È il risultato della legge sulle liberalizzazioni in vigore dal 25 marzo. Molte lettere di questo tenore spedite dalla Asl di Avellino. La preoccupazione della categoria: «Saremo costretti a vendere»
«Si invita la S.V. che essendo nato il 19 marzo del 1941, ha superato l’età pensionabile a provvedere con ogni urgenza e comunque non oltre 30 giorni ad affidare responsabilità tecnica dell’esercizio a un direttore». Sono migliaia i farmacisti che hanno ricevuto comunicazioni uguali a questa, spedita dalla Asl di Avellino. È il risultato della legge sulle liberalizzazioni in vigore dal 25 marzo. Prevede che a 65 anni il titolare dell’esercizio lasci il timone, sostituito da una figura tecnica. Molte Regioni si sono mosse per attuare il provvedimento sulla base di una circolare del ministero della Salute, diffusa subito dopo il varo della legge.
LE COMUNICAZIONI – In queste comunicazioni al farmacista si ricorda che «per raggiungimento dell’età pensionabile deve intendersi il compimento del 65 anno. Nel caso di non ottemperanza potrà essere avviato immediatamente un provvedimento disciplinare da parte dell’ordine professionale fermo restando la possibilità dell’autorità competente di disporre provvedimenti che incidono sull’apertura della farmacia». Pioveranno ricorsi. Una linea dura e a quanto pare immodificabile visto sono scarsissime le probabilità di poter introdurre un paio di correzioni contenute in un emendamento del governo: l’esclusione dei titolari di farmacie rurali dall’obbligo di passare la mano e l’applicazione morbida (3 anni di tempo per farsi sostituire da un direttore tecnico).
IL CONVEGNO – Lunedì a Roma l’Utifar (unione tecnica farmacisti italiani) presieduta da Eugenio Leopardi ha dedicato alla legge in vigore dal 25 marzo un convegno con avvocati e giuristi. Secondo Leopardi una via per allontanare la minaccia della pensione sarebbe quella di accordi locali con le Regioni: «Il ministero si è dichiarato disponibile a un’approvazione progressiva, ma temiamo non ci siano molte alternative». Secondo il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, intervenuto al convegno Utifar, l’effetto della norma causerà dei problemi notevoli, soprattutto nei piccoli centri: «In provincia di Lecce, tanto per fare un esempio, sono circa 70 le farmacie rurali gestite dal titolare e da un assistente non farmacista. Molti saranno costretti a vendere perché non possono permettersi l’assunzione di un direttore: «È un esproprio dell’attività. Sono presidi preziosissimi per i cittadini». I giuristi in compenso ridimensionano le conseguenze di un altro comma del provvedimento sulle liberalizzazioni, quello relativo alla cancellazione della pianta organica. A loro parere non cambierà niente per quanto riguarda la distribuzione degli esercizi è stata semplicemente snellita una procedura.
FIDUCIA – Gli italiani in ogni caso continuano ad aver fiducia delle farmacie e apprezzano la qualità del servizio. Sono le conclusioni di una ricerca Ispo (studi della pubblica opinione), coordinata da Renato Mannheimer. Le luci prevalgono sulle ombre. Il 94% della popolazione da un giudizio positivo e afferma di trovare dietro al bancone personale competente e specializzato. Per Annarosa Racca, presidente Federfarma, è la conferma che «non siamo visti come una casta ma veniamo considerati come amici dei cittadini». Sulla norma dei 65 anni Federfarma aveva a suo tempo proclamato uno sciopero poi revocato in seguito alle dichiarazioni del ministro della Salute, Renato Balduzzi, di studiare un correttivo.
Corriere.it – 17 aprile 2012