Giampaolo Chavan. Il contagio dell’aviaria aveva colpito anche due veronesi, residenti nel Villafranchese vittime dell’epidemia, a parere dell’accusa, provocata da ricercatori dell’Istituto zooprofilatico, tra i quali Ilaria Capua insieme a dirigenti di società interessate alla vendita del vaccino. Un’accusa stroncata dal gup Laura Donati nella motivazione della sentenza depositata nei giorni scorsi dopo la celebrazione dell’udienza preliminare all’ex Mastino.
Ha un risvolto, quindi, tutto veronese l’inchiesta dei Nas di Roma, avviata nel 1999 dopo aver ricevuto la notizia di un traffico illegale di virus ad alto patogenità tra gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e l’Italia. Tra i ventuno capi d’imputazione formulati dall’accusa di cui undici dedicati a Ilaria Capua in concorso con altre persone, solo uno sarebbe rimasto in piedi. E quello relativo all’accusa di concussione perché la ricercatrice padovana avrebbe costretto i rappresentanti di una società olandese, la «Intervet sri» a promettere «somme di danaro sottoforma di royalties e fondi per corsi all’estero» in cambio della vendita del test discriminatorio. Questo esame era prodotto dalla ditta all’istituto zooprofilattico delle Venezie con sede a Legnaro. In quel laboratorio, la ricercatrice ora residente negli Stati Uniti, era responsabile del laboratorio di virologia. «Le conversazioni svoltesi tra il 28 marzo 2006 e il 7 marzo 2007, tra Capua e Marangon (altro imputato ndr) sono significative per ritenere che siano state effettivamente esercitate delle pressioni sulla società olandese». Il problema è che «non è possibile affermare che le pressioni sono state accolte». Il reato da concussione, quindi, è stato derubricato dal gup in tentata concussione per induzione. E per il giudice, la stazione finale di questa accusa è quella del «non doversi procedere perché il reato è prescritto». Per il resto, la sentenza del gup Laura Donati è una «distesa» di proscioglimenti con formule che vanno dal «fatto non sussiste» al «non doversi procedere perché il reato è prescritto» o «all’insussistenza del fatto». Tra gli imputati, spiccava anche il nome di Richard John Currie, 48 anni, marito della Capua. Le accuse spaziavano dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati come la «ricettazione», la «somministrazione di medicinali in modo pericoloso» fino a quelle ben più grave di epidemia dolosa. In pratica, era la tesi dell’accusa stroncata nella motivazione della sentenza dal gup Donati e rivolta a 11 dei sedici imputati, gli imputati avevano «posto illegalmente in circolazione dei ceppi di virus altamente patogeni», si legge nel provvedimento del gup Donati, causando non solo «la diffusione non più controllata dell’influenza aviaria ma altresi un’epidemia umana, consistita nel contagio di sette persone». E tra queste c’erano anche le due vittime veronesi e proprio perché il reato più grave si era verificato nella nostra provincia con questi due contagi, la competenza è arrivata negli uffici dell’ex Mastino. A carico della Capua, infine, erano rivolte altre accuse di corruzione per aver percepito soldi in cambio della fornitura, in un caso, di «un ceppo virale dell’influenza aviaria» a società interessate alla produzione del vaccino. In realtà, i difensori, tra i quali i veronesi Armando e Tiburzio De Zuani per la stessa Capua, Luigi Sancassani e Lorenzo Picotti, hanno provato l’estraneità dei loro assistiti a queste pesantissime accuse nell’udienza preliminare svoltasi in tribunale. E così al giudice non è rimasto che scrivere una sentenza di proscioglimento per tutti e sedici gli imputati. (L’Arena)
Caso Capua, ora fascicolo sui magistrati
Su richiesta del forzista Zanettin, il Csm valuterà la posizione del pm Capaldo e degli altri coinvolti nell’indagine terminata con l’assoluzione della virologa. Il Comitato di Presidenza del Csm ha autorizzato l’apertura di una pratica in prima commissione sul procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, che ha condotto l’inchiesta sulla virologa Ilaria Capua, e sugli altri magistrati della stessa procura che hanno proseguito quell’indagine, come richiesto dal laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin. Obiettivo è quello di «valutare se sussistano profili di incompatibilità, sotto il profilo dell’appannamento dell’immagine di terzietà e imparzialità» della magistratura.
15 luglio 2016