L’approvazione al decreto per la riduzione delle liste d’attesa ha generato non poche polemiche tra i sindacati e le associazioni di categoria. I pro e i contro della norma secondo i camici bianchi
L’approvazione al decreto per la riduzione delle liste d’attesa ha generato non poche polemiche tra i sindacati e le associazioni di categoria. Se per Giovanni Migliore, presidente della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere): “È necessario lavorare con più determinazione per migliorare l’appropriatezza delle richieste di visite ed esami specialistici. Torniamo quindi a chiedere strumenti utili per governare l’offerta e verificare l’equità d’accesso, in modo da garantire a tutti i cittadini i servizi di cui hanno bisogno, evitando gli sprechi e migliorando il livello di salute della popolazione”; per Antonio Magi, segretario del sindacato della medicina ambulatoriale Sumai Assoprof, il via libera definitivo al Dl liste d’attesa è: “Un importante passo avanti nella lotta alle liste che da troppo tempo rappresentano un problema per la cittadinanza”.
Le critiche al ministro
Le dichiarazioni del ministro della Salute Orazio Schillaci che sono seguite all’approvazione definitiva del decreto liste di attesa “suonano come la stanca e rituale ripetizione di un ritornello che abbiamo già sentito innumerevoli volte. Con un’amnesia gigantesca che riguarda il tema, sollevato con forza anche dall’unanimità delle Regioni”, relativo alle “risorse. Che non ci sono”. Lo scrive in una nota il segretario nazionale di Fp Cgil, Michele Vannini. Da Schillaci “tanti annunci, zero azioni”, afferma. “Il ministro – osserva poi Vannini – continua a descrivere una realtà che non esiste quando annuncia, per la millesima volta nel corso degli ultimi 2 anni, di aver eliminato il tetto di spesa alle assunzioni. Che domani sarà ancora lì, e la cui presunta eliminazione si rinvia al prossimo anno subordinandola all’approvazione di indicatori di cui nessuno, neppure le Regioni, ha notizia. Quindi una misura che si candida ad essere l’ennesimo annuncio vuoto”. Il leader sindacale critica inoltre “l’idea di ridurre le liste d’attesa innalzando l’orario di lavoro del personale sanitario (perché a questo corrispondono le prestazioni aggiuntive): suona come un insulto a un personale stremato che chiede, invece, di avere un adeguato riconoscimento con un contratto dignitoso”. Infine, “il presunto sostegno che il ministro sostiene di aver messo in campo a favore delle Regioni del Sud, con ‘interventi di adeguamento tecnologico e formazione di personale per potenziare l’assistenza sociosanitaria’, risulta a tutti gli effetti una presa in giro, se dichiarato dal membro di un Governo che attraverso l’autonomia differenziata produrrà, fra l’altro, il definitivo affossamento del Servizio sanitario nazionale quale erogatore di salute universale e pubblico così come previsto dalla Costituzione. Un Ssn che è in enorme difficoltà, come denunciamo da tempo. Un’ennesima conferma viene anche oggi dai dati del rapporto di Cittadinanzattiva. Anche per fermare questo disegno – conclude Vannini – siamo in campo per raccogliere le firme per il referendum abrogativo sulla legge Calderoli sull’autonomia differenziata”.
I contro
“Ribadiamo con forza – scrive Migliore in una nota – la necessità di introdurre un sistema di codifica del quesito diagnostico, rendendo obbligatorio in tutte le ricette l’inserimento del codice ICD9, utilizzato da oltre 10 anni in ospedale, per poter verificare con facilità che la richiesta sia adeguata alle necessità cliniche ed al livello d’urgenza, almeno per le 69 prestazioni più critiche come radiografie, Tac e risonanze magnetiche. L’inserimento dei codici, a costo zero per la finanza pubblica – precisa il presidente Fiaso – permetterebbe di analizzare l’appropriatezza della prescrizione e consentirebbe a ciascuna Asl di intervenire eventualmente sui medici prescrittori, grazie all’esame dei flussi”. Quanto alla piattaforma nazionale delle liste di attesa, per Migliore “renderà più evidente lo straordinario impegno quotidiano del Servizio sanitario nazionale che, già oggi, assicura ogni giorno più di 1 milione di prestazioni specialistiche ai nostri cittadini (dati Agenas 2023). A fronte di questa realtà – conclude il vertice Fiaso – dobbiamo essere consapevoli che in sanità, per caratteristica specifica del settore, nonostante si aumenti l’offerta di servizi e prestazioni, questa viene immediatamente saturata dalla domanda, peraltro in misura tendenzialmente illimitata. In quest’ottica, restiamo convinti della necessità di incrementare la trasparenza e la fruibilità del sistema attraverso un monitoraggio unico nazionale, dinamico e real-time”.
I pro
La norma rende possibile “portare gli specialisti ambulatoriali a una settimana lavorativa di 38 ore o pubblicare nuovi turni al fine di abbattere le lunghe liste d’attesa che spesso affliggono i pazienti. L’aumento delle ore per gli specialisti ambulatoriali convenzionati interni è una battaglia storica per il Sumai Assoprof”, ricorda Magi. “La possibilità di portare gli specialisti ambulatoriali a una settimana lavorativa di 38 ore, o di attivare anche nuove ore di specialistica ambulatoriale – spiega – consentirà di aumentare il numero di visite e prestazioni erogate, riducendo così i tempi di attesa per i pazienti che necessitano di una consulenza o di un trattamento specialistico. Tutto ciò si tradurrà in un ampliamento dell’offerta di servizi, garantendo una maggiore flessibilità e possibilità di scelta per i pazienti ed una reale presa in carico dei malati cronici nelle case di comunità ed ospedali di comunità”. Magi ci tiene comunque a sottolineare che “l’abbattimento delle liste d’attesa non avverrà da un giorno all’altro, ma sarà un processo graduale che richiederà tempo e sforzi congiunti da parte di tutti gli attori coinvolti nel sistema sanitario. Tuttavia, l’approvazione di questo decreto-legge può rappresentare un primo segnale positivo e un impegno concreto verso il miglioramento della situazione”. “L’obiettivo – conclude Magi – è quello di garantire una maggiore accessibilità alle cure specialistiche, riducendo i tempi di attesa e migliorando la qualità dei servizi sanitari offerti. Auspico dunque che questa misura possa contribuire a ridurre le lunghe attese e a offrire un sistema sanitario più efficiente ed equo che soddisfi la domanda di salute dei cittadini e migliori la qualità del lavoro degli operatori sanitari tutti”.
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