Aspettano un appuntamento. E intanto «galleggiano». Il riferimento al mare è perfetto: quando i Cup non riescono a rispettare le date indicate nella prescrizione del medico per visite ed esami, comunicano al paziente che sarà ricontattato appena si sbloccheranno le agende. Nel frattempo lo parcheggiano lì, in una sorta di limbo, tenuto a galla da un «salvagente» che non lo farà sprofondare negli abissi della malasanità, in attesa di tempi migliori. Il problema è enorme quando la priorità è la B, quella «urgente», ed entro 10 giorni la prestazione deve essere garantita. Sono 235mila ad oggi, in Veneto, le richieste «in overbooking». Massimo Annichiarico, il direttore generale della Sanità della regione – nominato tre mesi fa dal presidente Zaia con il mandato di sistemare l’annoso problema – ha pronto un piano per abbattere le liste d’attesa.
La gente non accetta che si dica che tutto va bene quando per un esame cardiologico deve aspettare due anni
A Verona, nell’Ulss 9, le prestazioni in galleggiamento sono 4.909.
E la gente ha ragione ad arrabbiarsi. Sarebbe sbagliato, da parte nostra, banalizzare. Posso garantire che teniamo in massima considerazione le segnalazioni dei cittadini e che ognuna di quelle emerse attraverso il vostro giornale, caso per caso, è stata presa in carico. La materia è molto complessa e può prestarsi a strumentalizzazioni. Di sicuro non esistono soluzioni da bacchetta magica. Accedere alle cure in tempi giusti è un diritto. Voglio rassicurare che ci stiamo lavorando, che è nostro massimo impegno risolvere questa complicata partita e che Azienda Zero, proprio per avere il quadro più oggettivo possibile, monitora settimanalmente il trend delle prestazioni specialistiche di tutte le Ulss e delle Aziende Ospedaliere.
E da questo monitoraggio risulta che la situazione è in peggioramento, cioè che il trend di smaltimento delle liste d’attesa si scontra con un costante aumento delle richieste.
Conferma?
Sì, è così. Nonostante la macchina della sanità continui a macinare visite ed esami, le prescrizioni in attesa di appuntamento sono aumentate. Sono esplose, con l’effetto domino che i tempi per avere una data si sono allungati. Dopo una prima fase di abbattimento della montagna di visite accumulate a causa della pandemia, la situazione, ad oggi, è di nuovo in stallo. Due dati per capire: rispetto al primo trimestre del 2019, quindi prima del Covid, in questi primi tre mesi del 2023 si registra un incremento della domanda del 5% per certi esami fino addirittura ad un 30.
Quindi sarebbe l’eccesso di domanda ad ingolfare il sistema? È colpa dell’inappropriatezza delle richieste? L’accusa, lanciata a Verona dal mondo ospedaliero, non è piaciuta ai medici di famiglia.
Che errore puntare il dito. Non sto a questo gioco, anche perché non porta da nessuna parte: non butto addosso la croce a nessuno degli operatori della filiera sanitaria. I numeri raccontano una difficoltà a cui noi amministratori, supportati dagli strumenti della politica, dobbiamo dare risposta. Il servizio sanitario nazionale funziona, e funziona bene, nonostante i ritardi e le storie incredibili di appuntamenti fissati a distanza di anni che avete denunciato a Verona, nonostante la rabbia della gente che lì, come altrove, si lamenta e non ha più fiducia nel modello veneto. Ma c’è sempre una risposta, una spiegazione. E noi, nella massima trasparenza e chiedendo la collaborazione di tutti, stiamo lavorando per migliorare. Abbiamo un piano e un piano d’azione che si basa su 5 pilastri.
Può spiegarli in modo chiaro, dottore?
Primo, incremento dell’offerta acquistando prestazioni dal privato grazie al Milleproroghe che ci consente di utilizzare fino a 30 milioni del fondo sanitario nazionale; stessa strategia rispetto al pubblico chiedendo prestazioni aggiuntive cioè lo straordinario dei dipendenti secondo le regole fissate durante la pandemia. Secondo: flessibilità nell’organizzazione delle liste d’attesa anche attraverso, come spiegato, i galleggiamenti. Terzo: formazione del personale Cup per fronteggiare in modo efficace le richieste individuali. Quarto: aumento della presa in carico da parte degli specialisti affinché fissino loro stessi i controlli successivi alla prima visita. Quinto: appropriatezza degli esami richiestiIntanto, dottore, resta da rispondere ai veronesi che devono aspettare il 2026 per un ecodoppler o il 2024 per una colonscopia e che hanno risolto rivolgendosi al privato. Ecco l’altra critica: pagando si ottiene ciò che il pubblico non garantisce, stanno privatizzando la sanità.
Posso rispondere anch’io con un caso pratico finito sul giornale. La storia della signora di Verona che per un controllo oculistico dopo un intervento è stata rimandata al marzo 2025 – l’abbiamo voluto verificare dopo la sua denuncia pubblica – è stato frutto di un malinteso: era stata presa direttamente in carico, dopo l’operazione, dall’ospedale che aveva provveduto in autonomia a prenotare la visita. Lei non lo sapeva, tanto meno il suo medico di base, che le ha fornito una prescrizione non riconosciuta dal Cup, che non vede le agende fissate dai reparti. Questo intendevo prima quando spiegavo che il sistema è complicato, che c’è il rischio di strumentalizzazioni, concordando sul fatto che va assolutamente migliorato. Ci stiamo lavorando.
Quanto alla «sensazione» di corsa alla privatizzazione del Ssn?
Appunto, sensazione, pregiudizio, disinformazione. Rassicuro i cittadini che non c’è alcun progetto orientato a trasferire competenze dal pubblico nel privato. Il “convenzionato“ svolge un ruolo importante, qualificato, nel Veronese soprattutto, ma rimane e rimarrà un supporto quantitativamente inferiore a quanto Ulss e Azienda ospedaliera garantiscono ogni giorno. Voglio rassicurare i cittadini: c’è la ferrea volontà di avere in mano il governo della sanità.
E la carenza di medici con il conseguente ricorso ai gettonisti, tra l’altro molto oneroso, come può risolversi?
Il governo sta affrontando anche questa situazione, mettendo mano soprattutto alla programmazione delle carriere che evidentemente, in passato, è salta. Il grande vulnus è nelle scuole di specialità ma anche per quello stiamo vedendo la luce in fondo al tunnel. Gli effetti si vedranno tra un decennio, intanto abbiamo strumento normativi e risorse per fronteggiare l’emergenza.
Quando vedremo, invece, i risultati della cura-Annichiarico sulle liste d’attesa?
Il 15 giugno parte la prima fase del recupero dei “galleggiamenti“ con quei 30 milioni del Fondo, che dicevo prima, usabili in due tranche; a ottobre scatta la fase due. Per la fine dell’anno ci ritroveremo qui per fare un bilancio, va bene? •.