Quasi cento tra biologi, biotecnologi, farmacisti, psicologi, medici, infermieri, tecnici e amministrativi hanno partecipato ieri mattina al sit-in davanti all’Istituto oncologico veneto. La mobilitazione si inserisce nella manifestazione nazionale dei ricercatori precari che lavorano negli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) indetta dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Anaao Assomed. La recente approvazione del Testo unico sul Pubblico impiego esclude dal piano di stabilizzazione della Pubblica amministrazione gran parte di queste figure altamente specializzate. In Italia in 3.500 rischiano di restare senza lavoro dal 1° gennaio 2018 perché non sarà più possibile rinnovare i contratti atipici. Per risolvere la questione, ed evitare uno stop delle attività di ricerca e cura, la direzione dello Iov ha messo in atto una serie di iniziative. Nel corso del 2016 sono stati indetti nuovi bandi e avvisi di contratti atipici (collaborazioni coordinate e continuative) prevedendone una durata triennale. Con questo escamotage, almeno fino al 2019, nessun dipendente precario dello Iov si troverà senza lavoro. Ma in via Gattamelata rimane forte la preoccupazione tra il personale sanitario: 160 specialisti fanno i conti da anni con contratti precari e borse di studio che non garantiscono i diritti fondamentali, come le ferie o la maternità. «Il personale non riesce a trovare una dimensione stabile, c’è un vuoto normativo», spiegano Giancarlo Go della Cgil e Fabio Turato della Cisl, «da un lato Jobs Act e decreto Madia hanno eliminato i co.co.co. nella Pubblica amministrazione, senza prevedere soluzioni alternative. Dall’altro i contratti attuali non danno evidenza delle alte specialità dei lavoratori e non possono essere riconosciuti nelle progressioni di carriera». Si parla di professionisti che si occupano di ricerca applicata per individuare nuove cure, modalità diagnostiche avanzate e prevenzione. «Prima della caduta del governo gli Irccs avevano ideato un modello di reclutamento progressivo del personale, chiamato piramide, che stava per essere approvato», spiega il professor Giuseppe Opocher, direttore scientifico dello Iov, «La ricerca non ha bisogno di immediata stabilizzazione, ma necessita di percorsi tracciati. Tra tante giovani leve, si selezionano le più valide. Noi al momento non abbiamo la possibilità di mettere in atto questo processo». (Elisa Fais)
IL MATTINO DI PADOVA – Mercoledì, 21 giugno 2017