«Ha compiti specializzati e conosce il territorio, è un’arma preziosa contro gli ecoreati». «C’è una grande preoccupazione che con lo scioglimento possa disperdersi il grande patrimonio di competenza ed esperienza maturate negli anni». Tra i contrari, «anzi contrarissimi», alla soppressione del Corpo Forestale dello Stato, c’è anche Franco Roberti, il superprocuratore antimafia.
Roberti lo aveva detto in tempi non sospetti, nello scorso novembre, di fronte alla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Aveva avvertito che «sarebbe come togliere all’autorità giudiziaria l’unico organismo in materia ambientale che disponga del know-how e anche dei mezzi per poter smascherare i crimini ambientali». E, pur sottolineando di non voler entrare nel processo normativo, lo conferma ora. Alla vigilia dell’arrivo in aula, mercoledì al Senato, della legge delega di riordino delle forze di polizia: quella che, sull’altare della spending review, sacrifica la Forestale (ma non tocca le sei polizie ambientali delle regioni a statuto speciale e le novanta polizie provinciali).
Procuratore, il Corpo Forestale va smantellato?
«No. Non entro nel merito del provvedimento in discussione, che peraltro non conosco. Ma secondo me va potenziato».
Perché?
«Perché lavora molto bene per i compiti che gli sono propri. Per tutta la materia dei crimini ambientali. È un corpo di assoluta eccellenza, come i carabinieri del Noe».
A difesa del Corpo Forestale si sono levate molte voci dell’antimafia, da Libera a Roberto Saviano. Quale contributo specifico dà alla lotta alla criminalità organizzata?
«Le sue competenze specialistiche, unite alla conoscenza capillare del territorio, sono preziose. Pensiamo solo ai rifiuti: il business delle organizzazioni criminali non è solo il traffico internazionale di rifiuti, ma anche lo smaltimento illegale, lo sversamento nei corsi d’acqua, le discariche non autorizzate».
Si parla di interessi crescenti delle mafie su questo genere di crimini. È così?
«A livello empirico notiamo un aumento di tutti crimini ambientali. Le statistiche sono aleatorie perché questo tipo di reati purtroppo non aveva una normativa di contrasto adeguata, che speriamo venga approvata al più presto».
C’è chi lancia l’allarme per le aree protette.
«Se dovesse venire a mancare la presenza del Corpo Forestale i rischi sono evidenti per zone che sono scarsamente abitate e dove quindi c’è un minore controllo sociale».
L’accorpamento ad altre polizie rischia di stemperare la capacità investigativa di questo corpo, come lei ha evidenziato in commissione?
«Non conosco il testo del ddl e non voglio fare il processo alle intenzioni. Ma confermo quello che ho detto in commissione. Ci sono intrecci e connessioni in questi reati che possono essere sviluppati in un unico contesto investigativo e preferibilmente con un corpo di polizia altamente specializzato. Non voglio interferire. Ma i livelli di specializzazione vanno salvaguardati. Spero che non si agisca solo all’insegna della spending review».
Il Corriere della Sera – 14 aprile 2015