Repubblica. Non si ferma la corsa dell’inflazione, anzi alza il ritmo rispetto alle previsioni: i dati dell’Istat di ieri l’hanno collocata al +3% annuo a ottobre, contro una stima preliminare del +2,9%. E si sale al +3,2% se si prende l’indice armonizzato che confluisce nelle statistiche di Eurostat. A colpire è la progressione dei rincari, che sta accompagnando sì una ripresa più rapida del previsto, ma paga il conto al boom dei prezzi energetici e alle strozzature nelle catene delle forniture. Soltanto a dicembre 2020 l’inflazione era in negativo, poi la fiammata. A giugno i prezzi viaggiavano al +1,3%, da lì hanno infilato quattro accelerazioni di fila fino a registrare una crescita che non si vedeva dal settembre del 2012.
Una situazione che preoccupa tanto i consumatori quanto i commercianti, oltre a creare un grattacapo alla Bce. Lunedì la presidente Christine Lagarde ammetteva che il surriscaldamento è qualcosa più che temporaneo, alimentando l’aspettativa per la riunione dei guardiani dell’euro di dicembre, quando arriveranno le nuove previsioni ufficiali. Prevedibile, soprattutto dal fronte del Nord, un aumento del pressing per un intervento sui tassi. Restando all’Italia, il responsabile numero uno dei rincari è l’energia: da sola spiega due punti percentuali del risultato complessivo. Al netto di questa componente, i prezzi sono rimasti stabili, a +1,1%. Mentre i Beni energetici sono balzati: dal +20,2% tendenziale di settembre al +24,9% del mese scorso. A dare una misura del peso di questa voce è Francesco Del Pizzo, responsabile dello sviluppo della rete di Terna, che in audizione alla Camera ha spiegato come il costo della bolletta elettrica sia salito di circa 40 miliardi su base annua: «In pratica c’è stato un raddoppio del costo previsto dell’energia». E anche per la prima parte del 2022, è la previsione, i prezzi resteranno alti. Non aiutano a sciogliere le tensioni le ultime nuove dalla Germania: lo stop all’autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2, che collega la Russia alla rete tedesca bypassando l’Ucraina, ha fatto impennare le quotazioni del gas all’hub olandese (il riferimento per l’Europa) fino al +15%, sopra i 92 euro. Per intendersi, nel novembre 2020 veleggiava sotto i 15 euro.
A due mesi dalla fine dell’anno, l’indice generale dei prezzi ha già acquisito una crescita dell’1,8%. Le associazioni hanno chiesto interventi al governo, e sono andate a far di conto: per la Federconsumatori, luce e gas costano 312 euro in più a famiglia e complessivamente gli aumenti annui di spesa, a questo tasso d’inflazione, saranno nell’ordine di 894 euro. L’Unc ha messo in fila i capoluoghi dove i prezzi picchiano di più (Bolzano, Bologna e Padova), mentre Ancona è la città che da meno dolori al portafoglio.
Confesercenti guarda preoccupata alla perdita di potere d’acquisto: si teme che bruci 9,5 miliardi di consumi tra quest’anno e il prossimo. Coldiretti prefigura una valanga sui costi di produzione, dai carburanti ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per il bestiame. Da monitorare ci sono anche i mutui: il costo medio è risalito a ottobre all’1,43%, dall’1,39% di settembre. Piccoli ritocchi, pensando al 5,7% del 2007.