Un primo risultato la nuova Usl 6 Euganea lo ha già ottenuto: la fuga dei medici, la difficoltà dei rimpiazzi, il crollo della qualità. Non hanno usato giri di parole gli operatori dell’ex Usl 15, incoronata appena un anno fa la migliore d’Italia, nel descrivere la nuova situazione durante l’assemblea organizzata ieri in ospedale dalla Cgil sul futuro degli ospedalieri dopo l’accorpamento delle Usl.
«Mancano 9 primari, non possiamo più sopportare che 9 primariati non vengano coperti», ha protestato il chirurgo senologo Angelo Giacomazzi, «piano piano la qualità andrà calando. Per non parlare di quello che sta succedendo: la ditta che ha vinto l’appalto per le protesi mammarie non ha i requisiti europei richiesti e così si è dovuta interrompere la fornitura. Gli apparecchi radiologici acquistati sono pessimi e ci troviamo a confrontarci con le attrezzature dei privati e ci perdiamo. Altri presìdi sono di infima qualità a causa delle gare a ribasso». Siringhe che non funzionano, guanti da chirurgo che si rompono, dosatori di flebo che si bloccano: questo succede da quando c’è l’Azienda Zero per gli acquisti centralizzati. Per non parlare di pratiche in ritardo perché tutto deve passare per Padova. «Al Cosma l’edicola è chiusa da prima di Natale, il bar è stato ridotto a un metro per due è dà solo alimenti freddi. Non è possibile che i 200 mila abitanti che fanno capo a Bassano abbiano una Usl al pari del Padovano, che ne ha oltre 900 mila. Andava fatta un’analisi dei bisogni e delle risorse e non spartizioni politiche, siamo stati scavalcati. Affidiamo il nostro lamento ai sindaci altrimenti non ci resta che andare in piazza perché la gente non sa cosa sta succedendo», ha concluso Giacomazzo. «Al Centro trasfusionale siamo rimasti in 5 medici su 2 presìdi e facciamo fatica a gestire i turni», ha aggiunto il dottor Mauro Vanzelli. «In Radiologia sono andati via 5 medici, non vedono più un futuro e preferiscono altre Usl», spiega Raffaella Megna delle Rsu. Lancia l’allarme sui reparti di neonatologia la sindaca Katia Maccarrone: «La Regione ha deliberato la classificazione dei punti nascita divisi per categorie in base ai parti e siamo stati inseriti in una fascia al di sotto delle caratteristiche reali. 1.500 parti a Camposampiero, 1.200 a Cittadella, eppure ci hanno messi nel gruppo dei 700 parti annui. Questo non consentirà più di trattare bambini sottopeso o in terapia intensiva». Maccarrone ha anche ricordato il blocco di Urt e ospedali di comunità: «Ricadute negative si avranno soprattutto sul sociale, sulla disabilità e sulle dipendenze», ha ipotizzato Alessandra Stivali, segretaria provinciale Cgil, «registriamo carenza di organico nelle aree consultoriali e materno-infantili, temiamo ci sia la volontà di destrutturarle. Daremo battaglia perché i temi socio-sanitari non rimangano confinati tra gli addetti ai lavori». (Giusy Andreoli)
IL MATTINO DI PADOVA – Giovedì, 19 gennaio 2017