Gli animali d’acquacoltura erano importati dalla Cina e ribattezzati come «Skifidol»: merce per un milione
MILANO – Ricordate le «Scimmie di mare»? Quelle che negli anni Settanta venivano reclamizzate sui giornaletti come «L’Intrepido», accanto agli occhiali «a raggi X» e ad altri improponibili gadget? Recentemente erano state rimesse in commercio, ribattezzate «Skifidol di mare» per un maggiore appeal sui ragazzini di oggi, da un’azienda che le importava dalla Cina. Ma oggi la commercializzazione delle uova di crostacei – perché di questo si tratta in realtà – è regolamentata da precise normative. E così i carabinieri del Nas di Milano hanno sequestrato 150mila confezioni di uova di crostacei, vendute come giocattoli nei negozi e persino in edicola, per un valore complessivo di circa un milione di euro. L’azienda si difende facendo presente che si tratta di prodotti certificati dall’Istituto di Sicurezza del Giocattolo, il quale evidentemente in questo caso non ha considerato le nuove normative del ministero della Salute.
Da tempo in diversi negozi era possibile acquistare scatole contenenti appunto uova di crostacei, dalle quali, in acquario, si sviluppano esemplari di Artemia Salina (le cosiddette «scimmie di mare»). Le confezioni in questione, prodotte in Cina, venivano importate come giocattoli dalla ditta Gedis, che le distribuiva a edicole e negozi specializzati in articoli da gioco con il nome di «Skifidol di mare». Nelle confezioni c’era il mangime e tutto il necessario per l’allevamento, incluso il sale da mettere nell’acqua. Però questi non sono giocattoli, bensì animali vivi, e c’è una normativa nazionale e comunitaria di settore che «sottopone a vigilanza veterinaria l’importazione di animali vivi d’acquacoltura, a qualsiasi grado di sviluppo, vietandone il commercio in negozi non specificatamente autorizzati o riconosciuti a tale scopo dalle autorità sanitarie locali». Insomma, non c’è niente di male a commerciarli, ma servono le dovute autorizzazioni e controlli veterinari. Il Ministero della Salute ha prescritto il ritiro dal commercio ed il sequestro dei prodotti. I Nas hanno chiesto, con una comunicazione del 26 gennaio scorso, di ritirare tutte le bustine di Skifidol dal mercato e di metterle a disposizione dei militari perché potessero sequestrarle. E la Gedis lo ha fatto, riunendo tutte le confezioni di Skifidol appunto nel magazzino del Monzese dove sono state sequestrate.
La pubblicità d’epoca delle «Scimmie di mare», citata in un divertente articolo sul sito Pagine70, era molto simpatica, anche se decisamente ingannevole: «Sempre attivissimi ed allegri, questi animaletti scherzano e giocano tra di loro. Si possono perfino ammaestrare». E ancora: «Vi mostreremo come insegnare loro ad obbedire ai vostri ordini ed eseguire esercizi come le foche ammaestrate!». Nelle illustrazioni in bianco e nero, poi, i crostacei erano raffigurati come un incrocio fra tritoni e sirenette: abbastanza per far sgranare gli occhi ai ragazzini di una volta, e per farli rimanere delusi davanti al vero aspetto dell’Artemia Salina, ammesso che qualcuno sia riuscito nell’impresa di far nascere per davvero in casa sua le «Scimmie di mare».
Si difende Maurizio Corti, amministratore delgato della Gedis, la società che aveva messo in commercio gli «Skifidol di mare»: «Non avremmo alcun interesse a veicolare prodotti borderline, e questo è sempre stato commercializzato come giocattolo». A certificare l’idoneità dello «Skifidol», spiega, è stato l’Istituto di Sicurezza del Giocattolo, l’ente più autorevole e qualificato in materia di giochi in Italia, che «evidentemente non era a conoscenza di questa nuova normativa del ministero della Salute che impedisce la vendita del prodotto come educational game, com’è stato sempre fatto». Secondo Corti «molte altre aziende da oltre 15 anni vendono i piccoli crostacei come giochi educativi», senza nessuna conseguenza per la salute dei bambini. «Forse – aggiunge Corti – è proprio il marchio Skifidol ad attirare l’attenzione». «Non c’è stato nessun danno economico rilevante – conclude Corti -. Ora a noi interessa solo capire come mai l’Istituto della Sicurezza del Giocattolo non fosse a conoscenza di queste normativa e del perché l’azienda che importa il prodotto dalla Cina ce lo abbia proposto come giocattolo».
Le indagini dei Nas sono partite a gennaio da una serie di controlli appunto sulla sicurezza dei giocattoli: così è stato scoperto il caso degli «Skifidol di mare». Finora in Italia ne sono state sequestrate circa 500 mila confezioni. «Le aziende stanno collaborando», conferma il capitano Paolo Belgi, comandante dei Nas di Milano. «Non sono stati riscontrati rischi per i consumatori, ma resta il fatto che le uova liofilizzate e il mangime contenuto nelle bustine non sono stati controllati e potrebbero essere nocivi». Saranno perciò svolti accertamenti su tutta la filiera. Al momento si tratta di una questione amministrativa, non ci sono ipotesi di reato né indagati. Secondo Brogi, in futuro il prodotto potrebbe tornare in commercio, «ma solo dopo esser stato etichettato come prodotto per l’acquacoltura, e non certo in edicola, ma nei negozi di animali».
Corriere.it – 7 luglio 2011