L’Italia apre la procedura europea contro otto Ogm, i prodotti agricoli geneticamente modificati, la cui semina è stata autorizzata dalla Ue. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, di concerto con i ministri Gian Luca Galletti (Ambiente) e Beatrice Lorenzin (Salute), ha dato incarico agli uffici del suo ministero di predisporre otto lettere-fotocopia, una per prodotto, da spedire a Bruxelles per chiedere il blocco nazionale alla semina di questi Ogm, secondo le nuove regole che consentono ai singoli Stati membri di impedire l’uso di alcuni prodotti dell’ingegneria genetica.
La lettera chiede l’interdizione da tutto il territorio nazionale ed è firmata dal ministro delle Politiche agricole, mentre Ambiente e Sanità hanno solamente un ruolo di concertazione, perché il motivo della richiesta di blocco non può essere né ambientale né sanitario.
Difatti l’Efsa, l’agenzia europea sulla sicurezza alimentare, nel concedere l’autorizzazione all’uso di sementi Ogm, conduce le indagini che escludono qualsiasi rischio per la salute umana o animale oppure per l’ambiente. Quando sono autorizzati dall’Efsa, questi prodotti sono sicuramente innocui. La richiesta di sospensione nazionale, di conseguenza, può avere solamente motivi diversi, per esempio sociali, economici, paesaggistici e così via. Il tempo per spedire le richieste di blocco scade ai primi di ottobre, ma il ministro Martina ha voluto darsi il tempo necessario e l’intendimento iniziale era di riuscire a mandare a Bruxelles le lettere entro venerdì. Ricevuti gli otto documenti, la Commissione Ue aprirà l’interlocuzione e poi l’istruttoria.
Regioni o associazioni agricole possano dissentire dall’interdizione totale proposta dal ministero, poiché il divieto generalizzato va a incidere sulle scelte di coltura delle imprese agricole di aree con caratteristiche diverse. Dopo gli esami dell’Efsa sulla loro sicurezza, in aprile la Commissione aveva adottato dieci nuove autorizzazioni alla semina di vegetali Ogm per uso alimentare, mangimistico, tessile o ornamentale in aggiunta alle 58 varietà già autorizzate come granturco, cotone, soia, colza, barbabietola da zucchero. A queste piante l’ingegneria genetica ha conferito proprietà quali la resistenza a parassiti o diserbanti oppure un minore fabbisogno di irrigazioni. In particolare, in primavera la Ue aveva dato il via libera a alcune tipologie di cotone, soia, granturco e colza presentate da diverse aziende produttrici europee (come Bayer o Basf) e statunitensi (come la Monsanto o la Pioneer).
Resta valida la libera circolazione dei prodotti, e non a caso sono di origine Ogm gran parte dei mangimi usati in Italia per alimentare gli animali da allevamento. In precedenza, dopo l’autorizzazione Efsa i singoli Stati non potevano opporsi alla loro coltivazione, e i divieti italiani avevano valso sentenze di condanna contro Roma. Con la riforma europea sugli Ogm, che da quest’anno ha dato ai Paesi la possibilità di porre limitazioni per motivi non verificati dall’Efsa come l’impatto paesaggistico o sociale, diversi Stati si stanno orientando verso l’interdizione dei vegetali ingegnerizzati.
Il Sole 24 Ore – 18 settembre 2015