Ilvo Diamanti, Repubblica. Quando l’anno comincia è normale immaginare, o meglio, pre-vedere l’anno che ci attende. Anche quando l’orizzonte appare oscuro, come in questi giorni. Il recente sondaggio di Demos per Repubblica, dedicato alle attese degli italiani sul futuro prossimo, rivela, com’era pre-vedibile, un pessimismo forte e diffuso. Tanto più se confrontato con l’anno scorso. Quando quasi metà degli italiani pensava, sperava, che il peggio fosse passato. E il Covid se ne stesse andando. Un (pre)sentimento smentito dai fatti e dalle evidenze. Perché la crescita del contagio è ripresa con grande forza e velocità, soprattutto nell’ultimo mese. Favorita, sicuramente, dalle festività e dall’illusione che il peggio fosse passato. Insieme all’anno. Non è stato così, purtroppo, e l’atteggiamento dei cittadini è cambiato altrettanto rapidamente della circolazione del virus. L’ottimismo si è dileguato.
La misura di quanti pensano che il 2022 sarà un anno migliore di quello appena finito è “caduta”: dal 48% al 31%. Dunque: 17 punti in meno. Mentre è risalita, in modo speculare, la componente di quanti si attendono un anno uguale a quello passato. Quindi, “pessimo”. Inquietante. Di conseguenza, l’indice di “ottimismo” (la differenza di peso fra chi prevede un 2022 “migliore” e “peggiore”) si è ridotto a poco più del 10%. Poco meno di un terzo, rispetto a un anno fa. Quasi a rivelare il timore che…il peggio deve ancora venire.
Questi sentimenti, ovviamente, non si distribuiscono in misura omogenea. Si osservano, invece, differenze rilevanti fra i cittadini. Soprattutto in base all’età. Com’era prevedibile. Perché il virus ha colpito la popolazione con intensità diversa, nel corso dei mesi. E se all’inizio i principali “contagiati” erano gli anziani, in seguito la tendenza è cambiata e ha coinvolto componenti più giovani. L’atteg-giamento dei cittadini ne ha risentito.
Oggi i più ottimisti sono i “più anziani”. In senso ampio. Coloro, cioè, che hanno più di 55 e, soprattutto, 65 anni. Fra loro, infatti, la quota degli ottimisti, che pre-vedono un anno migliore, raggiunge il 43-46%. Mentre il pessimismo “contagia” una componente limitata. Intorno al 10%.
Questo atteggiamento è favorito, probabilmente, dall’esperienza. Nel caso degli ultra 65enni, da un certo fatalismo. Ma anche da ragioni “pratiche” ed economiche. Visto che molti fra loro sono pensionati. E non temono le conseguenze della pandemia sul piano del reddito e dell’occupazione. A differenza delle persone di età adulta. I 30-40enni, appaiono, infatti, i più preoccupati.
Un sentimento che si riproduce sul piano del lavoro e coinvolge soprattutto gli operai e i liberi professionisti. E i disoccupati. Che temono di restare tali ancora a lungo. L’ottimismo appare molto de-limitato e ridotto anche fra i più giovani. Con meno di 30 anni. E, dunque, fra gli studenti. Che vedono il virus come una minaccia che incombe sul loro “futuro”. Non solo “prossimo”. Ma grava sulla loro vita. Perché sono coloro che hanno visto “cambiare maggiormente la loro vita”. Le loro abitudini.
Il “distanziamento sociale”, per i giovani, costituisce un condizionamento rilevante. Perché la gioventù è l’età della “prossimità sociale”. Il tempo “della vita insieme”. In gruppo. In compagnia. La stagione del virus ha cambiato tutto questo. In altre indagini di Demos è, infatti, emerso come la vita associativa e la partecipazione siano crollate, più che diminuite. Dimezzate, nell’ultimo anno.
Ma i giovani non sono semplicemente coloro che hanno il futuro davanti. Per noi e per la nostra società: sono il futuro. Per questo la preoccupazione nei confronti del Virus coinvolge non solo l’anno che verrà, ma, in senso più ampio, il “nostro” futuro.
Infine, è interessante osservare le differenze di atteggiamento verso l’anno appena iniziato in base agli orientamenti politici e alle scelte di voto. Colpisce, in particolare, l’ottimismo degli elettori del Pd. E, in generale, di Sinistra e di Centro-Sinistra. Peraltro, i più anziani. Un orientamento diffuso anche fra i cittadini politicamente “indecisi”. Mentre a Centro-Destra e, soprattutto, a Destra, nella base della Lega e dei Fd’I, prevale la prudenza. Gli stessi elettori del M5S non appaiono ottimisti.
Non è facile interpretare questi dati. “Di certo”, rivelano “incertezza”. L’attesa di un cambiamento sensibile. Che spinga, presto, oltre il “governo di tutti”.
Per questa ragione conviene attendere l’elezione del Presidente. “Prima” di pre-vedere quel che avverrà “dopo”. Non solo in politica.
Perché, in tempi come questi, anche il presente è già passato.