L’orso senza collare e senza nome, che girovaga tra l’altopiano del Cansiglio e la conca dell’Alpago, si è mangiato altre tre pecore. È lo stesso che ha sbranato nei mesi scorsi una decina di ovini. E adesso c’è chi lo vuol cacciare – ci riferiamo agli allevatori del Cansiglio ed alpagoti – per addormentarlo e mettergli il collare.
Ma dopo chela Provincia di Trento ha pubblicato un protocollo (concordato con Veneto e Friuli) che prevede l’uccisione dei predatori più pericolosi, c’è chi in Cansiglio non disdegnerebbe questa soluzione. «L’orso è protetto, guai a toccarlo, ma se le istituzioni prevedono questa possibilità, non vedo perché non debba essere abbattuto», interviene Giancarlo Scottà, cacciatore da una vita «è evidente, tuttavia, che ci devono essere le condizioni, a cominciare dall’enetià dei danni provocati». Condivide Franco Pianon, presidente della cooperativa di allevatori Fardjma. Le tre pecore sono state aggredite la scorsa settimana, di notte, sopra Col Indes, in faccia al Cansiglio, là dove pascola un gregge di 80 ovini. Non è «Madi», a sbranarle, l’animale radiocollarato, che non ha mai dato problemi, nemmeno quando è sceso nel Vittoriese e finanche nel Coneglianese. Si tratta, invece, di un secondo orso, appunto «più cattivo» – la specificazione è stata introdotta nel protocollo per i grandi predatori che si abbuffano di mandrie – un orso che dall’anno scorso si avventa sugli animali non vigilati. «Gli allevatori sono preoccupati, perché i pastori non se la sentono di vigilare le greggi», fa sapere Paolo Casagrande, coneglianese, presidente del sindacato Anpa che li assiste «e per quanto ne so, da quelle parti non salgono neppure villeggianti ed escursionisti, ancorché l’ambiente sia apprezzato tradizionalmente ai turisti». Pianon ha interpellato il presidente della Regione, Luca Zaia, che si è detto d’accordo per la cattura dell’esemplare e la dotazione di un collare. Ha poi telefonato agli incaricati del settore per invitarli in Cansiglio a parlare con i residenti ed i villeggianti e tranquillizzarli: «L’orso va catturato, collarato e trasferito in ambienti più sicuri». «Sì alla cattura dell’orso per munirlo di radiocollare e poterlo seguire nelle sue galoppate. No categoico alla caccia per ucciderlo», afferma l’associazione Mountain Wilderness con i trevigiani Toio De Savorgnani e Giancarlo Gazzola «primo perché l’orso non attacca l’uomo e poi perché là dove punta a pecore, agnelli o mucche, lo fa perché mandrie e greggi non sono protette»; secondo loro, gli allevatori dovrebbero dotarsi di sistemi di salvaguardia o prevenzione e la Regione deve risarcire gli eventuali danni. (f.d.m.)
La Tribuna di Treviso – 21 luglio 2014