“Ritardi generalizzati” e rischi concreti di sprecare i circa due miliardi di euro in fondi europei previsti per innovare la pubblica amministrazione nel 2014-2020. È quanto si leggere nel primo rapporto di monitoraggio, su questi fondi, pubblicato dal Dipartimento di Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio. È quindi il primo segnale su come stia andando l’utilizzo di questi fondi – preziosi per rendere l’Italia un Paese più avanzato in ambiti come la Sanità, la Scuola, gli strumenti di cittadinanza digitale (all’interno dei 6 miliardi di euro per l’Agenda Digitale). E il rapporto conferma un timore già consolidato tra gli addetti ai lavori: siamo partiti male. L’altra faccia della medaglia è che – si legge nel rapporto, appena pubblicato ma con dati aggiornati a dicembre 2016 – c’è ancora margine per migliorare. E per evitare che si ripetano gli sprechi di analoghi fondi della programmazione precedente (2007-2013). L’Italia si sta infatti dotando, per la prima volta, di una strategia dettagliata e di una governance per guidare l’utilizzo di fondi per l’Agenda Digitale, come conferma la recente approvazione del piano triennale (firmato dal premier Gentiloni) per la spesa informatica pubblica.
Tutto questo ancora non può ancora dare frutti e così si spiegano i dati del rapporto, che “evidenzia, sia per i POR che per i PON (rispettivamente i piani regionali e quelli nazionali, cioè del governo), un ritardo generalizzato nell’avvio delle attività di capacità amministrativa” (ambito denominato OT11, ossia “obiettivo tematico 11” nella programmazione europea) e “delle azioni di OT2 relative all’Agenda Digitale”, si legge. Nell’insieme dei POR, gli impegni giuridicamente vincolanti sono risultati per OT11 pari a poco meno di 27 milioni di euro (rispetto ai 287 milioni di euro programmati), mentre hanno raggiunto gli 87 milioni di euro per OT2, a fronte di un programmato che ammonta (al netto degli interventi sulla Banda Ultra Larga) ad oltre 862 milioni di euro. “Per quanto riguarda i PON, a fronte di una dotazione programmata a valere su OT11 molto significativa (circa 946 milioni di euro), soprattutto per la presenza di uno specifico programma dedicato alla capacità amministrativa, gli impegni giuridicamente vincolanti già presi dalle amministrazioni hanno raggiunto, nel 2016, 143 milioni di euro”. “L’avvio degli interventi in OT2 – presente solo nel PON Governance, nel PON METRO e nel PON Legalità – è stato molto lento”. “Si registrano attualmente impegni giuridicamente vincolanti pari a poco più 25 milioni di euro, a fronte di un programmato di circa 339 milioni di euro”.
Su quali progetti le Regioni stanno allocando queste risorse (poche, rispetto a quanto disponibile)? Per OT11 soprattutto su “Miglioramento delle prestazioni della pubblica amministrazione e alle azioni ad esso collegate (il 50% delle azioni attivate ricade in questo contesto). Si tratta di progetti di natura prevalentemente formativa”. Più precisamente dedicato all’Agenda digitale è l’OT2, dove il grosso delle risorse allocate dalle Regioni vanno alla Sanità, ai datacenter regionali e a servizi come PagoPA (con cui i cittadini potranno pagare le amministrazioni in modo elettronico, entro fine anno) e lo Sportello unico delle attività produttive.
Spicca che solo tre Regioni, Emilia-Romagna, Umbria e Sicilia, abbiano attivato interventi su “Potenziamento della domanda di ICT di cittadini e imprese in termini di utilizzo dei servizi online, inclusione digitale e partecipazione in rete”. Eppure è qui il principale problema dell’Italia nell’ambito dell’innovazione digitale, ossia lo scarso utilizzo dei nuovi strumenti da parte di cittadini e aziende.
Tra le altre cose, si segnala ad esempio la particolare attenzione all’investimento tecnologico in ambito turistico in regioni con una particolare vocazione rispetto al settore quali la Liguria, che ha promosso iniziative come “Easy Holiday”e “Open Maps” e la Valle d’Aosta con l’iniziativa “Percorso turistico Bassa Via della Valle d’Aosta – Tecnologie e servizi innovativi”. Solo la Basilicata e la Calabria hanno previsto interventi per la realizzazione di servizi di e-government tra le regioni meno sviluppate. “Analizzando gli ambiti degli interventi, emerge una relativa concentrazione rispetto all’attivazione o potenziamento dei servizi a supporto del settore produttivo, con un’attenzione particolare al SUAP nelle sue diverse formulazioni (presente nei POR Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Molise e Sardegna), ed al sistema Pago PA”, si legge.
Il rapporto conclude notando che i ritardi si possono spiegare con motivi contingenti, tra cui il fatto che molte amministrazioni nel 2016 erano ancora impegnate sulle risorse della precedente programmazione. Evidenzia anche che le amministrazioni hanno usato queste risorse, finora, senza una vera strategia strutturata. “Non sono le risorse programmate in OT11 e OT2 a orientare gli interventi e le policy di capacità amministrativa e digitalizzazione della PA. Al contrario, le risorse dei PO sono rilette ed allocate sulla base della “forza” delle policy di capacità già in essere e, verosimilmente, anche secondo esigenze contingenti (ex post) per la realizzazione di progetti non necessariamente nati con specifico riferimento ai Fondi SIE”.
Ci sono però i margini per cambiare rotta. “Il problema di possibili sprechi è concreto, anche se non si può generalizzare e un po’ si sta già mitigando”, dice Stefano Quintarelli, presidente del Comitato d’indirizzo dell’Agenda Digitale, oltre che appartenente al gruppo parlamentare Civici e Innovatori e uno dei padri della prima Agenda Digitale italiana (2012). “Il piano triennale individua un percorso che può aiutare, chiaramente l’attuazione sarà chiave. Ma ci sono strumenti e possibilità di intervento, primo tra tutti il team digitale guidato da Diego Piacentini che è formato da tecnici di valore e ha la leva importantissima dei poteri sostitutivi nei confronti delle amministrazioni sotto performanti”. “Il piano triennale è lo strumento per eccellenza da usare per evitare di sprecare le risorse europee”, conferma Paolo Coppola (PD), consulente del Governo per l’Agenda Digitale.
Questa è la sfida che l’Italia ha cominciato ad affrontare, per la prima volta in modo strutturato, nelle ultime settimane: perché i miliardi dei fondi disponibili (sei, tra nazionali ed europei) per cambiare l’Italia non vadano ancora una volta sprecati.
Repubblica – 12 giugno 2017