufficio della Direzione Agroambiente – sono state 989, di cui 703 ovi-caprini e nel 2022 823, di cui 530 ovi-caprini.
«La selezione dei selvatici ormai la fa il lupo sintetizza Paolo Zanetti, coordinatore dei dieci Distretti di caccia della provincia di Belluno -.Quindi facciamo un po’ di conti: circa 6 quintali di carne selvatica al giorno».
Ecco, dunque, che si spiega perché l’ultimo piano di abbattimento (caccia di selezione) programmato dalla Provincia di Belluno è stato realizzato in una quota tra l’80 ed il 90 per cento: sono stati infatti prelevati 1.567 caprioli (l’86% dei capi previsti a piano di prelievo), 3.069 cervi (l’89%), 751 camosci (l’89% del piano), 131 mufloni (il 31% del piano) e 1 daino (l’1%).
La Nuova Venezia