Di Danilo Taino. I negoziatori europei che stanno discutendo con gli americani il Ttip, la Partnership transatlantica sul commercio e gli investimenti, ieri allargavano le braccia. Confusi, demoralizzati. È che stavano trattando con i loro colleghi di Washington su una serie di questioni finalizzate a creare un mercato unico e aperto tra le due sponde dell’Atlantico quando è arrivata la conferma che la Commissione europea è strabica.
Ieri, la Ue ha presentato la sua proposta per il trattamento delle importazioni in Europa di Ogm, organismi geneticamente modificati. Importazioni — attenzione — non coltivazione. Dice che ognuno dei 28 Paesi membri dell’Ue potrà decidere di vietare le importazioni di prodotti trattati geneticamente per ragioni di «prevalente» interesse pubblico. Cioè indipendentemente da qualsiasi analisi scientifica sulla pericolosità o meno di questi prodotti: sostanzialmente, sulla base di un giudizio morale o ideologico o di opportunità politico-commerciale. L’iniziativa presa dalla Commissione Ue e, pare, fortemente voluta dal suo presidente Jean-Claude Junker, crea un problema serio ai negoziatori europei del Ttip. I governi della Ue hanno dato loro il mandato di cercare, con successo, un accordo con gli americani: l’iniziativa di ieri, invece, getta parecchia sabbia negli ingranaggi della trattativa.
Non è solo il fatto che questa proposta, che dovrà essere discussa dal Parlamento di Strasburgo e poi dal Consiglio europeo, tende a creare un patchwork di regole per il quale chi esporta prodotti Ogm in Europa rischia di non raccapezzarsi — in contraddizione con il mercato unico europeo, che è la ragione per la quale l’America (ma chiunque altro) negozia con il blocco dei 28 Paesi e non con uno per volta. Il fatto è che la proposta di Junker e dei commissari sembra fatta apposta, nei contenuti e nella tempistica, per creare problemi ai negoziatori europei, in questi giorni impegnati a New York nella trattativa. E mette in difficoltà il Ttip.
Sin dall’inizio del negoziato transatlantico, la Ue ha detto agli americani che gli Ogm sarebbero stati fuori dagli argomenti sui quali si può trovare un accordo: l’Europa, infatti, è divisa tra chi è contrario a tutto tondo — ad esempio Francia, Austria e in buona misura Germania e Italia — e chi è favorevole — Gran Bretagna, Spagna, Olanda. Però gli Ogm rimanevano una questione negoziale, aperta. Ora, la proposta della Ue li toglie di fatto dal tavolo delle trattative e questo ha già offerto agli americani una ragione per puntare il dito e sostenere che ciò crea problemi ai negoziati Ttip. Di fronte alla chiusura europea, dicono a Washington, sarà difficile superare le resistenze politiche e di lobby di chi in America ha dubbi sul patto transatlantico, in particolare le organizzazioni degli agricoltori che esportano Ogm in Europa. La mossa di Bruxelles, insomma, consente agli americani di mettere in dubbio la volontà degli europei di arrivare a un accordo serio.
«Dividere la Ue in 28 mercati per la circolazione di certi prodotti sembra in contraddizione con l’obiettivo della Ue di approfondire il mercato interno», ha commentato Michael Froman, il Rappresentante commerciale di Barack Obama. Gli ambasciatori a Bruxelles di Stati Uniti, Canada, Brasile e Argentina, Paesi esportatori di Ogm, nei giorni scorsi hanno scritto alla Commissione Ue per rappresentare le loro preoccupazioni e hanno messo in dubbio che la proposta di Bruxelles sia in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del Commercio.
Al momento, nella Ue è permesso coltivare solo un mais Ogm della Monsanto. L’importazione di prodotti geneticamente modificati, però, è diffusa, soprattutto nell’alimentazione animale: si calcola che il 90% della soia che arriva nella Ue dalle Americhe per mangimi lo sia. Nei prossimi giorni vedremo se l’iniziativa di Bruxelles ha modificato geneticamente le trattative Ttip.
Corriere della Sera – 23 aprile 2015