Sì della Camera alla fiducia posta dal Governo sul decreto cosiddetto “Salva Roma”. I sì sono stati 340, i no 155. Il 27 dicembre ci sarà, invece, il voto finale sul decreto: alle 12 si voteranno gli ordini del giorno e, in base a un “patto tra gentiluomini”, il voto finale sul provvedimento sarebbe stato previsto in giornata.
Il testo dovrà poi essere rinviato al Senato, a seguito delle correzioni introdotte a Montecitorio, per essere convertito in legge entro il 30 dicembre. Al centro del decreto, il nodo degli affitti dei palazzi della politica.
Prima li tagliano, poi li salvano, poi li tagliano ancora. Ma alla fine si scopre che era tutta una finta. La vicenda degli affitti d’oro della Camera (22 milioni di euro all’anno sborsati per pagare il canone di vari edifici che ospitano uffici, tra questi il centralissimo palazzo Marini) tiene impegnata da due giorni l’aula di Montecitorio in un crescendo di accuse, denunce e colpi di scena. E mentre la Lega agita un forcone in aula, il governo è costretto a mettere la fiducia sul decreto Salva Roma («decreto sulle misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali»), che altrimenti rischierebbe di non essere convertito in legge in tempo utile, costringendo i deputati a restare a Roma un giorno di più. La fiducia, alla fine, passa.
La vicenda degli affitti d’oroe la battaglia dei 5 Stelle
Riepilogando: in un decreto approvato qualche giorno fa (la cosidetta “manovrina”) era stato approvato un emendamento del M5s che consente anche alla Camera e al Senato di recedere dagli affitti da loro stipulati, anche in mancanza della clausola rescissoria. In questo modo si sperava che l’amministrazione di Montecitorio potesse liberarsi del pesante fardello degli affitti multimilionari dovuti all’imprenditore Scarpellini e trovare qualche altra sistemazione più a buon mercato. Peccato che in un altro decreto, il cosiddetto Salva Roma si scopre che una “manina” aveva eliminato quella norma, rendendo di nuovo libera la Camera di versare i suoi affitti d’oro. Se ne accorgono nuovamente i Cinque Stelle, che gridano alla truffa: e così la Camera, nella notte tra venerdì e sabato, corre ai ripari e corregge la correzione.
L’emendamento nella legge di Stabilità
Sembra proprio che i contratti d’oro possano essere finalmente disdetti. Ma è una falsa illusione. Spulciando bene le carte, questa sera la Lega e il movimento Cinque Stelle scoprono che nella Legge di Stabilità (in procinto di essere definitivamente approvata domani dal Senato) qualcuno ha piazzato un codicillo che neutralizza la norma anti-affitti. Di nuovo tutto in alto mare. Nel caos che segue, i leghisti e i Cinque Stelle chiedono a gran voce che il governo corregga subito il pasticcio intervenendo sul decreto Salva Roma, in discussione a Montecitorio.
La via d’uscita del Milleproroghe
L’Esecutivo si impegna a risolvere (si spera una volta per tutte) l’intricata questione tra qualche giorno. Lo farà nel decreto Milleproroghe, che uscirà da palazzo Chigi il 27 dicembre. Lega e M5s restano sul chi vive. Hanno ancora un’arma da sfruttare: se il governo non manterrà la promessa, riapriranno le ostilità il 27 alla Camera quando, archiviata la fiducia, si tratterà di dare il via libera al decreto Salva Roma con il voto finale sul provvedimento. In serata arriva l’appoggio di Matteo Renzi alla battaglia dei Cinque Stelle. «Su questo hanno ragione, nessuno ha il monopolio delle buone idee», dice il segretario democratico da Fabio Fazio. «Non vedo perché alla Camera – aggiunge – non si debba fare qualche sacrificio ed accettare di avere uffici un pò più piccoli».
Roma: rispunta l’aumento dell’Irpef
Sull’aumento dell’Irpef da parte del Comune di Roma è giallo. La Commissione Bilancio della Camera ha chiuso alla possibilità di portare l’addizionale comunale fino all’1,3 per cento. Il sindaco Marino avrebbe comunque chiesto al Governo di prevedere questa possibilità. Il via libera potrebbe arrivare dopo la presentazione da parte dell’amministrazione del piano di rientro.
Il Sole 24 Ore – 23 dicembre 2013