Parla Michela Kuan, biologa della Lav: «Per alcune specie non era cancerogeno»
Cosa c’entra l’amianto con la sperimentazione sugli animali? Questa fibra «è stato messa in commercio grazie ai test sugli animali. Per diverse specie, infatti, non risultava cancerogena, ma per l’uomo lo era». Il fumo delle sigarette? In alcuni animali non provoca tumori. «Con questo dato le industrie del tabacco hanno giustificato la loro attività dicendo che non era cancerogeno». A spiegarlo è Michela Kuan, biologa e responsabile del settore vivisezione per la Lav. «Pensare che l’animale sia una forma semplificata dell’uomo è un presupposto sbagliato che genera risultati scientifici errati».
AIDS – Il dibattito sull’utilizzo degli animali per la sperimentazione non è solo una questione etica, ma prima di tutto scientifica. Le due specie sono diverse, ci sono similitudini, ma non corrispondenze. Tanto che «gli animali non si ammalano delle nostre malattie», precisa Kuan. Basta pensare alla Aids. Per anni si è cercato un vaccino facendo sperimentazioni sugli scimpanzé. Eppure non è possibile infettare questi primati con l’Aids, ma serve un virus simile. I dati più utili sono frutto dell’osservazione di persone naturalmente ammalate di Hiv. Il modello animale fornisce infatti risultati fuorvianti per l’uomo. Tanto è vero che il farmaco retrovirale oggi più utilizzato «è stato messo in commercio nonostante provocasse il cancro nei topi – spiega Kuan –. Se ci si fosse basati solo su test animali, sarebbe stato scartato».
FARMACI – A riprova che gli esperimenti sugli animali hanno una scarsa utilità per la ricerca è il dato fornito nel 2006 dal ministero della Salute del governo americano. «Al momento, il 90% delle nuove molecole che passano ai test clinici fallisce, questo è dovuto all’inaffidabilità dei test condotti sugli animali». Ma non è finita. Dalle molecole si passa ai composti e poi ai farmaci. «Una volta entrati in commercio – spiega Kuan – il 50 per cento dei farmaci viene ritirato per affetti avversi non diagnosticabili preventivamente». Un tema, quello della sperimentazione sugli animali, che è poco conosciuto. Tanto meno tra i parlamentari, dove sembrare regnare la confusione.
SENATO – «Se non sarà possibile sperimentare sugli animali, cosa succederà? Faranno esperimenti sulle persone anziché sui cani?», si domanda un senatore contattato al telefono. «No, perché i metodi alternativi esistono e sono tanti – ribattono dalla Lav –. Dalle colture cellulari alla ricerca in vitro, dai modelli bio-informatici agli studi sul genoma». Un altro senatore, protetto dall’anonimato, ammette: «Sappiamo poco di tutte queste novità scientifiche». Sarà proprio Palazzo Madama a decidere il futuro della sperimentazione scientifica. Spetta alla commissione Politiche comunitarie del Senato discutere gli emendamenti alla legge comunitaria. Forse questa settimana. Un passaggio cruciale prima che il testo approdi alla Camera alta per il voto finale.
Corriere.it – 16 aprile 2012