«Siamo stati costretti a firmare un’intesa amara per evitare manovre più pesanti. Il governo aveva minacciato di toglierci l’incasso dell’Irap e dell’Iva…». Il vice presidente della Regione Gianluca Forcolin è sulla strada del ritorno da Roma, dove ha preso parte alla Conferenza Stato-Regioni dedicata alle misure per il contenimento della spesa pubblica. E non porta con sé buone notizie.
Il Veneto patirà quest’anno un taglio ai trasferimenti di circa 44 milioni e Forcolin fa di conto: 18,4 milioni, la parte più consistente, saranno sforbiciati dal budget del sociale, 8,7 milioni dall’edilizia sanitaria, 5,8 milioni dal trasporto pubblico, 4,5 milioni dalla non autosufficienza, 3,4 milioni dall’acquisto dei libri di testo; e poi ancora 1,4 milioni impatteranno sugli aiuti agli inquilini morosi, 700 mila euro sull’agricoltura e la manutenzione delle foreste, 500 mila euro all’edilizia scolastica e 400 mila euro per il miglioramento genetico del bestiame.
Si riaccende dunque lo scontro tra Venezia e Roma: «Nonostante il referendum abbia bocciato la riforma costituzionale – attacca Forcolin – il governo strangola la Regioni, tagliando drasticamente i trasferimenti. Ormai siamo al capolinea istituzionale. Lo Stato, dopo aver svuotato le casse dei Comuni e delle Province, ora prova a fare lo stesso con quelle delle Regioni pur di sopravvivere con i suoi ministeri. Misure criminali in un momento di emergenza come quello che stiamo attraversando, perché non ce le risparmiano ricorrendo ai tanto sbandierati soldi recuperati dall’evasione fiscale?». Replica il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta: «I numeri di Forcolin sono corretti ma il vice presidente si scorda di sottolineare un piccolo dettaglio: sarebbero dovuti essere di gran lunga peggiori. Questi tagli rientrano infatti in un piano pluriennale di contenimento della spesa pubblica messo a punto a suo tempo dal Governo Monti. Noi avremmo potuto dire: quello è e quello rimane. Invece il nostro Governo ha scelto di ridurre l’impatto sui conti delle Regioni. Che difatti hanno dato il via libera all’unanimità».
Sempre in tema di finanze regionali va registrata la gara andata deserta per l’accensione di un mutuo da 41,9 milioni che Palazzo Balbi avrebbe dovuto destinare per metà al trasporto pubblico locale e per metà alla lotta al dissesto idrogeologico. Alle condizioni imposte dal mercato, rese ancor più rigide dai paletti messi da Bankitalia, nessun istituto di credito intende prestare soldi alla Regione, anche se il rientro del capitale è assicurato. «Se Bankitalia ce lo permetterà proveremo a indire una nuova gara a condizioni più vantaggiose, altrimenti ci rivolgeremo a Cassa Depositi e Prestiti o alla Banca Europea degli Investimenti» chiosa Forcolin.
A rinfocolare lo scontro tra la Regione e il Governo ci ha pensato poi la (scontata) decisione di quest’ultimo, su proposta del ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa, di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge che riconosce i veneti come «minoranza nazionale», come già anticipato dalla senatrice dem Laura Puppato. La legge, secondo il ministro, «eccede dalle competenze regionali e viola vari principi costituzionali», da quelli che riservano alla legislazione statale l’attuazione dei trattati e delle convenzioni internazionali a quello che pone in capo al legislatore statale l’individuazione delle minoranze da tutelare e il modo in cui farlo. S’infuria il leghista Riccardo Barbisan, che della legge fu relatore in aula: «È l’ennesima prova che Roma vuole tenerci sudditi, ignorando la storia e la tradizione di un grande popolo come è quello Veneto. Ma non riusciranno a soffocare la nostra voglia di libertà».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 12 febbraio 2017