La gestazione dura giusto da sette mesi, ma non c’è alba di parto, di certo non prematuro e tuttavia nemmeno a termine. Depositato il 29 giugno dell’anno passato, il progetto di legge 23 sulla riforma della sanità («una rivoluzione epocale», l’ha sempre definita il governatore Luca Zaia, primo firmatario) sembra diventato il fantasma di questo inizio di legislatura: c’è, ma non lo si vede più, ormai da fine novembre. Per questo nella seduta straordinaria del consiglio regionale di domattina alle 10, chiesta ed ottenuta assieme alla Lista Tosi ed al Movimento 5 Stelle, il Pdsolleciterà il ritiro del testo che prevedrebbe l’istituzione dell’Azienda Zero e la riduzione a sette delle Usl. Il punto di partenza è proprio questo, così riassunto nel titolo del punto all’ordine del giorno: «Nomina dei nove direttori generali per le Ulss venete: decisione non conforme alla programmazione socio-sanitaria».
Com’è noto, infatti, con i decreti dello scorso 30 dicembre sono stati mantenuti i vertici nei capoluoghi di provincia e le altre aziende sono state commissariate, ad eccezione di quelle di Bassano del Grappa e San Donà di Piave. Col risultato che i dg non sono più gli storici 21 ma non sono neanche gli ipotizzati 7. Peraltro la proposta di legge che li contemplava, insieme al nuovo ente di governance , è sparita dalla discussione in commissione Sanità, limitandosi di settimana in settimana a rimanere solo virtualmente in agenda (e a volte nemmeno lì), in coda a temi evidentemente ritenuti prioritari come l’alienazione dell’ospedale vecchio di Portogruaro o la regolamentazione delle discipline bio-naturali. «Siamo di fronte al fallimento della politica sanitaria di Zaia», hanno sentenziato ieri i dem Claudio Sinigaglia, Stefano Fracasso e Piero Ruzzante, anticipando i temi della risoluzione che sarà messa ai voti domani.
Tre i flop imputati al governatore. Il primo: «La proposta dell’Azienda Zero non ha retto alle bordate di critiche presentate dal territorio, dai professionisti e dalle forze politiche e alla conflittualità tra l’assessore Luca Coletto e il segretario Domenico Mantoan».
Il secondo: «Il proposito di ridurre le Usl è naufragato sotto le pressioni degli assessori del Bassanese e del Veneto Orientale. E le altre aziende sono state commissariate con motivazioni risibili: l’Usl 12 di Venezia con un buco di 52 milioni commissaria la 13 di Dolo e Mirano senza deficit, l’Usl 16 di Padova con 18 milioni di buco commissaria la 15 dell’Alta Padovana».
Il terzo: «Zaia prima prende le decisioni e poi pretenderebbe che il consiglio legiferasse per avallarle, visto che con i contratti-capestro che ha firmato coi direttori-commissari è impensabile il ritorno alle 7 Usl: si aprirebbero dei contenziosi». Per questo il Pd, con tosiani e pentastellati, chiederà l’azzeramento dell’iter legislativo, il potenziamento degli organici e la ridiscussione delle schede ospedaliere, «poiché attualmente abbiamo ben tre modelli di Usl, da 200 mila , da 400 mila e da 900 mila abitanti, con tutto quello che ne consegue sul piano organizzativo».
Alla richiesta di un commento a queste critiche, Zaia ha fatto sapere di voler «rispettare le prerogative del consiglio regionale», rinviando la propria difesa (e verosimilmente pure un contrattacco) all’intervento in aula. (Il Corriere del Veneto – 31 gennaio 2016)
Sanità. Conferenza stampa Pd – Fracasso e Ruzzante: “Zaia ritiri il Pdl 23 e si discuta della sanità con un confronto vero con il territorio, aggredendo i veri problemi ad iniziare dalle carenza di personale”
Sanità. Conferenza stampa Pd: Sinigaglia “La sanità veneta è malata e il Pdl 23 a firma Zaia non la cura. Anzi: la strategia del presidente è chiaramente fallimentare”
IL PD: «ZAIA HA SBAGLIATO A CREARE NOVE USL»
Fracasso, Ruzzante e Sinigaglia: dovevano essere sette su base provinciale, ora la sanità è di serie A, B e C
II patto bipartisan Zaia-Moretti per la riforma della sanità veneta è durato il sogno della primavera elettorale 2015: sia il governatore della Lega che la leader dell’opposizione nei loro programmi hanno scritto che il Veneto va riformato con 7 Usl a dimensione provinciale, più le due Aziende Universitarie di Padova e Verona e lo Iov di Padova. Dieci top manager. Obiettivo: ridurre gli sprechi e migliorare la qualità della spesa che assorbe 8 miliardi di euro l’anno. Invece i 10 manager sono diventati dodici, con due Usl di troppo: «Quella di Bassano e quella del Veneto Orientale, che rispondono a logiche di potere interne della Lega e di FI e non a criteri di efficienza di gestione», accusano Stefano Fracasso, Piero Ruzzante e Claudio Sinigaglia, consiglieri regionali Pd, che annunciano le barricate nel consiglio straordinario di domani sulla sanità, convocato da Dem e Lista Tosi.
La prima questione che Luca Zaia dovrà chiarire sta proprio nei numeri: a luglio ha depositato il pdl 23 sull’Azienda Zero che prevedeva 7 Usl provinciali, ma a fine dicembre è stato costretto a un clamoroso dietrofront. «Cos’è successo, perché ha ceduto alle pressioni di Forcolin che ha preteso l’Usl del Veneto orientale, e di Finco, Donazzan e Lanzarin che hanno imposto quella di Bassano, autonoma da Vicenza?» accusano i tre consiglieri del Pd. Domani in aula forse arriverà la risposta. Sinigaglia rincara la dose: «II presidente ha fallito su tutta la linea, il pdl 23 non è stato approvato, l’Azienda Zero è naufragata sotto le critiche di sindaci, sindacati e categorie economiche e la programmazione è andata in frantumi. Zaia ha rovesciato i criteri, prima ha nominato i presidenti e poi bacini ottimali dei servizi. Non reggono giuridicamente le motivazioni del commissariamento delle altre Usl: quella di Venezia, la ex 12, con un buco di 52 milioni di euro, commissaria quella di Mirano e Dolo con i conti m ordine. Assurdo. Con le nomine di gennaio abbiamo tre modelli: le Usl da 200 mila abitanti, quelle da 400 mila e quelle da 900 mila. Sarà difficile trovare criteri omogenei per la organizzazione dei dipartimenti, per non parlare dei sei anni persi sul nuovo ospedale di Padova e dello Iov che verrà in gran parte trasferito a Castelfranco». Sinigaglia non ha dubbi: «Zaia destabilizza il sistema, va fermato».
E Piero Ruzzante aggiunge: «La Lega consegna al Veneto una serietà di serie A, B e C e penalizza Padova che ha creato la scuola di medicina più antica e prestigiosa d’Europa. Come non bastasse aumenta anche gli stipendi dei dirigenti e applica negli ospedali dei ticket più cari di quelli degli ambulatori privati. La giunta ha poi inserito in bilancio 50 milioni di euro per il nuovo ospedale di Padova ma senza l’impegno triennale».
Più pragmatica l’analisi di Stefano Fracasso: «La sanità è in difficoltà per la mancanza di personale e i tagli alla spesa, decisi da Roma con la spending review. Zaia ha fissato come obiettivo primario la riduzione delle liste d’attesa per le visite specialistiche e la riduzione delle attese al pronto soccorso, ma insegue questi obiettivi da sei anni senza nessun passo avanti significativo. Il problema è strutturale, con i pazienti che preferiscono ricorrere ai privati. A Padova non si riesce a sostituire 143 infermiere in maternità, a Vicenza il reparto di Oncologia è senza primario da anni e bisogna assumere altri tre medici. Queste inefficienze ricadono sui pazienti», spiega Fracasso.
Domani si annuncia un consiglio infuocato, con la lista Tosi che promette barricate: Verona aveva strappato due Usl, alla fine Coletto ha imposto il supermanager unico. Il patto Zaia-Moretti vacilla, ma i 12 direttori generali hanno i contratti firmati per 5 anni. È la politica, bellezza, direbbe Renzi con un tweet. (Il Mattino di Padova – 31 gennaio 2016)
31 gennaio 2016