Roberto La Pira. Giovanni Floris forse non sa che il mondo è pieno di batteri e che senza di loro non esisterebbe vita sulla terra. Difficile dire quanti siano: una stima approssimativa non esiste, anche se il corpo umano ne ospita qualche chilo! Tradotto in cifre, si tratta di un numero senza virgole composto da almeno 15 zeri. Quando Giovanni Floris e suoi collaboratori hanno scoperto che esistevano così tanti microbi in giro, hanno deciso di inaugurare un nuovo filone televisivo che avrebbe sicuramente contribuito a fare lievitare gli ascolti.
In autunno riprende la stagione. DiMartedì e i telespettatori vengono inondati da decine di servizi sui microbi, batteri, muffe, aracnidi… tutti caratterizzati da un taglio allarmistico e sensazionalistico che funziona. I microbi si trovano dappertutto, sulle maniglie che tocchiamo prima di andare a tavola, nella cappa dalla cucina, sulle uova, sul cibo, nei bicchieri dei bar, sui cellulari, nei bagni pubblici, nelle camere di albergo… Nulla sfugge ai giornalisti del programma: ci sono dermatiti causate dai batteri presenti sulle spazzole dei capelli, il pericolo si annida persino tra le lenzuola, nella moquette e nei libri antichi pieni di acari che si cibano di carta e possono provocare malattie. La gente guarda incredula, commenta e poi corre in cucina, in bagno, in camera da letto per vedere se esistono batteri pericolosi tra le pareti di casa, in ufficio, a scuola… I microbi ci sono sempre, ma non si vedono e questa è una fortuna per Floris che può così allertare i telespettatori contro un nemico virulento, ma invisibile. Quando si parla di cibo e prodotti alimentari, il servizio finisce quasi sempre evidenziando un pericolo, la presenza di un componente tossico e la presenza di composti cancerogeni. Quel che lascia interdetto lo spettatore sono i commenti degli esperti. Quando va bene i batteri provocano decine di patologie gravi o gravissime.
ebolaSpesso si elenca il numero e il tipo di batteri insieme alle possibili criticità che spaziano dal tumore, alla diarrea, dal mal di pancia all’allergia in un susseguirsi crescente di terribili malattie. Alla fine del programma è difficile prendere sonno tanti sono stati gli input e le patologie richiamate con tono allarmistico. Ogni settimana l’invasione dei microbi è garantita, il composto cancerogeno è sempre dietro l’angolo, mentre la muffa o il parassita nascosto vengono smascherati. Il commento in studio è affidato a un giornalista come Oliviero Beha che nella vita si è sempre occupato di temi della società civile. Ci sono anche due biologhe che commentano i servizi televisivi, cercando di rispondere a domande improbabili che farebbero impallidire uno studente universitario.
Certo direte voi, però i microbi ci sono e Floris non li inventa. È vero esistono, ma in questa storia c’è un aspetto fondamentale che Floris e le due biologhe non considerano: la valutazione del rischio. Nella maggior parte dei servizi proposti nel programma di Floris, si parla di microrganismi e di malattie gravissime senza però indicare la probabilità di contrarre una delle tante patologie. Qualsiasi operatore sanitario, sa che la semplice presenza sugli oggetti e nel cibo di batteri pericolosi come Listeria monocytogenes, Campylobacter … non è sufficiente per classificare un oggetto pericoloso o un alimento come tossico e inidoneo al consumo. Servono i grandi numeri. Floris, per fare ascolti, fa la semplice correlazione tra la presenza di batteri e le malattie più diffuse, dimenticando la valutazione del rischio. Facciamo un esempio. È lecito ipotizzare che le maniglie degli autobus di Roma e Milano ospitino milioni di batteri anche patogeni, e che centinaia di migliaia di persone ogni giorno siano contaminate dai questi microrganismi. Per fortuna però quando la gente torna a casa non finisce a letto malata. Quando si viene a contatto con i batteri bisogna sempre fare una valutazione del rischio, altrimenti si raccontano solo storielle infondate, e si finisce inevitabilmente a fare servizi allarmistici che agli occhi di un esperto si sgonfiano come una bolla di sapone.
Quello che propone DiMartedì è giornalismo basato sull’allarmismo tipico di altri programmi. Floris potrebbe continuare a trattare i temi che conosce e dimostra di gestire con grande capacità sia come conduttore sia come giornalista. Avventurarsi in ambiti a lui sconosciuti, senza un’adeguata preparazione alla ricerca di facili ascolti, non è una buona idea. Altri giornalisti hanno provato a cimentarsi ma il più delle volte sono scivolati come accade quando si calpesta una buccia di banana. È meglio lasciare stare i microbi perché c’è sempre il rischio di restare contaminati.
Il Fatto alimentare – 14 novembre 2016