Approvazione nella nottata di giovedì da parte del Consiglio dei ministri. Via libera dal Quirinale già nella serata di ieri, con pubblicazione lampo in Gazzetta. Se la gestazione del decreto sulla «spending review» è stata laboriosa, al pari della sua approvazione, l’iter di trasmissione del testo da Palazzo Chigi al Colle è stato questa volta rapidissimo.
Segno chiaro ed evidente della comune volontà di Giorgio Napolitano e Mario Monti di chiudere nel più breve tempo possibile questo primo tempo dell’impegnativa partita dei tagli alla spesa pubblica. In occasione di gran parte dei provvedimenti varati negli ultimi mesi dal governo (ma la prassi è stata seguita parimenti dal precedente esecutivo), sono trascorsi diversi giorni dal via libera formale da parte del Consiglio dei ministri, per la definizione esatta del testo e delle relative coperture finanziarie. Ora si è scelta la strada della massima rapidità. Ulteriore conferma della solidità dell’asse che si è creato in questi mesi tra il Governo e il Quirinale.
L’input di Napolitano, espresso a Monti già in margine alla riunione del Consiglio supremo di Difesa al Quirinale mercoledì scorso, è stato di fare in fretta e bene evitando di penalizzare settori fondamentali per il futuro del Paese, come ricerca e istruzione. Poi una volta ascoltata l’esposizione preliminare dei contenuti salienti del decreto, Napolitano ha nuovamente invitato Monti a procedere con determinazione, ben consapevole delle inevitabili resistenze e reazioni che sarebbero seguite all’approvazione del decreto.
Il lunghissimo Consiglio dei ministri, conclusosi a tarda notte, il perfezionamento del decreto con la “bollinatura” della Ragioneria con l’invio già nel pomeriggio al Quirinale del testo sono stati altrettanti passaggi attentamente “vigilati” dal Colle, che ha visionato nel dettaglio le misure contenute nel provvedimento fin dalla prima stesura, e poi nei successivi aggiustamenti. Il pressing di Napolitano è servito certamente a evitare che sulla ricerca e l’istruzione la scure dei tagli si abbattesse in modo indiscriminato. Vigilanza anche per quel che riguarda la nuova norma sull’accorpamento delle Province, in base alla quale si dovrebbe pervenire al loro sostanziale dimezzamento.
Quando si interviene sulla spesa pubblica, il coro delle proteste, delle rivendicazioni, più o meno motivate, è normalmente corposo. Il rapidissimo via libera al decreto è servito, quanto meno, ad evitare che gran parte di queste proteste finisse per investire proprio il Colle, con richieste più o meno dirette a Napolitano perché non promulgasse il decreto.
Del resto da tempo Napolitano insiste sulla necessità di intervenire sui meccanismi che governano la spesa pubblica nel nostro Paese, con l’obiettivo di eliminare sprechi, duplicazioni. Contenere ma senza «usare il machete», ha osservato lo scorso 29 maggio, e senza penalizzare ulteriormente la decisiva componente degli investimenti produttivi. In poche parole, per il presidente della Repubblica occorre evitare di seguire nuovamente la logica dei tagli lineari, che finiscono per penalizzare in modo uniforme tutte le tipologie di spesa, senza alcuna distinzione. In sostanza – ripete il Capo dello Stato – pur in presenza dell’inevitabile rigore nella gestione della finanza pubblica, occorre in una prospettiva di breve periodo immaginare un percorso di riqualificazione della spesa pubblica. Investimenti in ricerca e innovazione, prima di tutto, istruzione e cultura: asset fondamentali per il futuro del Paese.
Il decreto varato dal Governo segue un’altra logica, che è prevalentemente quella di evitare il prospettato aumento dell’Iva, attraverso una prima tranche di tagli strutturali alla spesa corrente. Ora vi è da attendersi un dibattito parlamentare certamente acceso. Anche in questo caso il fattore tempo appare decisivo, e le tensioni sono tutt’altro che archiviate, come mostra la nuova impennata dello spread ieri a quota 470 punti base.
ilsole24ore.com – 7 luglio 2012