Un Ispettorato nazionale per il controllo delle liste di attesa presso il ministero della Salute con il compito di stabilire premialità o sanzioni ai manager delle Asl che non rispetteranno gli impegni presi per l’abbattimento delle “code” in Sanità. Eccola l’ultima misura che dovrebbe entrare nel «provvedimento» atteso «nei prossimi giorni» in consiglio dei ministri come ha annunciato ieri a Roma dal palco della chiusura della campagna elettorale per le Europee di Fdi la stessa premier Giorgia Meloni. Che nel suo intervento non ha però chiarito il nodo numero uno e cioè quello delle coperture delle misure: perché alla vigilia del primo via libera del Governo atteso questo martedì è sempre più probabile che il «provvedimento» sulle liste d’attesa non sia più un decreto legge come annunciato più volte in passato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, ma solo un disegno di legge con tempi molto più lunghi per la sua approvazione.
Le misure – nella bozza ci sono ben 25 articoli – sono infatti al centro di un braccio di ferro con il ministero dell’Economia finora irremovibile sulla disponibilità di risorse che non supererebbero i 300 milioni, una cifra molto distante dal fabbisogno effettivo (tanto che l’alternativa è quella di attingere alle risorse già stanziate nel Fondo sanitario nazionale, cosa che però innescherebbe la rivolta delle Regioni che denunciano fondi sempre più contati per il Ssn).
Tra gli interventi previsti «ci saranno soluzioni per effettuare visite e prestazioni sanitarie» anche «di sabato e domenica», ha sottolineato sempre ieri la Meloni così come una norma per «abolire il tetto di spesa per l’assunzione dei medici», ma anche un «maggiore coinvolgimento degli specializzandi» che potranno lavorare con contratti di collaborazione in ospedale fino ad un massimo di 12 ore. Sarà attivato anche una piattaforma nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa ospedale per ospedale (in capo all’Agenas) «che oggi non esiste», ha rammentato ancora la Meloni. Nel provvedimento anche la creazione di un Cup unico regionale o infra regionale al quale afferiscono strutture pubbliche e private accreditate con le agende delle prenotazioni che saranno unificate. Per garantire almeno il 90% delle cure entro i tempi previsti si potrà ricorrere anche agli ospedali privati accreditati (cresce il tetto di spesa per gli acquisti delle cure dai privati). Si punta anche a defiscalizzare il lavoro straordinario di medici e infermieri. Ora resta solo da capire il “dettaglio” più importante: ci saranno risorse sufficienti?