Quando saremo più liberi?
«Presto, ne sono sicuro, ma occorre un po’ di pazienza. Tra un paio di settimane, tre al massimo, la curva dei contagi tenderà a scendere. E allora si potranno alleggerire gradualmente le misure di contenimento del virus», assicura Francesco Le Foche, immunologo clinico del Policlinico Umberto I di Roma.
Il traguardo è vicino?
«La strada maestra è la vaccinazione. Dobbiamo assolutamente arrivare al 75% di persone con la terza dose, soltanto a quel punto avremo raggiunto un’immunità sociale davvero importante».
Manca molto?
«Adesso siamo circa al 50% e non è male, parliamo di 30 milioni di persone che hanno già ricevuto il booster, però dobbiamo fare ancora meglio, per poter riaprire in sicurezza».
Anche il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, sostiene che serve un alleggerimento. Magari cominciando dall’obbligo fastidioso di indossare le mascherine anche all’aperto, o no?
«Certamente. Mantenendo un comportamento attento, immagino che, all’aperto e in momenti di tranquillità, si potrà di nuovo girare a volto scoperto».
Senza paura?
«Dovremo imparare a convivere con questo virus. Grazie ai vaccini saremo complessivamente meno fragili ed esposti al contagio. E se pure ci ammaleremo, non si tratterà più di una patologia tanto grave».
Il virus quindi resterà ancora a lungo con noi, ospite indesiderato?
«Sì, ma grazie all’immunità sarà declassato e depotenziato. Andrà affrontato diversamente anche negli ospedali. Se al pronto soccorso arriverà un ferito per incidente stradale che risulterà positivo al test, andrà operato nel reparto competente e non necessariamente indirizzato in quello riservato ai malati di Covid».
Si potranno rivedere le regole severe per le quarantene a scuola, che tanto fanno penare insegnanti, presidi, studenti e genitori?
«Quelle regole, in effetti, sono complicate, la burocrazia andrebbe snellita, ma questo spetta al Comitato tecnico-scientifico e sono sicuro che ci metteranno mano appena avremo le condizioni giuste».
Negli stadi torneremo a tifare in più di cinquemila?
«Direi proprio di sì, il super green pass ci permetterà una capienza allargata. Il nostro fine ultimo sono le riaperture, ma sempre in sicurezza».
E a ballare in discoteca?
«In questo momento non ci sono le condizioni, i contagi al chiuso con questa variante sono ancora troppo alti, speriamo di riaprire a breve».
A viaggiare senza l’incubo di finire in quarantena?
«Non ha senso impedire i viaggi, l’ha detto anche l’Oms che limitare gli spostamenti internazionali non ha dato grandi risultati, perché la variante Omicron è la Ferrari dei virus, corre troppo veloce, non serve chiudere le frontiere. Certo però non si può dimenticare che per vari motivi il 50% del pianeta non ha ricevuto alcun vaccino».
Insomma il peggio sta davvero per finire?
«Da marzo in poi credo che potremmo riacquistare una certa serenità rispetto al virus, che verrà declassato a condizione di patologia meno grave. Parleremo sempre meno di polmoniti bilaterali e le conseguenze gravi diventeranno rare, eccezionali».
Altri Stati europei, dall’Inghilterra all’Irlanda, dalla Francia alla Spagna, hanno già cancellato — o stanno per farlo — molte restrizioni.
«Nel caso del premier inglese, direi che Boris Johnson lo ha fatto in parte per condizioni sanitarie e in parte per ragioni politiche. E comunque in altri Paesi la curva stava già scendendo, noi dobbiamo ancora spianarla per bene».
Quindi avanti tutta sul booster?
«Confido nelle terze dosi, che riducono il contagio quasi del 70%, evitano la malattia grave e medio-grave, incidendo sull’ospedalizzazione e sul ricorso alle terapie intensive. La prevenzione è baluardo fondamentale della salute pubblica. Vede, il nostro sistema immunitario ha due entità, quella innata e quella adattativa, che con il vaccino ha imparato a reagire alla malattia».
Poi ci toccherà pure la quarta dose?
«Non sono sicuro che sia necessaria. Già con la terza abbiamo una sorta di corazza contro il virus, stimolando i linfociti T di memoria. Potremmo essere parzialmente protetti pure da nuove varianti».
Vacanze normali, questa estate?
«Non ho la palla di vetro, ma spero proprio di sì».