L’urgenza è finita, ma Zika resta. «Il virus è ancora un problema di salute pubblica rilevante – ha sancito l’Oms – ma non è più Emergenza Internazionale». L’Organizzazione mondiale della sanità aveva suonato il massimo allarme il 1° febbraio: quasi un anno dopo lo scoppio di un’epidemia nel Brasile del nord. Anche se la scorsa settimana nessun nuovo paese è stato toccato dal virus (il dato che ha spinto l’Oms a far cessare l’emergenza), Zika resta diffuso in almeno 70 nazioni del mondo. In Italia i casi sono stati poco più di 60, la maggior parte a causa di viaggi nelle aree colpite, uno almeno provocato da contagio sessuale.
La malattia ha causato la nascita, solo in Brasile, di almeno 2mila bambini con il gravissimo deficit cerebrale della microcefalia: conseguenza dell’infezione della madre in gravidanza. Ha toccato pesantemente gli Stati Uniti, soprattutto nell’area di Miami. Ha fatto avviare la sperimentazione di una decina di vaccini che hanno appena iniziato i test sull’uomo. E che ora, passata l’urgenza, rischieranno di non trovare più finanziatori.
«Manterremo in tutto il nostro territorio lo stato d’emergenza » aveva anticipato nella mattinata di venerdì – qualche ora prima dell’annuncio dell’Oms – Ricardo Barros, ministro della Salute del Brasile, il paese di gran lunga più colpito. «Siamo preoccupati. Il messaggio dell’Organizzazione mondiale della sanità può essere interpretato in maniera negativa» ha commentato Paulo Gadelha, presidente dell’Ong Oswaldo Cruz, una delle più attive in Brasile sul fronte della salute pubblica.
Anche se l’Oms è stata attenta a ribadire il suo «intenso impegno » e la volontà di «portare avanti la ricerca» per «capire tutte le conseguenze della malattia », il timore che Zika venga declassato a problema di serie B è concreto. Così, in sostanza, è successo per l’epidemia di Ebola. «Chi parla più dei progressi del vaccino anti-Ebola, dopo che per due anni la nostra attenzione non si era concentrata su altro?» si è chiesto in un editoriale su Science Michael Osterholm, direttore del Centro di ricerche sulle malattie infettive dell’università del Minnesota. Cancellare l’emergenza oggi, in vista dell’estate australe che porterà a un aumento delle zanzare, è decisione prematura anche secondo Anthony Fauci, direttore negli Usa del National institute for allergy and infectious diseases, che sta sviluppando – e promette che non allenterà gli sforzi – uno dei potenziali vaccini. «Sarebbe stato meglio aspettare un paio di mesi» ha dichiarato al New York Times:
«E se l’epidemia tornasse in Brasile, Colombia o altrove? Cosa farebbe l’Oms?» Molte poi sono le domande che restano aperte: perché Zika provoca danni tanto gravi al sistema nervoso; perché abbia colpito il Brasile molto più duramente rispetto ad altri paesi; cosa esattamente abbia frenato l’epidemia. In alcune aree dell’Amazzonia sono state rilasciate zanzare Ogm capaci di “autodistruggersi” dopo l’accoppiamento e di generare prole fatalmente malata. Ma le risposte ai misteri di Zika avranno bisogno ancora di molta ricerca.
Repubblica – 20 novembre 2016