La Stampa. «Dura lex sed lex” doveva accadere ed è accaduto, l’Ue ha autorizzato la vendita e il consumo anche in Italia di farine e prodotti derivati da larve, grilli e insetti e noi come Paese membro non possiamo sottrarci. Dobbiamo sottostare e pagheremo queste farine e questi prodotti a caro prezzo da 30 ad 80 euro al chilo, contro circa 1 euro in media al chilo di farina di grano e altri cereali. Indubbiamente, un business per i produttori, perché gli insetti hanno una velocità di accrescimento elevata, come anche l’indice di conversione. Una volta arrivati al dunque, cioè allo sdoganamento del consumo e della vendita occorre chiarezza per non obbligare nessuno a cibarsene senza consenso. Non possiamo tuttavia ridurre la questione al semplice gusto occidentale contrapposto a quello orientale altrimenti il sushi, il sushimi e il kebab, non avrebbero avuto tutto il successo che da anni riscuotono in Italia. In questo caso la preoccupazione non deriva dal fatto che sia un cibo a noi sconosciuto e mai desiderato, ma dalla tutela della salute di tutti coloro che sono sensibili ai rischi di reazioni allergiche. Questo aspetto pericoloso per la salute, non è stato ancora testato per via dell’autorizzazione recente al consumo, ma lo scopriremo in seguito. Tale pericolo è stato da poco evidenziato anche dall’Autorità Alimentare Europea (EFSA) che ha ormai sede a Parma e di cui lo scrivente è stato uno dei tredici padri fondatori nel 2002 a Bruxelles. Le proteine tropomiosina e arginina-chinasi sono state identificate come le principali proteine allergeniche all’interno degli insetti, che possono innescare una risposta allergica, specie in individui sensibili. Infatti la reattività crociate delle IgE è stata dimostrata anche in altre specie di insetti commestibili e non solo in quelli autorizzate dall’UE. Inoltre, è stato osservato che le tecniche di trattamento termico e di digestione non eliminano l’allergenicità delle proteine degli insetti. Questo è un problema che non esiste nella catena alimentare degli animali che si cibano di insetti perché, per loro natura, sono dotati di enzimi proteolitici ad hoc. Struttura enzimatica specifica deficitaria invece nell’uomo. Queste farine possono essere addizionate di altri ingredienti, come ad esempio la soia o il grano, con conseguente aumento di rischio di reazioni allergiche. L’Efsa nel suo parere scientifico ha rilevato che il consumo di questi insetti può causare reazioni nelle persone già allergiche ai crostacei e agli acari della polvere. Bisogna poi considerare la contaminazione microbica, perché gli insetti sono generalmente considerati portatori di agenti patogeni e, pertanto, il rischio di contaminazione da agenti patogeni alimentari (ad es. con Salmonella spp. o Escherichia coli produttore della tossina Shiga) dovrebbe essere preso in considerazione soprattutto allo stato grezzo dell’insetto commestibile. Un ultimo avvertimento deriva dall’uso di farmaci come antibiotici, ormoni o altre sostanze chimiche che per produrre una grande quantità di queste farine derivanti da insetti da allevamento, dovranno obbligatoriamente essere usati in futuro, per gli allevamenti in tutta Europa. Per ora, a detta degli allevatori, pare non siano stati ancora utilizzati, ma al momento, non ci sono risultati riscontrabili.
I quattro decreti nazionali che sono stati emanati ieri dai nostri ministri dell’Agricoltura, Salute e Made in Italy, hanno fatto chiarezza su questo spinoso problema alimentare. Nei market dovranno esserci scaffali separati e cartelli ben evidenti per i clienti che non debbono confondersi i comuni prodotti cerealicoli che giornalmente consumiamo. Sono questi dei paletti di sicurezza alimentare che i ministeri hanno trasmesso non solo a noi consumatori italiani ma anche a Bruxelles, perché ci sia l’assoluta trasparenza. Queste farine di larve del verme della farina minore, grillo domestico, larva gialla della farina e cavallette che per i nostri governanti di Bruxelles possono essere trasformate in una serie di alimenti come prodotti da forno, tipo il pane o le barrette ai cereali, pasta, pizza ma anche nei preparati a base di carne, di prodotti sostitutivi della carne e nelle minestre. Se partiamo dal fatto che, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe, il 54% degli italiani è proprio contrario agli insetti a tavola, mentre è indifferente il 24% e favorevole lo è solo il 16% di curiosi, e infine il 6% non risponde. Ricordiamo che: nuovo non è sempre sinonimo di buono. —