Il Sole 24 Ore. Di fronte al venir meno del rapporto di fiducia con il Presidente della lombardia Attilio Fontana, rimetto le deleghe di vicepresidente e di assessore al Welfare di Regione Lombardia». Con queste parole Letizia Moratti lascia la Regione per preparare così la sua personale campagna elettorale per le regionali, che probabilmente si terranno a febbraio, alla guida di una lista civica per ora apartitica – mentre intanto presenta la sua associazione Lombardia Migliore (che ha le stesse sue iniziali).
Di fronte a questa ipotesi era stato il presidente Fontana, prima ancora delle elezioni politiche, a parlare di ritiro delle deleghe alla sua vice, chiamata durante la pandemia per ridare immagine e organizzazione alla sanità lombarda, con l’aiuto del consulente straordinario Guido Bertolaso, impegnato nella campagna vaccinale. Lei però, proprio quando sembrava che le acque si fossero calmate, ha preceduto di qualche giorno le mosse di Fontana lasciando per prima Palazzo Lombardia.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, a suo dire, è la contrarietà nei confronti della scelta di far rientrare i medici no vax a lavoro prima di dicembre. Scelta che però non è stata presa direttamente da Fontana, bensì dal premier Giorgia Meloni, che inizialmente sembrava invece vicina politicamente a Moratti. Sembra dunque inevitabile una rottura definitiva anche con il centrodestra, che non ha voluto sceglierla come candidata, pur lasciando aperta questa possibilità fino a pochi giorni fa. Fontana dunque incalza: «Mi sembra che vada verso il centrosinistra. Possibile che me la troverò come sfidante». E intanto nomina Guido Bertolaso come successore all’assessorato al Welfare.
Per quanto riguarda il posizionamento di Moratti, si apre l’ipotesi di un sostegno da parte del Terzo Polo. Il leader di Azione Carlo Calenda disse chiaramente che in Lombardia sarebbe stata la miglior candidata. Ma questo risale alla scorsa primavera, e quanto sia ancora vera questa affermazione è tutto da vedere. Comunque il Terzo Polo è per la Moratti un terreno fertile su cui lavorare.
Secondo indiscrezioni in ambienti vicino a Palazzo Lombardia, starebbe cercando anche il sostegno del Partito democratico, già ipotizzando la possibilità di concedere assessorati importanti in caso di vittoria. Ma qui lo scenario si complica, per ovvie ragioni: i democratici a Milano le hanno fatto da opposizione mentre lei ricopriva il ruolo di sindaca di centrodestra. Difficile spiegare agli elettori questo salto. Tuttavia qualche ragionamento in casa dei democratici è in corso, perchè, sostiene più di un politico in Lombardia, il boccone sarebbe amaro a Milano, ma nel resto del territorio lombardo potrebbe essere una candidata con ottime possibilità, se coadiuvata da Terzo Polo e Pd insieme.
La riflessione è aperta, ma evidentemente in salita. Tanto per cominciare il sindaco di Milano Giuseppe Sala è cauto: «Oggettivamente la vedo difficile. Non spetta a me decidere, ma non la vedo come un’operazione semplice. Però noi dobbiamo sbrigarci a trovare un candidato». Secondo Vinicio Peluffo, segretario del Pd lombardo, queste dimissioni soprattutto «hanno certificato che il centrodestra lombardo non esiste più».
La prospettiva per il Pd è incerta: non c’è ancora un candidato, si continua a parlare di Carlo Cottarelli come del favorito, ma le difficoltà del partito a livello nazionale rallentano anche le scelte a livello locale. Un fatto è certo: la candidatura della Moratti disturba, e non poco, il centrodestra.