Italiani, autorevoli a livello internazionale, impegnati anche nello studio di malattie rare e delle cellule staminali. «Nessuno spazio alla spartizione politica, basta guardare il ranking dal quale sono stati estratti i nomi degli esperti in base alle pubblicazioni sulle maggiori riviste scientifiche. Un lavoro schematico, trasparente, io neppure li conoscevo se non di fama. Così ho parato colpi e critiche», azzera le chiacchiere la ministra della Salute Giulia Grillo. Ieri ha firmato il decreto per la nomina del Consiglio Superiore di Sanità nato con l’ex Beatrice Lorenzin e cancellato il 3 dicembre scorso con una lettera rimasta sgradita a molti. Tante new entry, dal patologo Sergio Abrignani all’oncologo dell’università di Milano Giuseppe Curigliano. Dallo psichiatra Fabrizio Starace al geriatra Mario Barbagallo e l’endocrinologo Carlo Foresta. Una novità la presenza di Vito Martella, infettivologo degli animali domestici. E poi alcune conferme dell’ex compagine: il genetista Bruno Dallapiccola e il ginecologo Giovanni Scambia.
Fra i designati c’è Camillo Ricordi che ai tempi di Stamina si dichiarò pronto a fare chiarezza esaminando la presunta terapia nel suo centro a Miami.
«Vogliamo mettere in discussione anche lui? È il settimo in graduatoria per numero di pubblicazioni, dico solo questo. Tre dei componenti lavorano all’estero e il loro contributo è importante perché portano esperienze diverse da quella italiana. Al primo posto c’è il nefrologo Giuseppe Remuzzi, insomma abbiamo raccolto i migliori. Mi dispiace non aver potuto cooptare l’immunologo Alberto Mantovani, troppo impegnato. Ci sono un giurista (Luca Benci, università di Firenze), un’infermiera (Paola Di Giulio) e un manager sanitario (Francesco Longo, Bocconi). È la prima volta».
Soltanto tre donne?
«Non ho guardato al sesso, noi come movimento politico non siamo per le quote rosa. Conta la capacità, che prescinde dall’essere maschio o femmina. Sarebbe potuto succedere il contrario se nella classifica dei top scientist avessimo trovato figure di donne. Per quanto mi riguarda, preferirei essere selezionata su questa base e non per genere. Per la selezione è stato fondamentale il sottosegretario Armando Bartolazzi, ricercatore internazionale».
Che cosa si aspetta da questo Consiglio?
«Mi aspetto moltissimo, finora è stato sottoutilizzato. Per prima cosa chiederò un documento sul Car T, la strategia terapeutica per la cura di alcuni tumori del sangue, rivoluzionaria e molto costosa. Tra gli esperti si discute se considerarlo un farmaco o una tecnologia e la distinzione non è una sottigliezza».
Il maggiore esperto mondiale di Car T é l’oncoematologo del Bambino Gesù Franco Locatelli, pensa a lui come presidente?
«Sarà il Consiglio a scegliere chi nominare nella prima riunione, è una figura di grande spessore e può essere un’indicazione opportuna. Io l’ho conosciuto dieci giorni fa quando è stato annunciato il trapianto di midollo del piccolo Alex (il bambino con una rara forma di immunodeficienza). Ne ho apprezzato l’umanità».
Numero chiuso a medicina, è il momento di cambiare?
«Stiamo valutando con il ministero dell’Istruzione. Ho studiato il modello francese che prevede la selezione molto severa dopo il primo anno per scremare gli iscritti e mantenere la qualità. Il numero chiuso non premia il merito ma la fortuna e la memoria».