di Giorgio Dell’Orefice. Fortunatamente, di fronte a un attacco a un prodotto made in Italy portato nel corso di una conferenza stampa per giunta organizzata in Italia, qualche italiano ancora si arrabbia. E’ quanto bisogna concludere a vedere l’ondata di reazioni negative alla presentazione del libro del giornalista americano Tom Mueller (ospitata a Roma dalla Camera dei Deputati) dal titolo “Extravergininità” e che ha messo sul banco degli imputati l’olio extravergine d’oliva italiano. La presentazione del libro è stata preceduta nei giorni scorsi da un serie di 15 vignette pubblicate dal New York Times e ispirate dallo stesso libro, con le quali si dipinge l’Italia dell’olio come “un covo di truffatori”, gli organismi di controllo “incapaci di effettuare le necessarie verifiche”, i politici italiani come “soggetti incapaci di reagire perché semplicemente al soldo delle multinazionali” che perpetuerebbero quelle stesse frodi.
Il NYT ipotizza una rettifica
La prima presa di distanza è venuta dallo stesso giornale Usa che, come annunciato dal giornalista scrittore Tom Mueller nel corso della conferenza stampa alla Camera, ha ipotizzato una rettifica alle accuse formulate appena qualche giorno prima.
Prese di distanza anche nel mondo agricolo
Anche nell’ambito del mondo agricolo non sono mancate le prese di distanza a cominciare dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) che ha definito l’iniziativa del giornale americano “un insulto alla qualità dei prodotti made in Italy. Una generalizzazione sul fenomeno delle sofisticazioni che offende il lavoro onesto dei nostri agricoltori”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Consorzio dell’olio Dop Chianti Classico che ha scritto allo stesso giornale americano suggerendo un altro cartoon (visibile sia in italiano che in inglese) e che spiega in maniera più ampia di quanto fatto con le vignette pubblicate dal giornale Usa il percorso dell’extravergine italiano.
Accuse vaghe che screditano un intero settore
In particolare il direttore dell’associazione delle industrie olearie italiane aveva bollato le accuse come “troppo generiche” e aveva invitato a “non sparare nel mucchio ma, se si ha conoscenza, fare i nomi di aziende che si sono macchiate di truffe e sofisticazioni”. Un invito al quale, nel corso della presentazione del libro ha voluto rispondere il direttore dell’Unaprol (la principale organizzazione di produttori olivicoli italiani), Pietro Sandali. “I nomi ci sono – ha detto – e sono quelli di Sasso, Carapelli e Bertolli. Aziende che appartengono alla multinazionale spagnola Deoleo e che commercializzano dietro le etichette con nomi italiani olio d’oliva che è spesso una miscela di prodotti italiani, spagnoli e di altra provenienza”.
Un’accusa tutt’altro che infondata, ma che ha l’unico limite di non sollevare alcun coperchio su una truffa né tantomeno su una sofisticazione. L’indicazione dell’origine dell’olio infatti anche da parte di questi marchi soddisfa le regole Ue in materia.
Dura reazione dell’industria olearia italiana
Ma chi è davvero sobbalzato contro le accuse formulate dal NYT e dal libro di Mueller è l’industria olearia italiana che in una dura nota associata di Assitol e Federolio. Le due organizzazioni si sono dette “sconcertate dal fatto che una sede istituzionale come il Parlamento italiano venga utilizzato per promuovere, con la partecipazione di istituzioni e Autorità dello Stato, il libro di un autore ispiratore di un selvaggio attacco ai nostri prodotti, alle nostre istituzioni e al nostro Paese in generale”. Un atto d’accusa al mondo dell’industria – è stato ricordato – portato nell’ambito di un incontro al quale nessun rappresentante del mondo industriale è stato chiamato a partecipare. Assitol e Federolio hanno quindi chiesto “che si ponga un freno a questo indiscriminato gioco al massacro il cui unico risultato è danneggiare fortemente il Paese e che si intavolino confronti seri ed equilibrati aperti a tutti gli attori della filiera, industria compresa”.
LA NOTA STAMPA CONGIUNTA ASSITOL-FEDEROLIO
Vergognosa falsificazione del NYT sull’olio extravergine italiano. I produttori sconcertati mentre la Camera promuove l’autore
Proprio all’indomani della pubblicazione sul sito del New York Times delle grottesche vignette che gettano fango sull’intero comparto oleario italiano e discredito sulle Istituzioni del nostro Paese, oggi alla Camera dei Deputati l’ennesima presentazione del libro di Tom Mueller, alla base del vergognoso attacco del quotidiano americano.
Sconcerto di ASSITOL e FEDEROLIO – associazioni di categoria che rappresentano le circa 200 aziende del settore che alimentano l’economia italiana – che auspicano un sollecito confronto con il Ministero dello Sviluppo Economico.
Roma, 29 gennaio 2014 – È sconcertanteche una sede istituzionale come il Parlamento Italiano, per definizione chiamato a fare gli interessi del nostro Paese, venga utilizzato per promuovere – con la partecipazione di Istituzioni e Autorità dello Stato – il libro di un autore che è stato ispiratore di quel selvaggio attacco arrivato da oltreoceano diretto a gettare discredito sui nostri prodotti, sulle nostre Istituzioni e il Paese in generale.
“Italiani popolo di mafiosi e truffatori. 69% dell’olio proveniente dall’Italia e destinato agli Stati Uniti “tagliato” – neanche fosse una droga – e adulterato nel porto di Napoli. Enti preposti al controllo – come i Corpi Speciali dell’Arma dei Carabinieri – incapaci di fare quello per cui sono addestrati, ovvero contrastare le frodi, perché “si basano solo sull’odorato”. Istituzioni politiche conniventi che con la loro influenza impediscano che i truffatori siano indagati dalla legge”: questo è il quadro del nostro Paese dipinto dalle vignette infografiche pubblicate sul NYT sulla base dei testi di Tom Mueller.
Un quadro che offende – in modo assolutamente spregiudicato e probabilmente anche strumentale – l’Italia tutta, i principi della corretta informazione, l’intelligenza dei cittadini.E danneggia pesantemente l’immagine di tutto il settore produttivo oleario italiano, che, soprattutto grazie al patrimonio di know-how dell’industria del settore, negli anni e con il lavoro di tanti imprenditori onesti, è arrivato ad essere il numero uno nel mondo.
L’Italia, non dimentichiamolo, è il primo esportatore al mondo di olio di oliva in confezioni. L’industria olearia vale oggi oltre 1 miliardo di euro per la bilancia commerciale nazionale, grazie all’impegno delle oltre 200 aziende del settore, che riescono ad alimentare positivamente la nostra economia, occupando oltre 3.000 persone.
Quello dell’olio, dal punto di vista dei controlli a garanzia della salute dei consumatori, è uno dei settori più verificati e sicuri. Basti pensare che sono almeno 9 le Istituzioni e gli Enti preposti all’effettuazione delle verifiche e alla lotta alla frodi nel settore agroalimentare (ICQRF- Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentare, Corpo Forestale dello Stato, NAS-Nucleo Anti Sofisticazioni e NAC-Nucleo Antifrodi dell’Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane, ASL, Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale e Laboratori di Sanità Pubblica). Nel 2012 il solo ICQRF ha effettuato oltre 5.500 controlli, che hanno permesso di verificare l’attività di 4.000 operatori del settore per un totale di 8.000 prodotti sottoposti ad analisi e valutazioni.
Sulla base di queste premesse, quello che ASSITOL e FEDEROLIO chiedono a gran voce – congiuntamente e come rappresentati del 90% dell’industria olearia – è che si ponga un freno a questo gioco indiscriminato al massacro, il cui unico risultato è danneggiare fortemente il Paese, e che si intavolino confronti seri ed equilibrati– anche su tematiche delicate come quelle delle frodi – che siano aperti a tutti gli attori del mondo oleario, industria compresa.
È infatti alquanto singolare che nell’appuntamento di oggi alla Camera dei Deputati siano stati invitati a contribuire con i loro interventi le Istituzioni nelle persone degli Onorevoli Mongiello e Oliverio, il mondo produttivo con la rappresentanza del Direttore Generale Unaprol Sandali, il Vice Comandante dei NAS De Franceschi e la giornalista Milena Gabbanelli. Mentre nessuno che potesse rappresentare “la voce dell’industria” è stato invitato, anche solo a partecipare in platea. Un fatto ancor più singolare se si considera che il libro di Tom Mueller mette “sotto inchiesta” l’industria olearia italiana, alla quale non è stata neanche riconosciuta la dignità di poter dire la sua in un confronto che la coinvolge in prima persona.
È incredibile constatare come si sia pronti a cavalcare sensazionalismi mediatici, ad avallare generalizzazioni e banalizzazioni, che hanno come unico risultato quello di mettere alla berlina e compromettere un intero settore dell’economia italiana. E quando ci accorgeremo che tutto questo sarà andato a vantaggio dei produttori di olio di altri Paesi, magari americani come Mueller, sarà tardi.
Di fronte alle totali falsità delle informazioni contenute nella infografica del NYT, neanche gli Stati Uniti hanno potuto esimersi dal reagire. La stessa North American Olive Oil Association ha pesantemente criticato, con una nota ufficiale, quanto pubblicato dal NYT, ritenuto profondamente diffamatorio, poiché contenente affermazioni e dati assolutamente falsi, utilizzati in maniera del tutto irresponsabile, solo per alimentare scandali mediatici e creare panico nei consumatori, a solo vantaggio di vendite di libri e occasioni di visibilità.
Di fronte al proliferare dei continui attacchi, spesso superficiali e strumentali, di un settore che – con le sue imprese, l’impiego diretto e l’indotto – apporta un valore significativo all’economia italiana, ASSITOL e FEDEROLIO sono a richiedere un incontro urgente con il Ministero dello Sviluppo Economico per discutere di iniziative a tutela dell’industria olearia italiana.
Il Sole 24 Ore e Assitol-Federolio – 30 gennaio 2014