di Federico Furbini. Una famiglia spende soldi che non ha pur di vivere in affitto, mentre possiede alcuni immobili vuoti poco lontano. Che consiglio le dareste? Se la risposta sembra ovvia, va detto a difesa di Carlo Cottarelli che si trova di fronte a un dilemma più intrattabile di così: la famiglia dei ministeri italiani, di cui si occupa il nuovo commissario per la spending review, pur di risiedere in immobili in affitto non esita a contrarre debiti fuori bilancio. Questi ultimi valevano un miliardo di euro nel 2011, l’ultimo anno per il quale esistano dati consultabili e ufficiali. Nel frattempo, il Demanio dello Stato gestiva immobili inutilizzati di sua proprietà per un valore di vari miliardi di euro. Magari tutto ciò suona poco logico, del resto però la definizione della Ragioneria dello Stato su ciò che sono i debiti fuori bilancio lascia pochi dubbi
«Si tratta di debiti di cui, al momento della loro formazione, non vi è alcuna evidenza contabile nel bilancio dello Stato per il fatto che l’amministrazione ha assunto obblighi per una somma superiore alle effettive risorse finanziarie a disposizione», scrivono i tecnici di via XX Settembre. I quali aggiungono: «Trattandosi di transazioni mai registrate in bilancio, non sono rilevate nelle statistiche sul debito pubblico ma rinviano gli oneri a esercizi successivi». In altri termini, i debiti vengono nascosti sotto la linea dell’ufficialità e scaricati sugli anni a venire. Quando magari sarà qualcun altro a doversene occupare.
I dicasteri italiani ricorrono a questa tecnica in abbondanza. Solo nel 2011, a dati della Ragioneria, il ministero dell’Interno ha contratto debiti fuori bilancio per 476 milioni di euro, la Difesa per 235, la Giustizia per 119, lo stesso ministero dell’Economia per 94 e il ministero del Lavoro per 21. Nel suo rapporto, la Ragioneria osserva che accumulare debiti fuori bilancio «incide sulla trasparenza, inficia la programmazione delle risorse e riduce la capacità di controllo della spesa».
Forse però il passaggio che aiuta meglio a capire è quello sulla genesi di queste pratiche impensabili per qualunque impresa dotata di istinto di sopravvivenza. I debiti fuori bilancio, spiega la Ragioneria, si fanno quando si elimina un versamento ma non le funzioni che esso finanzia. Queste procedono inesorabilmente e prima o poi qualcuno dovrà pagare: è l’eredità dei tagli lineari spesso praticati negli ultimi anni di governo di Silvio Berlusconi in cui, si legge, «i risparmi sono conseguiti solo nominalmente con la riduzione degli stanziamenti, ma non in modo strutturale».
Alcuni esempi? Nel 2011, i ministeri italiani hanno contratto debiti fuori bilancio per 26 milioni di euro solo per pagare la Tarsu e altre tasse sui rifiuti urbani. Il Guardasigilli ne ha fatti 48 solo per «intercettazioni e altre spese di giustizia». Il governo nel suo complesso 31 per «noleggio, leasing e esercizio mezzi di trasporto (incluso carburante)», ovviamente sempre fuori bilancio.
Il caso che però ha più attratto l’attenzione di Cottarelli è probabilmente quello degli affitti. Da solo il ministero dell’Interno nel 2011 ha creato 176 milioni di debiti fuori bilancio per locazioni di immobili, contro venti milioni di tutti gli altri dicasteri sommati insieme. Secondo i dati della Ragioneria, circa i quattro quinti della spesa per affitti sostenuto dal Viminale si fa attraverso debiti fuori bilancio. Per certi versi è del tutto normale che l’Interno abbia bisogno di mura e un tetto sulla testa: deve ospitare le Questure, le articolazioni territoriali delle forze dell’ordine, le carceri, le residenze dei collaboratori di giustizia e molto altro.
Per Cottarelli resta però da capire come sia possibile spendere tanto solo in affitti, e per di più senza che ciò emerga nelle statistiche ufficiali dell’indebitamento. Il commissario per la spending review su questo dossier sta già lavorando su due fronti. In primo luogo, grazie all’aiuto di un ufficio ad hoc nel palazzo del ministero dell’Economia, sta verificando i costi standard delle locazioni nelle varie città d’Italia. Ufficialmente oggi i ministeri nel complesso spendono in affitti di circa 750 milioni di euro l’anno, senza contare gli enti decentrati, la sanità pubblica e le società partecipate dallo Stato. Il sospetto — o la certezza — è che in molti casi i contratti siano stati fatti a prezzi superiori al mercato a favore dei notabili locali che possiedono i palazzi. Questi contratti sono spesso di durata lunghissima, anche trentennale, ma lo Stato può sempre rescinderli con un breve preavviso.
Poi appunto c’è il capitolo dei palazzi pubblici inutilizzati. Cottarelli ha chiesto a Stefano Scalera, direttore dell’Agenzia del Demanio, un quadro sugli immobili nei quali possano traslocare gli uffici ministeriali. Ad oggi esistono palazzi vuoti del Demanio per un valore di circa cinque miliardi di euro, benché non tutti utilizzabili subito. La ricognizione tecnica comunque procede spedita. Tra non molto, dare un (vero) taglio agli sprechi dello Stato inquilino sarà una scelta puramente politica.
Repubblica – 16 dicembre 2013