IL RIVM prende ufficialmente le distanze dall’opinione provvisoria di EFSA sul PFOA nella catena alimentare e considera un eventuale riesame della propria valutazione fatta nel 2016 sulla base del nuovo parere EFSA previsto per fine 2019.
L’Istituto Olandese per l’Ambiente e la Salute – RIVM illustra i motivi per cui non ritiene di seguire l’opinione formulata da EFSA a metà dicembre sul rischio della presenza di PFOA negli alimenti L’opinione EFSA, infatti indica un valore guida provvisorio per la salute riferito al PFOA 15 volte inferiore a quanto indicato dal RIVM nel 2016, laddove convertito da base settimanale a base giornaliera (0,8 vs 12,5 ng/kg peso corporeo per giorno). Le divergenze scientifiche con EFSA non riguardano solo il RIVM, ma in maniera meno netta sono evidenziate anche dall ’Agenzia della Protezione Ambientale Danese, e dall’Istituto Federale Tedesco per l’analisi del Rischio – BfR, come riportato nelle minute della discussione sull’opinione EFSA.
La provvisorietà di tale valore guida di EFSA, unitamente ad alcune critiche mosse alle basi scientifiche su cui EFSA ha basato la propria opinione, porta il RIVM a non considerare una revisione del parere nazionale rilasciato nel 2016, al momento. Si resta in attesa del parere EFSA previsto per fine 2019, in cui si valuterà in modo più complessivo e non più provvisorio l’esposizione alimentare a più composti per- e poli-fluorurati, laddove siano a disposizione sufficienti evidenze scientifiche sugli effetti tossici in animali e/o negli esseri umani. Nel frattempo il RIVM rinnova l’intenzione di collaborare con EFSA laddove possibile.
Il RIVM nel 2016 ha anticipato la valutazione di rischio per il PFOA, sulla spinta dell’esposizione di alcuni cittadini olandesi residenti nelle vicinanze di un impianto di produzione di PFOA, poi convertitosi alla produzione di GenX, di proprietà DuPont e successivamente Chemours nella città di Dordrecht. In particolare il RIVM ha preso in considerazione la via di esposizione aerogena, e alimentare, attraverso il consumo di acqua e di vegetali prodotti in loco, e sulla base del proprio valore guida per la salute umana, ha emanato delle raccomandazioni su quelle che possono essere considerate le massime concentrazioni ammissibili nell’aria, nel terreno agricolo, e nell’acqua. Tali raccomandazioni, si sottolinea, sono ancora valide.
Pur mantenendo alta l’attenzione sul PFOA, inserito tra le sostanze di fortissima preoccupazione (SVHC) nell’ambito del Regolamento Reach, per la persistenza ambientale, capacità di bio-accumulo nell’uomo, gli effetti tossicologici sulla sfera riproduttiva, e la sospetta cancerogenicità, in base alla modalità e all’estensione a cui le persone risultano esposte a questa sostanza, il RIVM ha ritenuto muovere i seguenti appunti nel metodo alla base dell’opinione EFSA:
A) RIVM continua a ritenere che gli articoli scientifici epidemiologici riguardanti gli effetti del PFOA sulla popolazione esposta non contengano dati sufficienti per derivare un valore guida per la salute umana. B) Inoltre, non è chiaro se e in quale estensione sia l’esposizione a PFOA e ad altri PFAS presenti, a causare i cambiamenti evidenziati negli studi epidemiologici, cambiamenti basati su un innalzamento del colesterolo totale ematico. C) Da ultimo, c’è discordanza sulla metodologia utilizzata per derivare il valore guida dall’analisi dei dati disponibili.
In questo, RIVM tuttavia ritiene che considerare gli studi epidemiologici per associare l’esposizione a sostanze, con gli effetti sulla salute delle persone sia un approccio assolutamente di valore e da perseguire, anche se al momento, in quanto innovativo, richiede uno sviluppo della messa a punto della metodologia.
In caso di valutazioni divergenti, la loro composizione tra EFSA e il RIVM deve avvenire secondo i meccanismi previsti dal pacchetto legislativo della Unione Europea in materia di legislazione alimentare di recente approvazione al Parlamento Europeo
Risulta inusuale che il RIVM prenda una posizione divergente rispetto ad un parere EFSA, posizione da considerare attentamente alla luce dei criteri di trasparenza, indipendenza e di autorevolezza scientifica in cui si riconoscono sia EFSA che RIVM.
Nel frattempo, US-EPA ha rilasciato lo scorso novembre 2018 un metodo aggiornato per la determinazione di PFAS tra cui ADONA e GenX nelle acque potabili, in cui i livelli minimi residuali da determinare vengono proposti a 0,82 ng/L per il PFOA e a 2,7 ng/L per il PFOS, circa 5 – 10 volte inferiori a quanto attualmente quantificato a livello regionale.
A livello nazionale, di certo non mancano elementi di conoscenza e competenze per entrare in merito al dibattito aperto a tutti i livelli. Esiste una posizione italiana alla luce della valutazione dei dati sulla contaminazione degli alimenti e nelle acque potabili in Veneto, affidata ad EFSA? Un augurio di impegno per il 2019.
Le immagini:
Logo RIVM,
foto impianto Dordrecht Olanda,
foto campionamento verdure orti locali Olanda,
tabella dei limiti di rilevazione e dei livelli minimi residuali da determinare dei principali PFAS nell’acqua potabile (HPFO-DA = GENX) indicati da US-EPA nel novembre 2018.
A cura redazione Sivemp Veneto
7 gennaio 2019