L’obiettivo. Nel triennio la revisione strutturale della spesa resta fissata a 30-35 miliardi. Risorse pari a due punti di Pil per ridurre il prelievo fiscale
Il taglio delle società partecipate – rende noto il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli – potrebbe garantire un risparmio di 2-3 miliardi in 3-4 anni. Il piano presentato al governo prevede di ridurne il numero da 8mila a mille in tre anni, e per questo si sta lavorando a un altro indice così da calcolare «il rapporto tra stock del debito e patrimonio netto di ogni società».
Intervenuto ieri al meeting della Confesercenti a Perugia, Cottarelli conferma che l’obiettivo triennale della revisione strutturale della spesa resta fissato in 30-35 miliardi. Risorse, pari a due punti di Pil, da indirizzare alla riduzione del prelievo fiscale, «in particolare sul lavoro». Percorso che non si arresterà – garantisce – per effetto del suo imminente ritorno al Fmi. «Sono verso la fine del mio mandato, ma continuerò fino a fine ottobre e quindi darò il mio contributo per la legge di stabilità». È quanto gli ha chiesto espressamente Matteo Renzi, che di prima mattina replica alla levata di scudi delle Regioni sui ventilati tagli alla sanità: «Revisione della spesa non significa tagliare la sanità. Ma le Regioni, prima di fare proclami, inizino a spendere bene i soldi che hanno».
Di certo, il piano Cottarelli verrà sottoposto ad attenta analisi e ricalibratura, come richiesto da diversi ministri che non hanno gradito le ricette, giudicate a volte tranchant, del commissario. Le proposte del ministero dei Trasporti – osserva tra gli altri Maurizio Lupi – saranno inviate come quelle degli altri tra domenica sera e lunedì. «È necessario verificare se il target indicato da Cottarelli di 20 miliardi sia raggiungibile». Lo stesso commissario si dice convinto, del resto, che il taglio del 3% per ogni dicastero non sia lineare. «Non credo nemmeno che si arriverà a un taglio del 3% per tutti. I ministri devono presentare loro idee che verranno confrontate con il lavoro di revisione già fatto».
Tra domani e lunedì dovrebbero affluire dunque a palazzo Chigi le proposte di risparmi dei vari ministri. Poi si verificheranno cifre e ambiti di intervento, per chiudere subito dopo la fase di ricognizione. La decisione finale sull’ammontare dei risparmi provenienti dalle amministrazioni centrali, da indicare in legge di stabilità, scaturirà dal confronto individuale e poi collegiale in sede di Consiglio dei ministri. «Troveremo le risorse – fa sapere il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini – ma non si tratta di tagli lineari, piuttosto di vedere nelle pieghe del bilancio». Domenica – annuncia il titolare dell’Ambiente, Gianluca Galletti – invierò al premier la lettera che ci è stata richiesta».
Nell’assumere il suo incarico, nell’ottobre di un anno fa, Cottarelli aveva premesso che per realizzare tagli selettivi alla spesa la condizione preliminare è che vi sia una precisa e netta volontà politica. Ai tecnici spetta proporre, alla politica e dunque a governo e Parlamento deliberare. Ora, al termine della sua esperienza, osserva: le resistenze sui tagli della spesa «sono di quelli che ci perdono, ma sono anche di tipo ideologico di chi pensa che tutta la spesa pubblica sia una buona spesa. Ho un po’ visto questo atteggiamento, che va superato».
Nonostante le resistenze, la spesa si può e si deve ridurre. Non si parte dall’anno zero: tra il 2009 e il 2012 lo Stato ha ridotto del 10% la spesa, rileva Cottarelli. Solo nei primi 8 mesi del 2014, la pubblica amministrazione ha tagliato 3 miliardi di spesa per l’acquisto di beni e servizi. «Su base annuale si tratta di un risparmio tra i 4,5 e i 5 miliardi». Per effetto dell’avvio della riforma delle province poi, «che comincia a portare un’azione di snellimento», sono stati realizzati risparmi già concreti. «Nel 2014, dall’abolizione degli enti e dalla non necessità di fare delle elezioni, si sono risparmiati 100 milioni».
Il Sole 24 Ore – 13 settembre 2014