a lobby degli evasori non ha ragione sociale o nomi e cognomi dichiarati, ma di certo ha esultato alla notizia del condono infilato nel decreto bollette. Non è l’unica ad aver festeggiato nei primi cinque mesi del governo Meloni. Martedì è toccato agli agricoltori, che hanno ottenuto quello che chiedevano sui cibi sintetici, e ai commercianti contrari alla liberalizzazione dei saldi. Prima di loro, nelle settimane scorse, era successo a tanti altri: gli intramontabili balneari (niente gara per gli stabilimenti), i tassisti (il settore resta ingessato e le app penalizzate), gli ambulanti (avanti piano con i bandi per le concessioni). A perdere è sempre il cittadino: la concorrenza significa meno corporazioni, condizioni migliori e prezzi più bassi.
GLI AGRICOLTORI
Parte lo stop alla carne sintetica ha vinto il pressing di Coldiretti
No alla carne sintetica. L’Italia vieta la produzione e la commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici. Il governo ha approvato un disegno di legge che va incontro alle richieste di Coldiretti e delle altre confederazioni dell’agricoltura e del food. Palazzo Chigi nega che ci sia un atteggiamento persecutorio, e lo stop nasce anche per escludere effetti negativi sulla salute. Allo stesso modo, secondo il governo, la guerra ai cibi sintetici serve a tutelare il patrimonio agroalimentare del Paese e quindi anche le imprese e l’occupazione. In caso di violazione delle norme, le multe sono pesanti: sono previste sanzioni amministrative da un minimo di 10 mila fino ad un massimo di 60 mila euro, ovvero fino al 10% del fatturato totale annuo. Esulta la Coldiretti: «Lo stop al sintetico salva 580 miliardi di Made in Italy. Il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia». Lo schema di disegno di legge del governo, ha commentato il presidente della confederazione Ettore Prandini, «risponde alle richieste di mezzo milione di italiani che hanno firmato la petizione che abbiamo promosso per salvare il Made in Italy».
I NEGOZIANTI
Lo stralcio dei saldi senza limiti piace a parte dei commercianti
Dopo le proteste dei commercianti, il governo ha stralciato la liberalizzazione dei saldi dal ddl Concorrenza. Le associazioni dei commercianti hanno chiesto e ottenuto dall’esecutivo di avviare un tavolo di confronto per evitare che l’ipotesi dei saldi liberi possa manifestarsi nuovamente. Il governo avrebbe voluto consentire la liberalizzazione totale delle vendite promozionali nei negozi, anche a ridosso della stagione dei saldi, mentre oggi sono richiesti almeno 30 giorni di distanza tra le date. In più, l’intenzione era quella di sottrarre alle Regioni la disciplina dei periodi e della durata delle liquidazioni e delle vendite di fine stagione, in nome della semplificazione delle attività commerciali. Progetto che è stato bloccato dall’insorgere dei commercianti. Confesercenti spiega: «Liberalizzare i saldi voleva dire creare una deregulation che avrebbe finito per favorire solo le grandi catene e il commercio online che possono investire somme cospicue, cannibalizzando i prodotti di qualità». Per l’Unione nazionale consumatori, invece, la difesa della lobby dei commercianti è «un autogoal» che limita le vendite e i consumi.
Esultano tassisti e ambulanti che restano senza concorrenza
I tassisti sono un’altra categoria che la premier Giorgia Meloni non vuole scontentare. Da anni si dibatte su come aumentare le corse e le licenze, magari lasciando che le grandi città italiane si affidino a nuove società come Uber, che in tutto il mondo garantiscono maggiore concorrenza e un tassametro meno salato. L’estate scorsa la proposta di Mario Draghi di voler aprire il mercato della auto bianche fece scoppiare una rivolta nel centro di Roma, con decine e decine di tassisti che cinsero d’assedio Palazzo Chigi e le vie del centro della capitale, sfiorando lo scontro con la polizia. Per i tassisti, nella bozza della nuova legge sulla Concorrenza non c’è nulla. C’è invece qualcosa che riguarda gli ambulanti, anche se le gare che vengono previste per evitare l’infrazione Ue fissano dei criteri a vantaggio degli attuali titolari delle concessioni. Le licenze, inoltre, potranno essere prorogate fino al termine del 2024. Le associazioni degli ambulanti hanno chiesto un incontro al ministro delle Imprese Adolfo Urso e attaccano: «Siamo allibiti, chiediamo certezza sulle concessioni, altrimenti nessuno investirà più».
LE CONCESSIONI
Rinvio del decreto sulle spiagge l’eterna resistenza dei gestori
Il Milleproroghe ha rinviato di un anno le attuali concessioni balneari (fino al 31 dicembre 2024) e ha rimandato di cinque mesi (da fine febbraio a fine luglio) il decreto legislativo che prevede la mappatura aggiornata delle concessioni. Il pressing dell’Europa che chiede le gare è forte, la premier Meloni vorrebbe un’intesa per non andare allo scontro con Bruxelles, ma Forza Italia e Lega difendono i titolari degli stabilimenti. Sul tavolo ci sono due ipotesi. La prima è verificare se c’è scarsità di spiagge tramite la mappatura. La tesi del centrodestra è che non ci sia scarsità del bene perché ci sono migliaia di chilometri di spiagge inutilizzate da mettere all’asta. Se così fosse la direttiva Bolkestein non si applicherebbe.
La seconda ipotesi è quella del “doppio binario”, dove tutte le concessioni in essere prima del 2009, anno di recepimento della direttiva Bolkestein in Italia, non vengono considerate, mentre per quelle successive è prevista la messa a gara. Alla fine, gli unici delusi tra le categorie sono i benzinai, che hanno perso il braccio di ferro con la politica e dovranno esporre sui cartelloni il prezzo medio dei carburanti.
La Stampa