“Mettere sullo stesso piano le produzioni di carne rossa mondiali e italiane in particolare, è un errore grossolano che rischia di creare allarmismo e terrorismo ideologico”
Una risposta ad Umberto Veronesi, una difesa della qualità degli allevamenti bovini piemontesi. Questo l’obiettivo di una dichiarazione pubblica di Francesco Giaquinta, direttore Confagricoltura Asti.
Tutto parte dal professor Veronesi, che tramite alcuni articoli evidenzia nettamente gli effetti negativi dell’abuso alimentare di carne rossa.
Secondo Giaquinta, tali dichiarazioni partono da un elemento reale per sconfinare nell’errore. Più chiaramente, è giusto che Veronesi metta in guardia i consumatori. E’ sbagliato generalizzare: “Mettere sullo stesso piano le produzioni di carne rossa mondiali e italiane in particolare, è un errore grossolano che rischia di creare allarmismo e terrorismo ideologico”.
In primis, spiega il direttore, gli allevamenti italiani non hanno registrato casi di Bse, morbo della mucca pazza, come avvenuto nel Regno Unito. Questo prova la qualità e l’eccellenza degli allevatori piemontesi.
Inoltre, la carne delle mucche piemontesi presenta la minore percentuale mondiale di colesterolo cattivo e grassi saturi. Ancora, la carne piemontese è una realtà d’eccellenza per i controlli di filiera e può così avere un ruolo importante nella dieta mediterranea.
Poi, a livello generale, Francesco Giaquinta esamina le prospettive dell’alimentazione del futuro, che per Veronesi deve virare decisamente per frutta e verdura.
Giaquinta parte da un punto fermo: “Il settore agricolo è al servizio del consumatore”. Perciò, se l’umanità passerà da una dieta onnivora ad una vegetariana, “L’Agricoltura cambierà passo”.
Tuttavia, precisa il direttore, tale cambiamento avverrà gradualmente, con una riconversione graduale. Agire diversamente porterebbe al fallimento delle imprese ed alla disoccupazione dei lavoratori, con un danno allo stato sociale che serve a tutti “Vegetariani e vegani compresi”.
Già ora, il quadro delle aziende piemontesi non è positivo, con problemi reali come siccità, aumento dei prezzi e crisi globale. Perciò, la conclusione del direttore Giaquinta è perentoria: “Se non verrà lasciato il tempo di riconvertire non sarà improbabile aspettarsi altre tensioni sociali. Un fenomeno che il nostro Paese, in questo delicato momento economico e sociale, deve assolutamente evitare”.
newsfood – 3 settembre 2012