di Francesco Medici. Non sorprendiamoci se i medici lasciano il sistema sanitario nazionale: a furia mancati adeguamenti alla inflazione, mancate riforme, tassazione eccessiva, inapplicabilità del contratto, contenzioso medico legale non governato…. a mio avviso il “bicchiere SSN della dipendenza” nella sanità pubblica non esiste più o quantomeno si è rotto e nessuno ha intenzione di porvi rimedio.
Ritengo che il bicchiere sia sempre “mezzo pieno”. Non è solo un atteggiamento dato dal carattere, bensì una scelta. Il lavoro, in medicina in modo particolare, andrebbe affrontato sempre con un cauto ottimismo. Farsi vedere depressi o scoraggiati manda al paziente un messaggio non verbale di paura in un momento (la malattia) di fragilità. In sintesi, le difficoltà lavorative non devono mai e poi mai ricadere sui pazienti.
Oggi però faccio sempre più fatica a sorridere, a mostrarmi ottimista, perché il problema non è se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto (lì dove l’acqua è costituita sicuramente del personale del sistema sanitario nazionale). Oggi il problema è che faccio fatica a vedere integro il bicchiere (ovvero il Sistema Sanitario Nazionale).
Senza bicchiere, ovvero in assenza del contenitore, l’acqua si disperde nel tavolo. Ed è esattamente quello che sta succedendo oggi in sanità! I medici fuggono in particolare dalla dipendenza ospedaliera, preferendo il privato o la medicina generale, vedendo in quegli ambiti lavorativi “bicchieri” più accoglienti e performanti o semplicemente meglio retribuiti. Non bisogna fare dei calcoli di macro economia, ma con un’inflazione che gira al 11% aver aumentato di 2 miliardi di euro la spesa del servizio sanitario nazionale (la cui spesa complessiva ammonta a 124 miliardi di euro) significa averla aumentata di meno del 2%, Fonte ministeriale: “Il nuovo livello del fabbisogno sanitario nazionale, che rappresenta il finanziamento complessivo della sanità pubblica e di quella accreditata in Italia, è stato da ultimo fissato dalla legge di Bilancio 2022 (L. n. 234/2021) in 124.061 milioni di euro per il 2022, 126.061 milioni per il 2023 e 128.061 milioni per l’anno 2024.”
In sintesi negli ultimi anni e per gli anni a venire, ogni anno il sistema sanitario nazionale deve fare i tagli per 8 – 10 miliardi di euro per garantire identiche prestazioni!
“L’Istat ha comunicato che nel mese di ottobre 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (al lordo dei tabacchi) ha registrato un aumento dell’11,8% su base annua (dal +8,9% del mese precedente)”
Ma siamo sicuri che in sanità l’inflazione sia SOLO dell’11%? Un esempio?
Vogliamo analizzare i costi della chirurgia Robotica, vogliamo vedere i costi delle protesi? Vogliamo analizzare i costi dei farmaci oncologici biologici?
Credetemi l’aumento di spesa supera di tanto l’aumento delle zucchine al mercato. L’inflazione in medicina viaggia sul 15%. Ecco perché non aumentano gli stipendi.
Il definanziamento sta mettendo in ginocchio tutte le aziende sanitarie ma in particolar modo i DEA di secondo livello che sono costretti a comprare i presidi più costosi. Nel Lazio, per esempio, come sempre, le A.O. sono campioni di deficit (anche quelle private o universitarie).
Ma non è solo un problema della Regione Lazio, tanto è vero che tutte le Regioni stanno andando in piano di rientro. Nella mia regione, il Lazio, si ricomincia con il balletto del risparmio e dei tagli. Film già visto! Il governatore della regione Lazio, mi dispiace di dirlo un medico, ha iniziato malissimo: bloccando le assunzioni rivedendo al ribasso i piani assunzionali delle aziende, forse prevedendo chi i pazienti possano fare a meno di medici ed infermieri! Visto che tutte le aziende del Lazio sono in deficit (ricordate l’inflazione?) non solo blocca le assunzioni ma decide anche di bloccare anche le carriere e peggio le progressioni di carriera. Non potendo cacciare nel breve periodo i direttori generali (nominati dalla giunta precedente), vuole “lui” decidere chi può progredire della carriera e chi no.
In sintesi a che serve rinnovare un contratto? Che lo facciamo a fare un “contenitore di regole comuni” (il CCNL), se poi basta una determina regionale per mandarlo all’aria! Come facciamo a convincere i colleghi a rimanere in un sistema che non c’è più, in un sistema che non può premiare la professionalità con progressione di carriera ma che la lega solo all’appartenenza politica? Perché di questo si tratta: la regione non può conoscere i professionisti che lavorano in un’azienda, le loro capacità, la loro dedizione al lavoro. Tanto è vero che il CCNL assegna alla Aziende questo compito. Se Regione Lazio vuole decidere lei i nomi che possono essere promossi o bocciati significa che l’unico modo per arrivare a ottenere delle posizioni sarà quello di “vendersi alla politica”. Clientelismo in delibera!
Anche il ministero della sanità è governato da un medico. Almeno lui ha tante buone intenzioni! Ma governa lui il Ministro o lo fa il ministro dell’economia che non da fondi? Nessun recupero della inflazione, Non un euro per il rinnovo del contratto che dovrebbe far recuperare l’inflazione nelle buste paga dei lavoratori (i pensionati la hanno avuta). Non una detassazione delle prestazioni aggiuntive che nel privato sono state invece detassate. In questi ultimi giorni scopriamo che siamo governati anche dal ministero della giustizia On. Nordio, il quale, sbugiardando il Ministro Schillaci, ha già detto che non sarà possibile depenalizzare l’atto medico (come avviene in tutti i paesi civili del mondo).
Come contentino nomina una commissione composta da noti giuristi (ovviamente diventa difficile che poi questi stessi vadano contro la categoria degli avvocati che dai contenziosi guadagna) ma composta anche da grandissimi professori universitari illustri professionisti di area medica, colleghi che certamente rappresenteranno la loro alta professionalità, ma non so fino a che punto abbiano conoscenze puntuali sulla colpa medica, ovvero che abbiano argomenti da contrapporre ai componenti degli avvocati e magistrati. Come al solito non c’è nessun rappresentante dell’organizzazioni sindacali ma neanche della Fnomceo che probabilmente avrebbero qualcosa in più da dire!
Anche questo è un “contenitore” che manca! Un contenitore (una legge) che farebbe lavorare meglio i medici.
Allora non lamentiamoci o peggio sorprendiamoci se i medici lasciano il sistema sanitario nazionale: a furia mancati adeguamenti alla inflazione, mancate riforme, tassazione eccessiva, inapplicabilità del contratto, contenzioso medico legale non governato…. a mio avviso il “bicchiere SSN della dipendenza” nella sanità pubblica non esiste più o quantomeno si è rotto e nessuno ha intenzione di porvi rimedio.
Francesco Medici