“Oltre ai 650 mln per il rinnovo del contratto, le Regioni dovrebbero aver accantonato 147 milioni per l’incremento dei fondi contrattuali per il trattamento accessorio e 56,6 mln per i certificati Inail redatti in Pronto soccorso. Intanto, nei bilanci 2020 delle Aziende risultano ancora 355 milioni di residui dei fondi relativi al triennio 2016-2018 che dovrebbero essere distribuiti ai medici”
“Per i medici dipendenti del Ssn stanno per aprirsi le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro, sebbene già scaduto. Ma prima di sedersi al tavolo dell’ARAN, una domanda sorge spontanea: le Regioni, e dunque le Aziende, hanno le risorse necessarie per dare alla dirigenza sanitaria quanto le è dovuto? Si tratta di un dubbio legittimo, considerate le difficoltà economiche che, all’indomani dell’emergenza pandemica, molte Regioni stanno segnalando. Difficoltà a cui si aggiunge il rinvio del payback farmaceutico, che impedirà alle Regioni di incassare 2,2 miliardi prima di aprile”.
È quanto sottolinea in una nota la Federazione Cimo-Fesmed.
“In questo quadro – prosegue la nota – sono stati accantonati i 650 milioni necessari per il rinnovo del contratto? E le risorse che, con la legge di Bilancio 2018 e con il decreto Milleproroghe 2020, hanno incrementato i fondi contrattuali per il trattamento accessorio della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria sono state ripartite tra le Aziende ospedaliere? E le Aziende hanno ricevuto le risorse destinate ai medici di Pronto soccorso che hanno redatto i certificati Inail? E hanno erogato del tutto i residui dei fondi del triennio 2016-2018 oppure questi ultimi rimangono ancora nei bilanci?
Le domande che la Federazione Cimo-Fesmed rivolgerà alle Aziende chiedendo chiarimenti sulle risorse sono molte, e non può che essere altrimenti, poiché parliamo di cifre importanti: per il triennio 2019-2021, le risorse Inail ammontano a 56,6 milioni; i fondi per il trattamento accessorio relativi allo stesso triennio devono essere incrementati di 147 milioni. A questo occorre aggiungere, per la mancata attuazione dei contratti aziendali relativi al triennio 2016-2018, i residui dei fondi che, secondo un’analisi del conto annuale condotta dalla Federazione Cimo-Fesmed, ammonterebbero per il solo 2020 ad oltre 355 milioni: risorse che spettano ai medici e che invece in molti casi non sono state ancora distribuite.
Ecco perché, nel Ccnl 2019-2021, è essenziale prevedere la piena esigibilità dei contratti – con un termine perentorio entro il quale i contratti di lavoro integrativi aziendali devono essere stipulati, pena la responsabilità erariale diretta del direttore generale – ed il rafforzamento della previsione per cui le risorse dei fondi devono essere spese tutte nell’anno di competenza, come d’altro canto evidenziato nello stesso Atto di indirizzo. In caso contrario, anche questa volta il contratto concluso al livello nazionale sarà destinato a rimanere lettera morta”.