Una sentenza dell’Eurotribunale di Lussemburgo frena l’avanzata in Europa degli organismi geneticamente modificati (Ogm) e rimette in discussione la linea favorevole della Commissione europea presieduta dal portoghese Josè Manuel Barroso.
In particolare gli eurogiudici hanno bocciato l’autorizzazione dell’istituzione di Bruxelles alla coltivazione e commercializzazione della famosa «superpatata» transgenica Amflora, che è brevettata e prodotta dalla multinazionale chimica tedesca Basf. Alla Commissione Barroso è stato contestato di non aver tenuto conto nella procedura dei pareri discordanti nella definizione finale del giudizio positivo dell’Autorità Ue per la salute alimentare (Efsa), che era stato alla base del via libera.
Amflora fu ribattezzata «superpatata» perché contiene in dose massiccia la particolare componente di amido redditizia per gli usi industriali. Nel 2007 divenne un caso politico e mediatico in Europa, non solo nei Paesi del Nord, dove il consumo di patate può essere equiparato a quello della pasta in Italia. I ministri dell’Agricoltura dell’Ue si spaccarono in tre diversi schieramenti più o meno equivalenti. La Germania appoggiava gli interessi della Basf e guidava il fronte dei favorevoli. L’Italia era schierata con i contrari. Alla fine fu impossibile trovare una maggioranza per l’approvazione o per il blocco. La decisione passò alla Commissione europea secondo il contestatissimo sistema della «comitatologia», che sostanzialmente attribuisce tutti i poteri all’euroburocrazia. La discussa approvazione arrivò nel 2010 dall’allora neo-commissario alla Salute John Dalli, poi dimissionato per uno scandalo di presunti 60 milioni di euro di tangenti per eliminare il divieto sul tabacco da masticare nella direttiva Ue anti-fumo. L’Ungheria, appoggiata da altri Paesi membri, ritenendo che la patata transgenica generasse rischi per la salute umana e animale come per l’ambiente, è ricorsa all’Eurotribunale. E si è vista dare ragione.
Gli ambientalisti hanno esultato. Soddisfazione l’hanno espressa anche le principali associazioni di coltivatori italiani, che contestano gli Ogm in agricoltura (anche perché possono contaminare le produzioni tipiche, tradizionali o biologiche). La Coldiretti ha ricordato i sondaggi che indicano otto italiani su dieci contrari al cibo geneticamente modificato. I coltivatori Cia sostengono che 5 mila prodotti tipici, «spina dorsale dell’enogastronomia italiana», verrebbero messi a rischio dalla diffusione degli Ogm. In gran parte dell’Europa l’attitudine è simile. Il primo tentativo di coltivare la superpatata in Irlanda fu abbandonato per una insurrezione degli agricoltori locali. La Basf dovette trasferire la sperimentazione nella Repubblica Ceca. Già l’anno scorso ha preso atto che i consumatori europei non gradiscono il cosiddetto «cibo Frankenstein», trasferendo il settore biotech negli Stati Uniti.
La Commissione europea può ricorrere contro il giudizio dell’Eurotribunale entro 60 giorni, ma un portavoce ha rinviato ogni valutazione a dopo l’analisi della sentenza. L’effetto Amflora potrebbe ora frenare anche l’approvazione in corso di mais geneticamente modificato, chiesta da multinazionali Usa della chimica.
Ivo Caizzi – Corriere della Sera – 14 dicembre 2013