Carlo Grande. Potremmo chiamarli «alieni», clandestini: sulla scia dei cambiamenti climatici sempre più specie esotiche colonizzano habitat un tempo inospitali: dalle meduse alla zanzara tigre, dal cane procione nel Friuli all’alga tropicale Caulerpa taxifolia. Tenere testa al numero degli arrivi è arduo, la dispersione è un fenomeno biologico fondamentale e ne sa qualcosa l’Homo sapiens, sempre in marcia dai passaggi a Nord-Ovest alle aride gole di Olduvai.
Ma l’Issg (Invasive Species Specialist Group) e l’Iucn (International Union for Conservation of Nature) hanno stilato un elenco dei 100 organismi alieni più pericolosi del mondo, 22 specie di alberi o arbusti, 14 di insetti e altrettante di mammiferi, 9 di erbe, 8 di pesci, 6 di molluschi, 5 di funghi, 3 di uccelli, anfibi, crostacei e rampicanti, 2 di virus, rettili e alghe, e poi echinodermi, ctenofori, protozoi e platelminti. Sono organismi grandi e piccoli, acquatici e terrestri, animali e vegetali. Alcuni sono noti (il gatto, la volpe, la carpa e il pino marittimo), altri appartengono a faune e flore lontane: il tricosuro volpino, il serpente arboreo bruno, il rospo della canna. Un esempio eclatante? Lo scoiattolo grigio americano (chiamiamolo Ciop), che scaccia Cip, quello rosso più mingherlino, ormai a rischio estinzione. Gli ruba le noccioline, porta malattie, si riproduce con grande facilità.
Piante e foreste camminano sulla scia del riscaldamento globale, non solo nel Macbeth di Shakespeare o nel Signore degli anelli. In termini climatici i giardini inglesi si spostano ogni giorno 20m più a Sud: le temperature registrano aumenti vertiginosi e dunque le querce avvizziscono, il faggio soffre per la siccità, le tradizionali piante per le aiuole – astri, delfini, lupini – faticano a sopravvivere in terreni aridi. Palme, bambù e banani sostituiscono agrifogli, querce e frassini. E’ la marcia verso Nord delle specie esotiche e subtropicali, sempre più facile nel mondo globalizzato.
È già successo e succederà ancora, spiega Marco Di Domenico nel libro Clandestini. Animali e piante senza permesso di soggiorno (Bollati Boringhieri): lo sbarco in Tasmania (1777) del futuro capitano del Bounty William Bligh al seguito di James Cook portò il melo sull’isola ma anche alla scomparsa degli aborigeni.E’ un circo viaggiante: i virus del morbillo, della scarlattina e del vaiolo che sterminarono milioni di nativi americani dopo la conquista spagnola del XVI secolo. Tacchini, mais, patate, ananas e pomodori fecero percorsi inversi. D’altra parte, come diceva Darwin, non sopravvive il più forte ma chi si adatta meglio: batteri del genere Bacillus sono stati trovati nei veicoli spaziali, a temperature bassissime; nella più nera carestia, nel vuoto quasi assoluto.
La Stampa – 11 dicembre 2014