«Sappiamo tutti che i sistemi di sorveglianza non possono essere esaustivi: noi stimiamo che il numero dei positivi intercettati sia in rapporto di 1 a 3, a anche di 1 a 4 rispetto ai positivi reali». Il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro commenta la ricerca dell’Intelligence pubblicata da Repubblica secondo la quale il totale dei contagiati è «sottostimato a causa del calo del numero di tamponi avvenuto a metà novembre 2020».
Brusaferro aggiunge: «Naturalmente con i nostri dati peschiamo più i sintomatici. Rimane il fatto che ci possono essere positivi asintomatici, inconsapevoli di esserlo, quindi la circolazione del virus è superiore rispetto a quella che riusciamo a vedere». Flavia Riccardo, ricercatrice dell’Istituto superiore di sanità che partecipa anche alla Cabina di regia, spiega che la sorveglianza «ci permette di seguire l’andamento dell’epidemia, quindi non ha bisogno di intercettare tutti i casi. E infatti quando descriviamo le curve dei contagi non parliamo di numeri assoluti, ma di tendenza. Si fa così in tutto il mondo».
Sempre secondo l’Intelligence, a complicare il quadro dei dati nelle ultime settimane c’è stata l’introduzione nel conteggio dei test antigenici rapidi, dei quali non si conosce il reale peso nelle varie Regioni rispetto ai tamponi “tradizionali”, quelli molecolari. «C’è stato un cambiamento della definizione di “caso” da parte delle istituzioni sanitarie internazionali — dice Riccardo — È collegato all’evoluzione molto rapida degli strumenti diagnostici a disposizione. Usare i test rapidi ha un impatto sul numero dei casi confermati. Però bisogna osservare i dati con cautela, non possono essere fatti paragoni tra periodi diversi, ad esempio tra quando questo esame non c’era e quando invece è stato utilizzato. Anche paragonare Regioni diverse può indurre in errore».
Per Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di Padova, i dati dell’Intelligenge sono credibili e bisogna cercare le differenze tra positività trovate con tamponi rapidi e molecolari. Se i positivi trovati con i rapidi sono un numero molto diverso vuol dire «o che i tamponi rapidi vengono usati male o non sono affidabili ». Questi test «a cui sfuggono i positivi, hanno contribuito ad aggiungere confusione a una situazione poco chiara visto il tracciamento saltato. Io li avrei confinati in situazioni specifiche e non usati come una sorta di lasciapassare sociale».
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