Negli ultimi anni in Europa e in altri Paesi del mondo sono stati segnalati numerosi fenomeni di mortalità delle api o di spopolamento degli alveari, che in alcuni casi hanno assunto aspetti particolarmente preoccupanti. Oggi gli addetti al settore concordano sul fatto che non esista un’unica causa alla base di questi fenomeni di morie, ma che siano piuttosto coinvolti diversi fattori che possono agire singolarmente, contemporaneamente o in sinergia. Le ricerche svolte finora hanno messo in evidenza che i fattori di rischio più probabili sono: i trattamenti fitosanitari; le malattie delle api; le pratiche apistiche; l’andamento climatico. I trattamenti fitosanitari sono particolarmente critici e rilevanti, soprattutto quelli effettuati in primavera-estate nelle aree a coltivazione intensiva. Nel 2009, in risposta alla significativa mortalità di colonie di api segnalata nell’anno precedente, è stata istituita in Italia una rete di monitoraggio a livello nazionale (www.reterurale.it).
Per conoscere lo stato di salute degli alveari e rilevare, attraverso le opportune segnalazioni, la consistenza e le possibili cause dei fenomeni di mortalità. La rete di monitoraggio è stata istituita nell’ambito del progetto “ApeNet: ricerca e monitoraggio in apicoltura”, finanziato dal MiPAAF” e coordinato dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura – Api (CRA-API), dal Dipartimento di Scienze Agroambientali dell’Università di Bologna e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
La rete di monitoraggio comprendeva inizialmente circa 100 apiari distribuiti su quasi tutto il territorio italiano, per poi diventare 300, pari a circa 3.000 alveari, nel 2014 con il progetto BeeNet.
Questi progetti hanno permesso di valutare lo stato di salute degli alveari in Italia attraverso osservazioni e rilevazioni di campo e analisi di laboratorio rivolte ad individuare agenti patogeni e sostanze chimiche e a studiare episodi di mortalità delle colonie di api.
Risultati
Le colonie sono state visitate e campionate quattro volte l’anno (dopo l’inverno, in primavera, durante l’estate e prima dell’inverno) per raccogliere campioni per la ricerca di patogeni e per analisi chimiche e polliniche.
Il monitoraggio ha permesso di osservare che:
-la prevalenza di Nosema ceranae, fungo unicellulare le cui spore possono essere rilevate solo attraverso l’uso del microscopio, variava in media dal 47 al 69% nel 2009 e dal 30 al 60% nel 2010, con una marcata variazione stagionale;
-i virus più diffusi sono stati il virus della cella reale nera (BQCV), il virus delle ali deformi (DWV) e il virus della covata a sacco (SBV);
.i pesticidi più frequentemente rilevati in tutte le matrici dell’alveare, quali api, cera, pane delle api (polline raccolto, lavorato e depositato dalle api nelle celle ed utilizzato per nutrire la covata), sono stati gli organofosfati e i piretroidi, come coumaphos e tau-fluvalinate;
-il prodotto dell’alveare più frequentemente contaminato da pesticidi è stata la cera d’api, con il 40% dei campioni positivi; nel 13% di questi sono stati rilevati residui multipli;
-sono risultati contaminati da pesticidi il 27% dei campioni di pane delle api e il 12% dei campioni di api.
Le perdite di colonie nel 2009/2010 sono state in media il 19%, senza rilevanti differenze tra le regioni italiane. Nel 2009 la presenza in autunno del virus delle ali deformi (DWV) è risultata correlata positivamente con la perdita di colonie. Analogamente, la mortalità degli alveari è risultata più elevata nelle colonie infette da BQCV nel primo e nel secondo controllo dell’anno.
Nel 2010 le perdite di colonie sono risultate correlate in modo significativo alla presenza di pesticidi nelle api durante il secondo periodo di campionamento dell’anno. Nel biennio 2009/2010 i tassi di mortalità delle colonie sono risultati correlati positivamente alla percentuale di terreno agricolo circostante gli apiari.
Conclusioni
La rete di monitoraggio nazionale degli alveari Apenet ha evidenziato la consistente presenza di Nosema ceranae, con una marcata variazione stagionale. Questi dati hanno colmato una carenza di informazioni in merito a questo patogeno delle api endemico sul territorio nazionale ed europeo.
Dei sette virus più conosciuti, BQCV, DWV e SBV sono risultati quelli maggiormente presenti anche se non associati a manifestazioni cliniche di malattia. Gli altri virus studiati (virus della paralisi acuta, ABPV; virus della paralisi cronica, CBPV; Virus Kashmir KBV; virus israeliano della paralisi acuta IAPV) sono risultati presenti ma con una bassa prevalenza.
Lo studio ha riscontrato pesticidi in tutte le matrici dell’alveare esaminate (api, cera, pane delle api); inoltre, i tassi di mortalità delle colonie sono risultati correlati positivamente alla percentuale di terreno agricolo circostante gli apiari.
Grazie alla rete di monitoraggio Apenet si è quindi evidenziato quanto sia importante un uso del suolo che tenga in considerazione la salute delle api.
Per approfondire
I risultati completi del progetto sono stati pubblicati nella rivista scientifica internazionale PLOS One
Fonte Izsve – 21 giugno 2016