Class action contro il lupo. Potrebbe essere questa l’ultima arma comune della Lessinia contro la presenza dei predatori sulla montagna veronese. Si tratta ancora di un’ipotesi per il momento, ma che parrebbe più percorribile delle ordinanze dettate dai sindaci. Contro ciò che, per i primi cittadini dei comuni montani, appare essere una «sciagura per l’economia locale» potrà intervenire, quindi, il diritto civile.
Quello che si configurerebbe è un danno patrimoniale generalizzato. Questa la tesi: è vero che per le predazioni da lupi è previsto (tramite il progetto Wolfalps) un indennizzo sul capo ucciso, ma è altresì vero che ci sono altre perdite non ripagate. Tra questi l’accorciamento del periodo di pascolo estivo (mandrie e greggi, quest’anno sono stati mandati a casa con settimane d’anticipo), fino alle spese, per gli allevatori della zona, dell’utilizzo extra delle stalle, dato il timore di lasciare gli animali all’esterno anche quando, nella stagione invernale, il tempo lo consente.
Nella conta dei danni rientra anche il settore turistico, che secondo le amministrazioni avrebbe subito una battuta d’arresto. A «sondare il terreno», per il momento, sono otto amministrazioni: Bosco Chiesanuova, Badia Calavena, Cerro, Roverè, San Mauro di Saline, Sant’Anna d’Alfaedo, Selva di Progno e Velo. «Abbiamo già avviato dei contatti – spiega il sindaco di Bosco Chiesanuova, Claudio Melotti – con la zona dell’Appennino parmense, che è alle prese con lo stesso problema. Anche loro sembrano intenzionati a percorrere la stessa strada». «Di fatto – aggiunge Fabio Erbisti, primo cittadino di Roverè – la presenza del lupo, di cui oggi si contano ufficialmente undici esemplari, ha cambiato lo stile di vita di molte persone. Dobbiamo tutelare la nostra popolazione con gli strumenti che ci dà la legge».L’anno «horribilis» del lupo in Lessinia è iniziato a primavera, con la nuova cucciolata di Slavc e Giulietta ed è esploso in estate, il periodo che vede la maggior concentrazione di animali in Lessinia: tra luglio e agosto le predazioni si contavano quasi quotidianamente e talvolta interessavano molti capi in una stessa notte. L’allerta, però, non è finita: all’inizio di dicembre un agnello è stato divorato a Rosaro (siamo in comune di Grezzana, sarebbe uno dei punti «più bassi», essendo quasi in pedemontana, raggiunti dal branco di lupi), altri episodi si sono avuti ad Erbezzo. L’ultimo avvistamento, va detto senza predazioni è datato domenica mattina, quando sette lupi sono stati notati non distante da contrada Corbane, nel comune di Bosco.C’è poi il caso di Tommy, il labrador di proprietà di Ivo Scardari (già vicesindaco di Bosco), trovato «spolpato» nel vajo Squaranto, poco distante da contrada Grietz. La foto, pubblicata sui social network, ha indignato molti e c’è chi ha apertamente accusato che si trattasse di una messinscena. «Conosco personalmente il proprietario – assicura Melotti – e confermo che è tutto vero. Per alcuni, il fatto che è rimasta solo la testa proverebbe che si tratta di un falso, ma noi sappiamo bene che, anche in altri casi, i lupi avevano “avanzato” proprio quella parte». Difficile dire come andrà a finire: finora la battaglia dei sindaci si è sempre scontrata con i pareri in arrivo da Regione e ministero (entrambi potrebbero essere bersagli della class action). Per la legge dello Stato, il lupo è una specie da proteggere e bisogna imparare a conviverci. «Chiediamo che il nostro disagio venga quantomeno capito – concludono Melotti e Erbisti – il falso allarme in Valpantena, alle porte della città, poco più di una settimana fa, ha scatenato il panico. Per la gente della Lessinia è così ogni giorno».
Davide Orsato – Corriere di Verona – 23 dicembre 2014