«Oltre 200 mila dipendenti pubblici da ricollocare». L’allarme lo lancia la Uil commentando l’intervista del ministro della Pa, Marianna Madia, pubblicata ieri dal Corriere della Sera sui decreti attuativi della riforma. Le parole del ministro accendono il dibattito tra i sindacati in particolare su un caso: quando il dirigente, secondo la Madia, di fronte a un dipendente pubblico che timbra il cartellino e poi va a fare la spesa, sorpreso in flagranza di truffa, ha l’obbligo di allontanare il furbetto entro 48 ore. Se non lo fa, sarà il dirigente a essere licenziato.
Ma Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera attacca: «Renzi e Madia non sono credibili: le norme anti furbetti già c’erano, mentre ora i testi dei loro decreti non esistono». Intanto dalla Sicilia il governatore Rosario Crocetta, bontà sua, annuncia di essere pronto a applicare i nuovi provvedimenti sanzionatori anche ai suoi 16 mila dipendenti.
Giovanni Faverin, segretario generale della Cisl Funzione pubblica, definisce «una ghigliottina» il licenziamento del dirigente che non manda via in 48 ore il lavoratore preso con le mani nel sacco. «Trovo giusto aumentare controlli e vigilanza, mancati in passato — spiega Faverin — ma che un dirigente possa rischiare il carcere per questo mi sembra eccessivo. Per migliorare davvero la Pa serve fare innovazione, formazione e migliorare le competenze anche con il ricambio generazionale, ma di tutto questo non c’è traccia nella riforma Madia».
Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil, apre un altro capitolo e si chiede che fine faranno «quei Forestali che andranno in mobilità perché non confluiranno nei Carabinieri, i dipendenti delle ex Province e i circa 100 mila dipendenti delle società partecipate che verranno chiuse». A conti fatti, secondo il sindacato, a rischiare di non trovare una collocazione nella macchina pubblica, sono appunto oltre 200 mila lavoratori. Poi Foccillo osserva: «Ma ci sono 200 mila posti nella Pubblica amministrazione? E perché allora non si fanno i concorsi? Nella prima ipotesi di riforma della Pa si era parlato di 15 mila assunzioni, poi di 30 mila, mentre oggi non se ne vede neppure una». Se da un parte Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, dice di essere «pronto a costituirsi parte civile nei processi contro i dipendenti infedeli», dall’altra chiede all’esecutivo di «avviare un confronto».
Dubbi sulle nuove regole per Roberta Bernardeschi, segretario della Direr Lazio (dirigenti regionali): «Premesso che comunque è giusto che un dirigente abbia la responsabilità di controllare con severità i suoi dipendenti anche nel pubblico, non so se sia meglio chi timbra il cartellino e va a fare la spesa oppure quel dirigente che ha due rinvii a giudizio e resta al suo posto, o addirittura viene promosso, come è avvenuto alla Regione Lazio. Anche su questo il ministro Madia dovrebbe intervenire». La sindacalista avanza una provocazione: «Non vorrei che un rinvio a giudizio dalla Corte dei conti o dalla magistratura ordinaria si possa trasformare in un titolo di merito nel curriculum: perché non si fanno provvedimenti disciplinari per chi viene rinviato a giudizio? Questo lo trovo assurdo».
Francesco Di Frischia Il Corriere della Sera – 25 gennaio 2016