La sfida tra Intesa Sanpaolo e Mediobanca si allarga dalle Generali alle cliniche private. Con l’eredità di Umberto Veronesi, scomparso da appena due mesi e mezzo, al centro di quella che si profila come una (difficile) partita a scacchi in uno degli ultimi salotti buoni della finanza italiana.
La banca guidata da Carlo Messina, con una mossa a sorpresa, ha lanciato una scalata sull’Istituto europeo di oncologia, il gioiello fondato dal Professore e da Enrico Cuccia, storico numero uno di Mediobanca. L’Humanitas della famiglia Rocca, proprietaria del colosso Techint, e il gruppo San Donato, controllato dalla famiglia Rotelli, hanno infatti presentato con la regia di Intesa una manifestazione d’interesse per lo Ieo e il Monzino. L’operazione, che dovrebbe valere 300 milioni e ha come advisor la banca d’affari Rothschild, stando alle parole di Paolo, primogenito di Veronesi, avrebbe il plauso della famiglia: «Papà ne sarebbe felice». Si scontra, però, con le resistenze dei vertici e degli azionisti dello Ieo, pronti a fare muro. E a definire la proposta come mai «sollecitata, né concordata, né condivisa preventivamente con il proprio management e con il proprio consiglio di amministrazione ».
La manovra è complessa: lo Ieo conta 19 soci, tra cui Mediobanca (14,78 per cento), Unipolsai (14,37 per cento), Unicredit (13,44), Intesa San Paolo (7,36) e Pirelli (6,06). Proprio Intesa sarebbe lo sponsor finanziario dietro all’operazione di Humanitas e gruppo San Donato. Di qui, il rischio di trasferire la guerra già in corso tra Intesa e Mediobanca, alle corsie dell’ospedale di via Ripamonti. Dove ogni anno vengono curate 3.500 donne malate di cancro al seno.
La mossa di Humanitas e San Donato risale alla scorsa settimana. Al 17 gennaio, quando al cda di Ieo e Monzino, presieduto dall’ex amministratore delegato di Pirelli Carlo Buora, è arrivata la proposta dei due competitor privati. Che vogliono acquisire i due ospedali, e poi dividerli: lo Ieo andrebbe all’Humanitas, per creare un “trust” dell’oncologia. Il Monzino, invece, andrebbe al gruppo San Donato, che con il policlinico omonimo, soprannominato “l’ospedale del cuore”, già oggi è ai vertici per la cardiochirurgia: lo scopo, allora, sarebbe consolidare questo primato.
Il progetto, dal punto di vista sanitario, è ambizioso, anche perché si legherebbe alla creazione a Milano dello Human Technopole nell’ex sito Expo, e al possibile arrivo da Londra dell’Agenzia europea del farmaco. Entrambi obiettivi cari al sindaco Beppe Sala, ex commissario dell’Esposizione. L’operazione, però, è tutta in salita, malgrado il via libera del primogenito di Veronesi: «Ho incontrato sia Rocca sia la famiglia Rotelli, credo possa essere una cosa positiva — ha detto ieri — . Mettere Milano al centro del panorama scientifico e dell’assistenza sanitaria a livello internazionale è sempre stato il sogno di papà. Ne sarebbe felice». Gli eredi del Professore, però, non hanno partecipazioni dirette nell’azionariato dello Ieo. Che, oltretutto, è una fondazione di diritto privato non profit. Ossia, deve re-investire quanto ricava in ricerca e clinica. Al contrario, invece, del gruppo guidato da Paolo Rotelli e di Humanitas, grandi player della sanità privata, e soprattutto realtà imprenditoriali.
Che le preoccupazioni in via Ripamonti siano queste, lo confermano il presidente Buora e l’ad Mauro Melis: «Lo smembramento del gruppo a favore di due concorrenti generalisti, entrambi a controllo familiare, rappresenterebbe un gravissimo danno al perseguimento delle finalità medico scientifiche dei due centri d’eccellenza — scrivono in una nota — La concentrazione e l’impoverimento di offerta che si verrebbe a creare andrebbe inoltre certamente a discapito delle opzioni disponibili ai cittadini. La proposta avanzata verrà comunque esaminata e approfondita in un prossimo cda». E se gli azionisti che hanno ricevuto la proposta sarebbero, secondo molti, «sconcertati e sorpresi», anche dai medici dei due ospedali arrivano resistenze: per Elena Tremoli, direttore scientifico del Monzino, «non è necessario che ci siano acquisizioni di istituti affinché si realizzi la necessaria e vitale collaborazione in ambito di ricerca sia clinica sia scientifica». Mentre Roberto Orecchia, che allo Ieo ha raccolto il testimone di Veronesi come direttore scientifico, ricorda l’eredità del Professore. «Che noi ci impegniamo a realizzare in un istituto che mantenga la propria indipendenza».
Repubblica – 27 gennaio 2017