Il Corriere della Sera. È finita l’emergenza. Si torna tutti in ufficio? «Dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici gran parte ha continuato a lavorare sempre in presenza: la sanità, le forze dell’ordine. La scuola sta per ripartire. Adesso è bene che anche tutti gli altri tornino, per sostenere la ripresa del Paese», dice il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Ma a margine del forum The European House-Ambrosetti annuncia che lo smart working non sarà abolito: «Resterà per una quota fino al 15%». La ripresa — spiega — è sospinta anche dal superbonus 110% nell’edilizia, che ha avuto una forte accelerazione grazie alle semplificazioni burocratiche dal governo Draghi con il decreto 77. Tanto che se si va avanti così si rischia di finire in anticipo i 18 miliardi stanziati.
Della crescita del Pil, spiega Brunetta, la diffusione del green pass e, «se non bastasse» eventualmente anche l’obbligo vaccinale per legge, è un elemento chiave: «È una storia di successo italiano, europeo. Si tratta ora di estenderla a tutto il mondo del lavoro pubblico e privato, come una sorta di passaporto di libertà e sicurezza». Nel pubblico, innanzitutto. «Il Paese sta crescendo al 6%: dentro questa crescita ci sono consumi, investimenti, produzione industriale, esportazioni, c’è un Paese che comincia ad avere un metabolismo forte e dinamico dopo il lockdown. La burocrazia è altrettanto importante per lo sviluppo. E tornare al lavoro in presenza è una necessità di buon senso. Io vorrei che la burocrazia accompagnasse la crescita, che fosse un catalizzatore della ripresa».
L’esempio da seguire per il ministro è quello del superbonus 110%: «Grazie al lavoro di semplificazione che abbiamo svolto il 110% è in pieno boom. Al 31 agosto sono arrivate 37 mila domande, oltre 13 mila in più da fine giugno, che valgono oltre 5,7 miliardi di investimenti. Se continua ad andare bene così — e che non mi ascolti il ministro Daniele Franco — non dico che a fine anno avremo saturato tutte le risorse destinate a questo bonus, ma vedremo un tiraggio enorme. Ci sono 18 miliardi fino alla fine del 2022. E sappiamo tutti che un euro di spesa nell’edilizia ha un impatto multiplo sul Pil».
C’è piuttosto un problema all’orizzonte: le strozzature che già si vedono nel far partire i cantieri. Brunetta non nasconde la preoccupazione: «C’è un problema di prezzi e di tempi di fornitura delle materie prime. Le ristrutturazioni potrebbero costare di più. Bisogna capire se è una bolla, che non ha bisogno di interventi, o se invece è una tendenza che porta a un aumento strutturale dei prezzi o a un ritardo strutturale delle forniture. Se così fosse, occorrerebbe ovviamente riflettere sul futuro. Stiamo monitorando con attenzione. Se è una bolla, finirà».
Sul tavolo
ci sono
le questioni
di garanzia
legate alla
disconnes-sione e alla produttività
Il ritorno in ufficio servirà anche a un’altra impresa titanica: «Smaltire le montagne di arretrati, che non sono stati ovviamente smaltiti durante lockdown e smart working, e i nuovi arretrati che si accumulano. Aiuta in questo senso il decreto legge sul reclutamento nella Pa convertito in legge dal Parlamento a inizio agosto: grazie allo sblocco del turnover e al Pnrr stanno arrivando decine di migliaia di nuovi assunti, al Mef, alla Giustizia, nei Comuni. A maggior ragione, se si assumono 100mila giovani, li facciamo lavorare in smart working? Suvvia!».
Ma non tornerà il vecchio mondo analogico, assicura Brunetta. «Le lezioni positive che abbiamo appreso in questi 18 mesi di tragedia non si cancellano mica. Per esempio: una conferenza dei servizi con 15 amministrazioni si potrà fare ancora da remoto, ma stando ognuno nel suo ufficio, in maniera efficiente e con gli strumenti dedicati, non da casa…». Tornare in presenza per la Pa sarà un percorso inevitabile, secondo il ministro, anche per il carattere sperimentale e del tutto imprevisto dell’esperienza: «Lo smart working non ha avuto una regolazione contrattuale, nessuna garanzia di sicurezza o di disconnessione. Non c’è stata neppure nessuna piattaforma ufficiale di tipo informatico, digitale. È stato uno smart working all’italiana. Condotto con grande intelligenza e talvolta abnegazione, ma senza adeguate infrastrutture e senza regole contrattuali».
Le novità arriveranno presto. «L’ipotesi che auspico prevede una quota fino al 15% di smart working, anche dopo il ritorno in presenza. Abbiamo inoltre sbloccato i rinnovi contrattuali per fissare le regole del gioco, per definire le modalità di lavoro agile per la pubblica amministrazione. Sarà questione di due mesi al massimo. Saranno definite le regole su disconnessione, produttività, misurazione dei risultati. Poi c’è da costruire la piattaforma informatica. Prenda la scuola: ogni classe ha fatto la Dad a modo suo. Io vorrei un software omogeno, un’architettura ben strutturata. C’è un mondo da costruire per un’Italia migliore. E c’è bisogno del contributo di tutto il capitale umano pubblico».