La Stampa. Prima che scoppiasse la guerra e prima che si scatenasse il caro energia, solo l’inflazione ha quasi annullato gli effetti della ripresa economica. In Italia, nonostante la forte crescita del Pil (+6,6%) il numero delle famiglie in povertà assoluta nel 2021 è rimasto di fatto invariato rispetto al 2020. L’ultima analisi dell’Istat evidenzia come, «senza la crescita dei prezzi al consumo registrata l’anno scorso, l’incidenza di povertà assoluta sarebbe stata al 7% a livello familiare». Invece è al 7, 5%, comunque in lieve calo rispetto al 7,7% del 2020, ma ben al di sopra del 6, 4% registrato nel 2019. Sono stime preliminari, perché i dati definitivi saranno diffusi a giugno, ma eloquenti: parliamo di quasi 2 milioni di famiglie, su circa 26 milioni residenti nel nostro Paese.
Cioè 5 milioni e 600 mila persone in stato di povertà assoluta, quasi un residente in Italia ogni dieci (9, 4% del totale della popolazione, come nel 2020). Laddove sono considerate «assolutamente povere» le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore a una soglia minima, corrispondente all’acquisto di un paniere di beni e servizi ritenuto essenziale per uno standard di vita accettabile. La sostanziale stabilità dei numeri, spiega l’Istat, si colloca nel contesto di una «marcata ripresa» della spesa per consumi (su cui si basa l’indicatore di povertà). La spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2. 439 euro in valori correnti, in crescita del 4, 7% rispetto ai 2. 328 euro dell’anno precedente, con evidenti differenze tra le famiglie più abbienti (+6, 2%) e quelle meno abbienti (+1, 7%). Una crescita accentuata, che però non compensa il crollo del 2020: c’è ancora un calo del 4, 7% nel confronto con il 2019, ultimo anno pre-pandemia. Considerando la dinamica inflazionistica (+1, 9% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo), la crescita in termini reali rispetto al 2020 risulta più contenuta (+2, 8%).
Al Sud va sempre peggio
Va meglio al Nord, dove nel 2021 108 mila famiglie sono uscite da una condizione di povertà assoluta: più di 300 mila persone hanno avuto una vita più facile. Al Sud, invece, c’è stato un aumento e si trova in povertà assoluta esattamente il 10% delle famiglie, vale a dire 195 mila persone in più rispetto al 2020. Al Centro, infine, sono stati registrati 75 mila nuovi poveri rispetto al 2020. Invariato il dato relativo alle famiglie composte solo da italiani, mentre peggiora la condizione delle famiglie straniere: quelle in povertà passano dal 26,7% del 2020 al 30,6% dell’ultima stima. La presenza di figli minori continua ad essere un fattore che «espone maggiormente le famiglie al disagio»: l’incidenza di povertà assoluta si conferma elevata (11, 5%) per le famiglie con almeno un figlio e, nel caso di famiglie formate da coppie con tre o più figli, sale al 20%. A proposito di minorenni, il totale di quelli in povertà assoluta nel 2021 è pari a 1 milione e 384mila: l’incidenza è al 14, 2%, stabile rispetto al 2020, ma maggiore di quasi tre punti percentuali rispetto al 2019, quando era all’11, 4%.
Il 2022 non promette bene
Il rischio è che tutti questi dati siano già ampiamente superati dagli eventi, con una crescita dei prezzi tendenziale a febbraio del 5, 7% (4, 3% l’acquisita per l’anno) e con i prezzi del gas e del petrolio che corrono anche a causa della guerra in Ucraina. Secondo il Codacons, «l’abnorme aumento delle bollette di luce e gas scattato a gennaio e i rincari delle tariffe, che proseguiranno nel 2022, determineranno una forte contrazione dei consumi nell’anno in corso». Mentre Confesercenti registra, dopo il rimbalzo di dicembre, «un calo congiunturale delle vendite al dettaglio a gennaio, sia per i beni alimentari che i non alimentari: bisogna contenere, con tutti gli sforzi possibili, la tensione inflazionistica». Anche dalla Coldiretti arriva un allarme preciso: «La povertà è purtroppo destinata ad aumentare nel 2022, per effetto della guerra e dei rincari energetici», dice il presidente Ettore Prandini, che chiede al ministro Patuanelli di sbloccare al più presto i 200 milioni di euro dei fondi del ministero per l’acquisto di «cibi e bevande made in Italy di qualità da distribuire ai nuovi poveri». —