L’anno scorso sono stati segnalati 2.268 casi di infezioni causate dal batterio Listeria monocytogenes nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo. I Paesi dove l’incidenza è stata più elevata sono Germania, Francia e Italia, rispettivamente con 560, 435 e 241 casi. Mentre l’incidenza più elevata rispetto alla popolazione è stata in Danimarca e Finlandia. È quanto emerge dal report 2021 sulla Listeriosi pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
Il tasso di notifica è stato dello 0,51 per 100.000 abitanti. Nello specifico, dal rapporto emerge che la fascia d’età più colpita è stata quella con più di 64 anni (1.594 casi, pari al 70%). Il 45% delle persone colpite è donna, mentre il 55% uomini. Sono stati segnalati anche 94 casi di listeriosi associata alla gravidanza e, di questi, 10 hanno provocato aborto spontaneo o esito fatale del neonato.
La listeriosi è una delle più gravi malattie trasmesse dagli alimenti e dall’acqua sotto la sorveglianza dell’Ue e ha la più alta percentuale di ricoveri rispetto tutte le altre zoonosi. La notifica dei casi in Ue è obbligatoria in quasi tutti i paesi e la sorveglianza si concentra sulle forme gravi e invasive della malattia, per le quali i gruppi a rischio sono soprattutto anziani e immunocompromessi, ma anche donne incinte e neonati. La malattia può manifestarsi anche in forme più lievi con sintomi gastrointestinali, ma questi di solito non vengono notificati.
La tendenza nel 2017-2021 è rimasta costante anche se nel 2020 sia stata osservata una diminuzione del numero di casi di listeriosi a livello dell’Ue. Un calo, ipotizzano gli esperti Ecdc, legato probabilmente alla pandemia di Covid-19 che potrebbe aver ridotto la sorveglianza per altre malattie infettive ma anche aver ridotto le malattie di origine alimentare, grazie all’aumento dell’igiene generale. I focolai multinazionali infine, “tendano ad essere piccoli ma spesso persistono anche per diversi anni, persino decenni”.