«Ho scelto di andare a pagamento perché la visita per l’osteoporosi chiesta oggi (a maggio, ndr) è disponibile a marzo 2025»; «L’impegnativa è datata 24 marzo 2022, con accesso a 9 mesi, ma non sono ancora stata richiamata»; «L’operatore del Cup mi ha proposto di tornare ogni mattina, alle 7.30, di persona, per tentare di godere di un posto annullato, ma lavoro e non posso farlo, quindi ho risolto andando al Pronto Soccorso»; «Ho provato a sollecitare il Cup, mi è stato risposto che non potevano aiutarmi e che avrei dovuto andare a pagamento»; «Abito a Venezia, dovevo sottopormi a un tampone vaginale urgente, ma si fa solo all’ospedale dell’Angelo di Mestre. Dopo un’ora di viaggio con i mezzi pubblici l’operatrice dell’accettazione ha respinto la mia richiesta perché era mercoledì e i tamponi si fanno solo il martedì e su appuntamento»; «Mi hanno cancellato dalla lista prioritaria perché non ho accettato di andare in una struttura convenzionata». «Mi hanno mandato in un Comune a 30 chilometri da casa e non ho la macchina, così ho rinunciato». Storie di ordinaria frustrazione per centinaia di veneti che non riescono a prenotare l’accertamento richiesto dal medico perché le agende dei Cup sono ingolfate e così il 69% di chi telefona non ottiene una data. Viene messo in «galleggiamento», cioè in attesa di una richiamata che dovrebbe arrivare nel giro di 48 ore lavorative per le prestazioni con priorità B (da erogare entro 10 giorni) e di 4 giorni lavorativi per i codici D (entro 30 giorni) o P (entro 60) indicati sulla ricetta. E invece il 57% degli utenti in sospeso tra marzo e maggio non è ancora stato richiamato.
L’indagine
Emerge dall’indagine svolta da Cgil, Cisl e Uil Pensionati, che tra il 24 marzo e il 2 maggio hanno diffuso questionari a tema tra i loro iscritti, raccogliendo 3296 risposte provenienti da utenti di tutte le nove Usl della regione (il 52% sono uomini e il 68% del campione ha più di 65 anni). I dati elaborati dalla ricercatrice Chiara Gargiulo, di Ires Veneto, evidenziano un dato significativo: solo il 41% delle 2107 persone che non sono riuscite a prenotare una prestazione ha deciso di farla a pagamento, il 27% in privato e il 14% nel pubblico, in intramoenia. «Il restante 59% o ha rinunciato a curarsi, anche per motivi economici, oppure ha detto di non aver più bisogno della visita, ma non è credibile — rivela Tina Cupani, segretaria generale di Fnp Cisl Veneto —. Nemmeno il 65% degli utenti con priorità U, cioè urgente da soddisfare in 24 ore, e il 69% dei codici B, da garantire entro 10 giorni, sono riusciti a prenotare». I 940 «fortunati» che invece hanno ottenuto una data hanno dovuto comunque pazientare: il 37% fino a un mese, il 29% da uno a tre mesi, il 14% fino a 6 mesi, e gli altri fino a un anno e oltre.
La «fotografia»
«I più richiesti sono gli esami di diagnostica per immagini — spiega Gargiulo — poi vengono le visite oculistica, cardiologica, urologica e ortopedica. Le Usl con la situazione più critica sono la Veneto Orientale, la Berica e la Pedemontana, quelle con il quadro migliore la Polesana e la Dolomiti. Eppure il grado di soddisfazione più alto resta per le strutture pubbliche, promosso dal 69% del campione». «Ma solo il 18% dei cittadini conosce l’opportunità, qualora l’Usl di appartenenza non sia in grado di garantire la visita o l’esame nei tempi indicati sull’impegnativa, di ricorrere all’intramoenia pagando solo il ticket — dice Elena Di Gregorio, segretaria generale di Spi Cgil Veneto —. Basta avvertire con una raccomandata l’Usl. Il problema della liste d’attesa, già caldo nel 2019, è stato ulteriormente aggravato dal Covid, che oltre a causare un accumulo di prestazioni in sospeso o fortemente rallentate ha indotto oggi un aumento del 14% della domanda».
Il piano di recupero
Il 26 giugno i sindacati sono stati ricevuti in Regione dall’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin. «Ci ha detto che è in atto un piano di recupero delle liste d’attesa da 30 milioni di euro e che da novembre a oggi sono state soddisfatte tutte le duemila visite in sospeso con priorità B — spiega Debora Rocco, segretaria generale di Uilp Uil Veneto —. Da giugno a fine anno smaltiranno le prestazioni con codice D (79mila, ndr) e poi le altre. In totale sono 246.687 quelle in galleggiamento, però resta l’apprensione per il peggioramento del quadro clinico di chi sosta troppo in lista d’attesa, soprattutto se anziano». A metà luglio ci sarà un secondo incontro sul tema della carenza dei medici di famiglia e nel frattempo la Regione sta finanziando le Usl, con i 30 milioni citati, affinché assumano personale dedicato a tempo determinato, acquistino prestazioni dai propri medici e infermieri o dai centri convenzionati per accelerare lo smaltimento delle prestazioni in attesa.
Corriere del Veneto