Sanità in Lombardia: “Ai privati 176 milioni in 3 anni, 84 finiti a S. Raffaele e Maugeri”. I dati diffusi dal consigliere regionale del Pd Alessandro Alfieri.
A disporre i finanziamenti la cosiddetta “legge Daccò”, il faccendiere arrestato che per tre anni ha pagato un resort di lusso a Formigoni. A partire dall’anno in cui è stata varata la legge regionale: nel 2008 i due istituti hanno ricevuto 33 milioni su 5
Milioni di euro pubblici per finanziare miglioramenti alle strutture sanitarie private della Lombardia. È questo lo scopo della “legge Daccò”, così ribattezzata dal nome del lobbista ciellino solito a ospitare sul suo yacht il governatore Roberto Formigoni. E passare con lui vacanze da sogno in resort caraibici extra lusso. Una legge regionale che in tre anni, dal 2008 al 2010, ha assegnato 176 milioni di euro e 84 – quasi metà – hanno avuto come destinatari la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor e la Fondazione Salvatore Maugeri. Proprio le due istituzioni da cui Pierangelo Daccò, secondo i magistrati, ha ricevuto denaro (poi trasformato in fondi neri) al centro dell’inchiesta della procura di Milano sulla sanità lombarda.
Concedere fondi per miglioramenti strutturali e tecnologici alle strutture no profit private accreditate. È questo lo scopo della legge regionale numero 34 del 28 dicembre 2007, poi confluita nella 33 del 2009. Ne parla anche Costantino Passerino, il direttore amministrativo della Fondazione Maugeri sentito dagli inquirenti il 30 novembre scorso, prima di finire anche lui in carcere: “Daccò – racconta ai pm – mi prospettò l’imminente emanazione di provvedimenti normativi generici che avrebbero riguardato gli Enti non commerciali nel settore sanitario (…). Grazie a tali provvedimenti la Fondazione Maugeri beneficiò di finanziamenti per 30 milioni di euro”. A questi, secondo i dati diffusi dal consigliere regionale del Pd Alessandro Alfieri, si aggiungono i 54 milioni assegnati alla Fondazione del San Raffaele. In tutto 84 milioni destinati con tre diversi bandi alle due organizzazioni per cui Daccò faceva attività di lobbying in Regione. Il 48% della cifra complessiva messa a disposizione dal Pirellone.
A fine 2008 la Regione assegna 56 milioni di euro, distribuiti su 55 progetti scelti da un’apposita commissione. Tredici sono stati proposti dalla Fondazione del San Raffaele, per un totale di 23 milioni di euro. Mentre alla Fondazione Maugeri vengono attribuiti 10,2 milioni, divisi su 16 diversi progetti. Denaro pubblico finalizzato soprattutto all’acquisto di macchinari nuovi, come quelli per l’ “ammodernamento del reparto di radioterapia transcutanea” della Maugeri, con un finanziamento da 2,5 milioni di euro. Ma anche progetti su aspetti organizzativi: al San Raffaele vengono per esempio assegnati 5,6 milioni per un progetto di riorganizzazione delle unità operative dell’ospedale secondo dipartimenti gestionali e funzionali.
A fine 2009 la Regione stanzia fondi per altri 60 milioni di euro. San Raffaele e Maugeri sono ancora in testa alla classifica delle strutture che ne beneficiano: 16,7 milioni vanno alla prima, 9,4 alla seconda. Passa un anno e la storia si ripete: 13,9 milioni dei 60 totali al San Raffaele, per la realizzazione di un nuovo blocco operatorio, e 10,5 alla Maugeri per la riorganizzazione e l’aggiornamento tecnologico di tre reparti.
Il sostegno della Regione Lombardia al San Raffaele, del resto, non è mai stato un mistero. Basti pensare al carteggio tra il presidente Formigoni e don Luigi Verzè, nel 2001. In una lettera il primo elencava i favori fatti all’ospedale milanese: accreditamento non regolare di posti letto con il servizio sanitario, rimborsi discutibili, norme e regolamenti confezionati «sartorialmente» per fare guadagnare di più il San Raffaele. “È stato – concludeva Formigoni – un susseguirsi di tentativi di trovare soluzioni a problemi, ovviamente nel rispetto delle leggi”.
Da un lato qualcuno potrebbe giustificare il primato delle due fondazione nei finanziamenti ottenuti con la rilevanza a livello regionale delle loro strutture. Ma il sospetto, rinforzato dalle carte dell’inchiesta, è che la generosità della Regione sia frutto delle attività di lobbying di Daccò. Tanto più che di lui, Passerino aggiunge davanti ai pm: “Daccò è un personaggio con cui chi svolge attività nel settore sanitario in Lombardia deve avere relazioni perché è risaputo che ha moltissima influenza nell’assessorato alla Sanità ed è un uomo molto importante in Comunione e liberazione, in particolare per i suoi rapporti con il presidente della regione Lombardia”.
Ovvero Formigoni, che secondo la ricostruzione pubblicata ieri dall’Espresso, ha passato con Daccò tre capodanni ad Anguilla, in un resort caraibico da oltre 60mila euro a settimana. Uno dei tre viaggi, secondo il settimanale, è avvenuto poco dopo il varo della “legge Daccò”‘.
La Regione ha smentito le cifre diffuse dal Pd: in una nota si sostiene che i fondi erogati a San Raffaele e Maugeri non sono in tutto 84 milioni, ma 44. Alfieri fa però notare che non tutto il denaro è stato erogato perché alcuni progetti non sono ancora terminati. Gli 84 milioni – spiega il consigliere del Pd – sono importi impegnati, ovvero assegnati salvo buon fine dei progetti, e quindi non possono essere spesi per nessun’altra voce del bilancio regionale. Non si tratta di cifre irrilevanti, dice Alfieri, che sottolinea il primato della Lombardia per il peso della sanità privata: “Il 44% dei costi del servizio sanitario regionale è imputato alle prestazioni degli enti accreditati. La percentuale più alta d’Italia”.
Il Fatto quotidiano – 22 aprile 2012